Rifugi, Andrea Benedetti nuovo presidente

Rifugi, Andrea Benedetti nuovo presidente
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L’Associazione Gestori Rifugi VdA ha un nuovo presidente. E’ Andrea Benedetti, del Rifugio Federico Chabod di Valsavarenche. Il passaggio di consegne è avvenuto lunedì scorso, 25 gennaio, nei locali dell’Adava. Andrea Benedetti subentra a Piergiorgio Barrel, per oltre 30 anni alla guida dei rifugisti. «Ho sempre ricoperto io l’incarico di Presidente - commenta Piergiorgio Barrel - fin da quando abbiamo costituito l’associazione e sono passati più di 30 anni. All’epoca però non eravamo organizzati come adesso e ci riunivamo un paio di volte all’anno. Con il passare degli anni i numeri crescevano e così prima abbiamo aderito all’Ascom, per passare in seguito all’Adava che rispondeva meglio alle nostre necessità in quanto gli albergatori si avvicinano di più al nostro settore».

Piergiorgio Barrel lascia l’incarico in un periodo in cui l’attività è pesantemente condizionata dall’emergenza sanitaria. «Lo scorso anno quando ci stavamo organizzando per aprire i rifugi per lo sci alpinismo - prosegue - è scoppiata la pandemia che di fatto ci ha impedito di iniziare l’attività. Abbiamo così dovuto rimandare le aperture in estate, alla fine siamo comunque riusciti in parte a salvare la stagione garantendoci almeno la copertura delle spese». Piergiorgio Barrel resterà nel direttivo dell’associazione. «Possiamo dire che cambia ben poco - sostiene il neo presidente Andrea Benedetti - perché Piergiorgio Barrel rimane con noi come vice presidente». Il nuovo direttivo è completato da Paolo Pellissier, Angela Dayné, Moira Henriet e Paolo Comune. I rifugi in Valle sono 60 e danno lavoro - a pieno regime - a circa 500 persone. «Quello che stiamo vivendo è un momento difficile - riferisce Andrea Benedetti - e mi sono trovato ad affrontare questi problemi già lo scorso anno con il Coordinamento Nazionale dei Rifugi Alpini quando si discuteva di protocolli per le riaperture. Ora nutriamo dei forti dubbi sulla possibilità di riaprire in primavera; più verosimilmente sarà in estate, sempre nel rispetto dei protocolli. La scorsa stagione estiva è stata anomala in quanto abbiamo registrato un’affluenza maggiore a mezzogiorno, con una riduzione superiore anche del 50 per cento per quello che riguarda l'occupazione dei posti letto. Questo sia per la mancanza degli stranieri che per il rispetto del distanziamento all'interno delle strutture. A patire di più sono stati i rifugi in quota che hanno lamentato un calo delle presenze superiore al 60 per cento. Bisogna anche considerare che per rispettare tutte le norme anti contagio - quindi sanificazioni, pulizie costanti e quant’altro - il nostro personale è stato gravato di una considerevole mole di lavoro in più. E abbiamo dovuto investire per l’acquisto dei vari dispositivi obbligatori. Insomma, tanti problemi in più». In tema di ristori la situazione è quanto mai complicata. «Per i ristori nazionali hanno preso come mese di riferimento, per il fatturato, aprile e questa scelta ha penalizzato quei rifugi che non aprono a marzo per lo sci alpinismo ma solo d’estate e che sono quindi stati esclusi dagli aiuti. I ristori regionali hanno interessato tutte le strutture e in più abbiamo avuto la possibilità di accedere anche ai bonus previsti per chi acquistava prodotti locali. Rispetto al 2019 la perdita di fatturato per i rifugi in quota, e sono circa una trentina quelli intorno ai 2.500 metri, è stata del 60 per cento circa mentre per quelli più in basso qualcuno ha registrato addirittura un aumento del volume di affari a seguito delle maggiori presenze a mezzogiorno. La gente aveva voglia di montagna» conclude Andrea Benedetti.

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