Rincari materie prime, l’allarme delle costruzioni «Il settore rischia di morire». Tutti fermi per un giorno?

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Allarme rosso per l’edilizia valdostana. I titolari delle imprese del settore costruzioni si sono ritrovate nel pomeriggio di ieri, venerdì 18 marzo, alla Pepinière d’Entreprises di Aosta per una riunione straordinaria organizzata dalle associazioni di categoria (Sezione Edile Confindustria, Cna e Confartigianato Imprese). Era necessario fare il punto della situazione dopo i primi 2 mesi e mezzo del 2022 contraddistinti dai rincari dei prezzi delle materie prime, dei carburanti, del gas e dell’energia elettrica.

Il quadro emerso durante la riunione è drammatico: il gasolio ha raggiunto il prezzo della benzina e rispetto al rilevamento di gennaio 2021 è aumentato di quasi il 64,25 per cento: il Gpl, rispetto a 15 mesi fa, ha subito un rincaro del 39,59 per cento. Sotto gli occhi di tutti il prezzo del gas e quello dell’energia elettrica, che hanno fatto registrare rispettivamente un più 875 per cento e un più 542 per cento nei soli primi 15 giorni di marzo. Spaventosi pure i dati relativi alle materie prime: il ferro acciaio tondo per il cemento armato è aumentato del 54 per cento nel 2021 rispetto all’anno precedente e di un ulteriore 40 per cento nel primo bimestre del 2022. Il cemento ha subito un rincaro di 25 euro a tonnellata in questo inizio d’anno. Infine il bitume (più 35 per cento nel 2021 rispetto al 2020, più 40 per cento nel primo bimestre 2022), il cui costo alle stelle - sommato ai rincari di gas e gpl - ha già bloccato gran parte delle aziende operanti nel settore degli asfalti.

«E’ una situazione mai vista prima e che sta mettendo in ginocchio l’intero settore delle costruzioni. - riferiscono Laurent Visini, Andrea Caruso e Aldo Zappaterra, rispettivamente presidente della Sezione Edile di Confindustria, vice presidente di Cna e presidente di Confartigianato Imprese - Se non si interviene subito il nostro comparto è destinato a subire danni gravissimi, forse irreversibili: abbiamo sempre dialogato bene con la Regione, ma le misure fin qui adottate sono limitate e soprattutto hanno tempi di attuazione lunghissimi, incompatibili con l’emergenza del momento. Le soluzioni che hanno proposto le Pubbliche Amministrazioni sono pensate per contesti economici ordinari caratterizzati da stabilità, nel quale gli aumenti colpiscono solo un numero limitato di materiali. Non è immaginabile applicare tali meccanismi in un momento straordinario come quello attuale che, peraltro, complice il conflitto ucraino, rischia di produrre effetti devastanti».

Nel corso del pomeriggio alla Pepinière i titolari delle imprese hanno quindi dialogato sulle necessità del momento e sulla strada da intraprendere. Si è deciso quindi di chiedere all’Amministrazione regionale di aprire un tavolo di concertazione in previsione dell’imminente aggiornamento del prezziario regionale che tenga conto dei reali valori di mercato. Tra le ipotesi anche una «serrata» di tutte le imprese del settore, un giorno di stop completo per dimostrare agli interlocutori che non è un «bluff». «La politica, vista la situazione attuale, deve prendersi la responsabilità di fare una scelta delle opere prioritarie da mettere in appalto con prezzi congrui, altrimenti il sistema non regge». Vi è poi un altro aspetto che va tenuto in forte considerazione: «Nella situazione attuale le imprese del settore edile rischiano di dover ricorrere a strumenti come la cassa integrazione o, nella peggiore delle ipotesi, ai licenziamenti dei dipendenti». L’edilizia valdostana, nel 2021, ha impiegato fino a 2.257 operai e 285 impiegati e ha fatto registrare una massa salari annua di 47 milioni 520mila euro.

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