Ricordate le vittime del rogo nel Tunnel del Monte Bianco

Ricordate le vittime del rogo nel Tunnel del Monte Bianco
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Martedì scorso, 24 marzo, il presidente della Regione Renzo Testolin e il Governo regionale hanno ricordato la ricorrenza dell’anniversario della tragedia del Tunnel del Monte Bianco. «21 anni orsono, - ha evidenziato il presidente Testolin - un incendio causò la morte di 39 persone. Il collegamento con la Francia rimase chiuso per quasi 3 anni. Il ricordo della tragedia avvenuta quel 24 marzo sotto il Tunnel del Monte Bianco rimane vivo e deve restare vivo nella comunità valdostana, per rispetto alle vittime di quel giorno e alle loro famiglie». Il presidente della Regione Renzo Testolin ha aggiunto che «Le risposte della gente allora furono tante e sentite, sia nell’espressione di vicinanza a chi fu brutalmente colpito da quella tragedia, ma anche nei confronti delle istituzioni, che cercarono di dare il loro contributo e il loro supporto alle famiglie prima e alla ricostruzione poi. In quell’occasione, ancora una volta, i valdostani dimostrarono quel grande spirito di solidarietà che ha sempre contraddistinto e unito la nostra comunità nei momenti difficili. Sentimenti questi che sono sicuro potranno contribuire, anzi saranno determinanti e potranno aiutarci tutti a superare anche il difficile periodo che stiamo affrontando. Le perdite di questi giorni ci riportano in qualche modo a quel drammatico 24 marzo 1999, così come ai momenti vissuti dai valdostani nell’alluvione del 2000. Oggi come allora possiamo solo credere ancora una volta che ce la faremo, tutti insieme uniti nel rispetto delle regole e nel desiderio di ritornare alla normalità».

Anche la presidente del Consiglio Valle Emily Rini, esprimendo vicinanza ai famigliari delle vittime a nome dell’Assemblea regionale, ha affermato «Oggi, stiamo vivendo un'altra delle pagine più dolorose della nostra storia: così come nel 1999 i valori di solidarietà e comunità avevano portato i valdostani e le istituzioni a reagire insieme, anche ora abbiamo bisogno della stessa solidarietà, della stessa coesione per combattere un'emergenza che potrà essere superata solo grazie alla collaborazione di tutti. Tutti insieme ce la faremo».

Il sindaco di Courmayeur Stefano Miserocchi ha dichiarato che «Anche se quest’anno non possiamo ritrovarci per la consueta celebrazione, a nome dell’Amministrazione comunale voglio commemorare il ricordo di coloro che persero la vita nel tragico incendio del 24 marzo e manifestare ancora una volta la nostra vicinanza alle famiglie che persero i propri cari. La memoria di quei giorni è forte così come le sensazioni che accompagnarono i mesi successivi, nel corso dei quali la Valle d’Aosta dimostrò grande unione e collaborazione attraverso atti di solidarietà e con quello spirito di rinascita che deve accompagnare momenti così difficili. Non può dunque mancare un richiamo a quello che stiamo vivendo oggi. Proprio come allora le Istituzioni, a tutti i livelli, stanno facendo rete per porre in essere soluzioni che permettano, nel più breve tempo possibile, di tornare alla normalità e di essere vicini a coloro che stanno attraversando momenti difficili e dolorosi. A fare la differenza sarà anche questa volta quello spirito di solidarietà e di vicinanza che i valdostani hanno dimostrato allora e che sappiamo essere forte e presente anche oggi, nell’essere al fianco delle famiglie che hanno perso i propri cari, vicini a chi è solo in casa, ai nostri anziani, e più in generale a chi necessita di aiuto. La forza che permise di reagire a quel 24 marzo 1999 è la stessa che siamo chiamati tutti a mettere in campo oggi».

Lunedì scorso i dipendenti del Traforo del Monte Bianco hanno commemorato la tragedia di 21 anni fa suonando a sirena alle 10.51, ovvero all’ora in cui divampò il rogo e deponendo una corona di fiori al monumento ai caduti.

Tra le vittime 6 valdostani

Tra le 39 vittime vi furono anche 6 valdostani: i coniugi Maurilio "Nadio" Bovard, sua moglie Nadia Pascal e loro figlia Katia di Quart sulla cui auto viaggiava anche il fratello di Nadia, Valter Pascal di La Salle, e Stefano Manno di Jovençan che era al volante di un camion. A loro va aggiunto Pierlucio Tinazzi, detto Spadino per via della corporatura esile, il motard dipendente della Società italiana di gestione del Traforo del Monte Bianco che sacrificò la sua vita nel tentativo di salvare le persone rimaste imprigionate nella galleria.

La sequenza degli eventi che portò al rogo e alla strage nel Tunnel del Monte Bianco si svolse in una manciata di minuti. Quel giorno, infatti, poco dopo le 10.30 il camionista belga Gilbert Degrave entrò nel traforo sul versante francese con il suo autoarticolato, un Volvo FH12, carico di farina e margarina, diretto in Italia. Alle 10.47 l'autoarticolato prese improvvisamente fuoco, costringendo Degrave a fermarsi dentro al tunnel, creando un ingorgo. Alle 10.51 venne dato un primo allarme che fece chiudere il tunnel sul lato francese alle 10.55 e sul lato italiano alle 10.56. I primi soccorsi vennero allertati alle 10.58 che giungono sul posto alle 11.09. L'incendio fu domato all'incirca 53 ore dopo poiché le fiamme, per via dei materiali combustibili presenti, si erano ampliate per l'effetto forno che si era venuto a creare, raggiungendo quindi vastissime proporzioni. La schiuma di poliuretano usata per la coibentazione del camion frigorifero belga che causò l'incidente, incendiandosi si trasformò in acido di cianuro, uccidendo in breve tempo 39 persone.

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