Rientro a scuola dei docenti no vax: «Provvedimento da modificare» per i sindacati

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«Profonda preoccupazione per i contenuti dei due provvedimenti»: è quella che esprimono - in una nota diffusa ieri, venerdì 1° aprile - Savt-École e Snals-Confsal relativamente al decreto-legge 24/2022 e della successiva nota 620/2022, le misure per la cessazione dello stato d’emergenza per intenderci, in particolare per ciò che concerne la scuola.

«Le modalità con cui è imposto il rientro in servizio dei docenti non vaccinati appaiono contraddittorie, distaccate dalla realtà della scuola, foriere di ulteriori disagi per dirigenti e docenti, nonché lesive dei diritti dei lavoratori e di quelli sindacali» scrivono i due sindacati. «Contraddittorie perché impongono il rientro a scuola del personale docente sospeso senza retribuzione, ma non consentono al medesimo personale di svolgere l’insegnamento in classe, pur in presenza di un Green Pass base (tampone negativo). - prosegue la nota - Distaccate dalla realtà della scuola, perché le istituzioni scolastiche hanno oggi bisogno non di attività di progettazione o di lavoro di segreteria, ma di ore di didattica aggiuntive. A causa del Covid, gli studenti non hanno di fatto usufruito di tutto il tempo scuola previsto dagli ordinamenti e la disponibilità di docenti per aiutarli a recuperare sarebbe utilissima. Evidentemente, il Ministero non conosce la realtà della Scuola (o a deciso di ignorarla). Foriere di disagio per i dirigenti, chiamati ad organizzare attività non previste in precedenza, anziché sviluppare quelle di recupero, ben più necessarie, e tutto in tempi ristrettissimi. E foriere di disagio per i docenti, sia vaccinati sia non vaccinati, con l’inevitabile strascico di polemiche e accuse che mina le fondamenta di quella “comunità educante” che dovrebbe essere la Scuola». Secondo Snals e Savt si tratta pure di norme «Lesive dei diritti dei lavoratori perché impongono l’utilizzo del fondo per il miglioramento dell’offerta formativa per una finalità – il pagamento dei supplenti del personale obbligato a prendere servizio, ma cui si proibisce di entrare in classe – non prevista dal contratto. In tal modo, lo Stato priva tutti i lavoratori di una parte di retribuzione per una decisione assunta unilateralmente. Lesiva dei diritti sindacali perché l’utilizzo del fondo di istituto è demandato alla contrattazione di istituto, non alla decretazione d’urgenza. Il Governo sta, in questo modo, riducendo arbitrariamente gli spazi di contrattazione e calpestando i diritti dei singoli e della collettività dei lavoratori». Le segreterie Savt-École e Snals-Confsal della Valle d’Aosta sostengono quindi «la richiesta di modifica del provvedimento, già espresse dai sindacati a livello nazionale».

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