Ru Courtaud, sono in arrivo due progetti per la messa in sicurezza e la valorizzazione
Per il Ru Courtaud sono pronti 2 progetti preliminari che dovranno essere approvati e resi esecutivi dal Consiglio comunale di Ayas. L’opera è stata definita «una meraviglia di ingegneria medievale a 1.850 metri di quota» da Anna Ravizza, guida escursionistica e naturalistica della Valle d’Aosta durante la diretta on line del Consorzio turistico Ayas Monterosa, avvenuta martedì scorso, 20 aprile, sotto un’abbondante nevicata primaverile.
Dei 2 progetti - secondo quanto riferisce Annalisa Obert, assessore al Territorio, all’Ambiente e all’Agricoltura di Ayas - il primo riguarda la messa in sicurezza idraulica e il secondo la valorizzazione turistica.
«Andrebbe immessa l’acqua ed allargato il canale dove necessario per evitare che esondi. - spiega Annalisa Obert - Vi sono parti in cui il ru è stretto, perché da anni non si fa manutenzione. Andranno sistemati pure argini e muretti. Dopo che sarà reso sicuro, lungo il suo sviluppo si potranno prevedere aree pic-nic attrezzate, postazioni per la ricarica delle bici elettriche e altre attrattive turistiche. Forse quest’anno si darà corso agli interventi più urgenti, poi si procederà per lotti. Per le gallerie, 1 si potrebbe già aprire, le altre 2 ancora no. Bisogna prima mettere in sicurezza il versante a monte».
In Valle d’Aosta sono tanti rus perché, fino al 1500, il clima era più secco e c’era bisogno di più acqua per le coltivazioni, per alimentare i mulini, per il bestiame e per la vita di tutti i giorni. Il Ru Courtaud, che è il più lungo della regione - 19 chilometri dalla sorgente fino al Col de Joux, 25 chilometri se si includono le ramificazioni -, ha una storia particolare. La sua realizzazione è partita dalla richiesta formulata al signore di Challant dai proprietari terrieri della collina di Saint-Vincent.
«Immaginiamoci nel 1393 questi villaggi che hanno nominato dei rappresentanti per andare da Ibleto di Challant che, con lungimiranza, ha autorizzato i lavori per la realizzazione, per la quale furono necessari 40 anni. - ha raccontato Anna Ravizza - E’ un capolavoro di ingegneria medievale che arriva ai giorni nostri. Nel 1433 fu concesso l’uso definitivo, in cambio di 80 fiorini d’oro per gli Challant, 2 all’anno, e della possibilità 1 volta alla settimana di poter prelevare l’acqua per tutto il loro feudo. Verso il 1970 è stato intubato, anche se per lunghi tratti l’acqua scorre ancora a cielo aperto. Le sorgenti sono a 2.150 metri e portano l’acqua fino ai 1.650 metri del Col de Joux e da lì verso Arbaz e la collina di Saint-Vincent, che non aveva sorgenti e ruscelli importanti. Il ru ha funzionato egregiamente fino al 1630 quando a peste decimò la popolazione della Valle d’Aosta. Mancando le braccia per curarne la manutenzione, gli abitanti persero il diritto di utilizzarlo».
Turisticamente si può partire dal Col de Joux ed arrivare alle sorgenti, un itinerario escursionistico lungo 20 chilometri, percorribile anche in mountain bike e a cavallo. Ci si può fermare in più punti, scendendo a Extrapieraz, a Barmasc e a Mandrou. Sono state messe a posto le gallerie del canale, in alcune delle quali sono spettacolari balconcini panoramici. Il ru è attraversato da svariati sentieri (per il monte Zerbion, il col Pillonet, il col di Nana, il colle Vascoccia o il Rifugio Gran Tournalin, ad esempio) e, soprattutto all’alba e all’imbrunire, si possono ammirare caprioli, camosci, stambecchi, marmotte, scoiattoli, cinghiali, lupi e perfino l’aquila o il gipeto.