Riforma elettorale, il referendum «un dovere»

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«La partecipazione politica tramite lo strumento dei referendum costituisce un diritto costituzionale che non può essere compresso dalle istituzioni regionali. Di fronte a legittime richieste è dovere della pubblica amministrazione procedere alla consultazione. Ed è facoltà dei cittadini, in caso di negazione del diritto, rivolgersi al giudice». È quanto ha spiegato giovedì scorso, 22 dicembre, Andrea Morrone, professore di diritto costituzionale all'Università di Bologna, ascoltato in prima commissione del Consiglio Valle sull'ammissibilità del referendum consultivo sulla riforma del sistema elettorale valdostano. L'audizione di Morrone è stata richiesta dal Progetto Civico Progressista e accolta dalla maggioranza della commissione. Nei giorni scorsi era stato ascoltato anche il costituzionalista Massimo Luciani che aveva sollevato dei dubbi sull'ammissibilità del referendum. «Secondo Morrone - scrive il Pcp in una nota - la richiesta di referendum consultivo è legittima perché rispetta tutti i requisiti previsti dalla legge regionale 19 del 2003 per la sua presentazione ed il suo svolgimento e perché non esistono nella legge regionale 19 limiti di ammissibilità per un referendum consultivo». La legge afferma anche «il dovere per il Consiglio regionale di deliberare in merito alla richiesta di referendum». Per quanto riguarda il quesito, «secondo il professor Morrone, esso deve essere formulato dal Consiglio in collaborazione con il comitato promotore del referendum. Il Consiglio deve individuare le materie omogenee su cui chiedere agli elettori di pronunciarsi. L'indicazione è di individuare tre materie omogenee: elezione diretta del presidente della Regione, formula elettorale maggioritaria, parità di genere nella rappresentanza politica regionale».

«Il professor Massimo Luciani non ha depositato il suo parere a proposito del referendum consultivo, ma lo ha illustrato riservandosi di integrarlo con gli elementi emersi in commissione e con ulteriori osservazioni. Il professore ha esposto la sua interpretazione evidenziando problemi legati all'ammissibilità della richiesta referendaria con argomentazioni che ci sono apparse deboli». Lo sostengono le consigliere regionali del Progetto Civico Progressista, Erika Guichardaz e Chiara Minelli, dopo l'audizione di martedì scorso, 20 dicembre, in prima commissione, del costituzionalista Massimo Luciani.

Per le due consigliere, «dopo mesi di silenzio, il Consiglio sarà ora obbligato ad assumere una deliberazione sulla richiesta di referendum consultivo, richiesta che deve essere messa in votazione nella prima adunanza di gennaio».

«Per noi di Fratelli d'Italia, facenti parte del centrodestra che recentemente ha eletto un proprio parlamentare in un contesto di coalizione nazionale, sarebbe interessante conoscere la posizione della Lega VdA in merito a ciò che a noi pare sia un principio condiviso da tempo e rappresentato dall'elezione diretta del Presidente della Regione nell'ambito di un sistema maggioritario, come avviene in tutte le regioni e così come da alcuni giorni ribadito dall'indicazione della riproposizione dell'avvocato Fontana in Lombardia da parte della Lega Salvini Premier».

Lo dichiara Alberto Zucchi, coordinatore regionale di Fratelli d'Italia, al termine dell'audizione in prima commissione del comitato referendario elettorale giovedì scorso.

«Dal momento che una posizione pubblica chiara e coerente su questo punto, già espresso e condiviso nel centrodestra anche in Valle d'Aosta con la sola eccezione della Lega VdA, non è ancora pervenuta - prosegue Alberto Zucchi - riteniamo che domandare sia lecito e rispondere, in questo caso agli elettori di centrodestra, vada oltre la cortesia».

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