Rinascere dopo i disturbi alimentari Una raccolta di fondi per aiutare Bea
«La solitudine e la paura di crescere e di affrontare il futuro. E vedere che tutto sembra, ma nulla è, fino a cercare di attirare l’attenzione compiendo gesti che possono portare su una strada senza ritorno. Salvo poi cercare dopo mille sofferenze la via d’uscita, quella giusta, per riuscire a trovare la luce in fondo al tunnel buio!».
In queste poche parole si legge il dolore di Beatrice - Bea per tutti -, classe 2002, e della sua mamma Antonella (i cognomi li omettiamo per ovvie ragioni), di Aosta, che da cinque anni lottano per il ritorno alla normalità di una vita migliore.
Bea non ha più paura come un tempo di raccontarsi nella vita di ogni giorno, scandita da altalenanti momenti di apatia totale, di euforia che la invoglia a cercare la nuova strada lungo il cammino della sua vita, di farmaci che le offuscano molto spesso la mente tenendola ancora più lontana dalla realtà di tutti i giorni di continui ricoveri ospedalieri, da cinque anni, in «quel reparto triste - dice Bea, mentre tiene stretto a sé il suo adorato cagnolino Pongo - dove ho cercato rifugio troppo spesso, ma che ora vorrei dimenticare e lasciarmi alle spalle per sempre!».
La storia di Bea, 20 anni, sembra simile a quella di tanti altri ragazzi e ragazze della sua età, colpiti dall’alternante voglia di mangiare in maniera esagerata e di dimagrire fino a diventare anoressica, fino a cercare la distruzione mentale e fisica del proprio essere.
La storia di Bea inizia nel 2017 quando il nonno materno Angelo, al quale era fortemente legata viene a mancare. Per Bea inizia un percorso triste che la porta a chiudersi sempre di più in sé, non trovando neppure tra gli amici e i compagni di scuola quella solidarietà che potrebbe portarla a ritrovare il sorriso.
«Il distacco da mio nonno - racconta Bea con gli occhi lucidi - lo sento ancora molto forte oggi. Mi fa stare male, perché penso alle lacrime che mi sono sempre tenuta dentro, facendo credere a tutti che ero una ragazza forte dietro un’apparente corazza. Invece ero solo un’adolescente e ho sempre sofferto la sua perdita. Oggi, però, sono stanca dei farmaci, della camera triste del reparto dove sono curati i malati psichiatrici. Sono stati anni molto difficili anche in famiglia. Vorrei tornare a regalare il sorriso a me stessa, ma anche alla mia mamma perché so quanti sacrifici ha fatto fino a oggi per aiutarmi a sopravvivere, tanto che ha dovuto anche interrompere di lavorare perché le situazioni di pericolo erano all’ordine del giorno. Tanta è stata la disperazione che in tante occasioni mi hanno portato a minare la mia e la sua vita. Dopo anni di continui ricoveri in ospedale e in cliniche valdostane e lombarde e sedute con terapeuti privati, si apre fuori Valle per me una nuova opportunità di salvezza!».
«So che se voglio salvare Bea devo tentare ancora di più l’impossibile, perché come mamma non posso vivere accettando di vedere mia figlia lasciarsi morire lentamente. - dice la mamma - Non sono i suoi continui ricoveri ospedalieri che possono aiutare lei, e me, a riprendere in mano il percorso della vita “congelato” cinque anni fa! La sofferenza di Beatrice è anche la mia per questa lunga malattia contro cui combattiamo da cinque anni!».
Per cercare di ridare un significato alla vita della propria figlia, la signora Antonella ha cercato di percorrere ogni strada possibile e oggi lancia il suo grido di aiuto, anche attraverso una raccolta di fondi che le permetta di compiere il suo percorso in Emilia Romagna, là dove a Rimini esiste il centro dell’associazione “Mondo Sole”. Un centro di cura e riabilitazione e, soprattutto, di reinserimento sociale che offre la possibilità di costruire un percorso di crescita personale che tiene conto della sofferenza patita e delle motivazioni che l’hanno originata.
Per aiutare, anche con poco, Bea a rinascere una seconda volta queste sono le coordinate: “Progetto BEA Cure Emilia Romagna” - Iban IT23N36081051382070947071 09, oppure Postepay Carta numero 5333171137033797.