Roberta Peron racconta il suo «Tor degli esclusi»
Sono veneta ma appassionata della Valle d'Aosta, assidua frequentatrice della montagna.
Sono stata nel 2009 una dei 4 tester del Tor des Geants. Dopo aver concluso quell'esperienza unica e determinante per la realizzazione della gara ho anche ultimato le edizioni del 2010, 2018, 2019. Quest'anno era la mia quinta volta da atleta.
Altre volte ho seguito amici che partecipavano, altre in veste di volontario. 13 anni di Tor. Altre gare internazionali come 4 volte la Petit trotte a Leon (gara in autonomia di 300 e più km del circuito UTMB) mi hanno dato una notevole esperienza in questo tipo di competizioni.
Sono qui a raccontarvi della mia deludente esperienza al Tor des Geants di quest'anno.
Durante la notte di sabato 17, gara in corso, una perturbazione con neve si abbatte sul percorso di gara.
Non c'è problema, siamo gli ultimi a scendere dal Col Champillon ma stiamo bene e siamo in orario con i tempi. Arriviamo al punto di ristoro di Ponteilles dove NON troviamo nessuno. Arrivano due auto che ci dicono che dobbiamo fermarci lì.
Io non ci sto, dico che siamo in grado di arrivare a Bosses, ci dicono che la gara è stata fermata e che l'organizzazione non vuole che proseguiamo.
Arriviamo in massa a Bosses dove non rilevano quasi più automaticamente ma il mio passaggio, come quello di altri verrà scritto su dei foglietti volanti.
Ma noi ne siamo inconsapevoli perché ci fidiamo dell'organizzazione che dovrebbe seguirci.
Tra l'altro dovevamo avere dei GPS con noi al seguito che invece non abbiamo avuto.
Tutto è allo sbando. A Bosses aspettavano solo noi ultimi per chiudere ma devono reinventarsi tutto perché fanno scendere anche chi aveva raggiunto l' alpeggio di Merdeux ma impossibilitati a proseguire.
Nessuna comunicazione al telefono dall'organizzazione, ci siamo sentiti abbandonati, nulla sapevamo del nostro destino. E si che eravamo obbligati a tenere sempre il telefono acceso per le comunicazioni di emergenza. L'organizzazione cambia tre versioni nel giro di poco. Prima eravamo tutti finisher ovunque eravamo al momento della chiusura della gara. Poi arriva il comunicato che, solo chi è passato a Bosses entro le 4 del mattino può essere considerato finisher.
Uno dei concorrenti, Marco Patacchini, chirurgo ortopedico molto conosciuto, si infuria e posta su facebook la volontà di unire le forze per fare un ricorso. Non ce ne sarà bisogno perché un paio d'ore dopo qualcuno mi avvisa che l'organizzazione, ha cambiato versione e aumenta di due ore il passaggio a Bosses.
Vado a controllare....beh, siamo in 7 persone escluse perché alla fine vedo che vengono considerate finisher anche le persone che erano nella mia stessa situazione e che hanno rilevato a Bosses oltre le 8, quindi fuori dal comunicato dato.
Chiedo lumi ma mi vien detto che non possono fare ulteriori concessioni, ma questa non era una concessione, il problema era stato creato dall'organizzazione che non aveva gestito bene la situazione.
Noi eravamo in grado di raggiungere Bosses ed eravamo in tempo sui cancelli ma siamo stati fermati contro la nostra volontà.
Domenica doveva essere la festa del tor per tutti e invece momenti di tristezza hanno pervaso i poveri 7 atleti, esclusi senza valida motivazione.
Hanno reso triste una domenica, dopo sei giorni di grande impegno sui colli Valdostani atleti che erano regolarmente in gara, dentro ai cancelli.
Un comportamento indegno per un evento di questo livello e irrispettoso nei confronti di tutti noi, di quanto abbiamo dato in questa avventura seppur ognuno con i propri problemi. Una delusione totale.
Ho chiesto pertanto all'organizzazione di rendersi conto e di correggere l'errore che hanno fatto e di rendere onore anche ai soli 7 atleti esclusi, per il valore stesso che loro hanno, assieme a tutti gli altri.
In data odierna l'organizzazione ha dato il titolo di finisher ad uno di questi atleti ma hanno risposto di no a me e agli altri senza motivare la decisione.