Roger Junet è salpato verso il Marocco Scontro sfiorato con un peschereccio

Roger Junet è salpato verso il Marocco Scontro sfiorato con un peschereccio
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E’ partito giovedì scorso, 16 giugno, da Cascais in Portogallo alla volta del Marocco il valdostano Roger Junet che compirà, insieme allo statunitense Joe Harris, il giro del mondo in 40mila miglia, in 9 mesi e 8 tappe. Si tratta del cosiddetto “prologo”, il tragitto da Lorient in Bretagna a Tangeri, senza punti per la classifica, solo per arrivare alla vera partenza che sarà domenica 26 dal porto marocchino sullo stretto di Gibilterra. «Joe Harris ed io eravamo gli unici in doppia, mentre gli altri team avevano un equipaggio completo o 3 persone, il che fa una grande differenza. - spiega Roger Junet - C’erano boe nella baia di Lorient dopo la partenza che dovevamo rispettare per dare spettacolo e abbiamo concluso come quinti. Poi durante la notte abbiamo notato una luce accanto a noi, pensavamo fosse un altro concorrente e invece era un peschereccio, Mar Mares, che veniva proprio contro di noi. Alla radio gli abbiamo chiesto se potevano virare ma hanno risposto negativamente, per cui siamo arrivati a pochi metri dalla loro prua. Il vento continuava ad aumentare e abbiamo dovuto ammainare una vela invece che arrotolarla, operazione pericolosa in 2 ma è andata a buon fine. Avevamo 80 chilometri di vento e 5 metri di onde, ho sentito un rumore di metallo spaventoso e si è rotto un altro punto rigido di una vela piccola. Peccato perché eravamo terzi e stavamo andando forte. Il problema, superata la Spagna, è comunque tutto il traffico navale che da Gibilterra e l’Africa si dirige verso la Manica. Un pericolo per noi veleggiare, peraltro adesso in assenza di vento per 3 giorni, in mezzo a navi giganti che ci schivavano. Così ci siamo diretti verso il porto di Cascais per fare rifornimento di gasolio e per riparare i danni, in modo da essere pronti per la vera partenza.»

La previsione è di arrivare in Marocco prima dell’alba di oggi, sabato, andando a motore perché manca il vento. «Le barche sono fragili e leggere, se si spinge troppo iniziano a rompersi e occorre aggiustarle, bisogna trovare l’equilibrio giusto» conclude Roger Junet.

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