“Riconoscimento dei caregiver e nuova legge” Il mondo della disabilità chiede più attenzione
C’è un vuoto legislativo. Alcune Regioni stanno cercando di porvi rimedio, ma non tutto è nelle loro competenze. Così si può sintetizzare la situazione dei caregiver familiari, vale a dire i genitori, figli o fratelli che si vedono costretti a lasciare il lavoro e a rinunciare a molti aspetti della propria vita, per dedicarsi al familiare con disabilità grave. Ora c’è anche una condanna dell’Onu nei confronti dell’Italia, per il mancato riconoscimento della figura del caregiver familiare e dei suoi diritti. Il Comitato per i Diritti delle Persone con Disabilità, il più alto organismo in materia, riconosciuto a livello mondiale, si è pronunciato lunedì 3 ottobre scorso, accogliendo il ricorso presentato all’Organizzazione delle Nazioni Unite nel 2017 dall’allora presidente di Confad (Coordinamento Nazionale Famiglie con Disabilità) Maria Simona Bellini. «Di fatto - spiega Corrado Adamo, referente Confad in Valle d’Aosta - non c’è assistenza per il famigliare che accudisce, che convive con la persona con disabilità per senso di responsabilità e, per amore di un proprio familiare, cancella la propria esistenza e si dedica 24 ore al giorno all’assistenza». Non esiste una stima delle persone con disabilità; ancor più difficile è capire quanti, al di fuori delle strutture e dei badanti, se ne occupino come caregiver. «Stimiamo che si tratti di alcune centinaia di migliaia di famiglie in Italia. - continua Corrado Adamo - I problemi che si pongono sono molti: di cosa vive la persona che lavora per assistere il familiare, come può procurarsi gli strumenti e persino l’auto adatta a un disabile, cosa succede quando non ha più le forze per proseguire questo che è un vero e proprio lavoro!». Ogni tanto le Regioni provano a metterci una pezza, con un contributo una tantum, ma la questione non si risolve. «Si chiede di riconoscere questo stato di fatto e i relativi diritti - aggiunge Corrado Adamo - al lavoro, al pensionamento o pre-pensionamento (come per i lavori usuranti). Siamo purtroppo abituati a vederci dare ragione dalla Commissione europea, che ha già consigliato 2 volte all’Italia di intervenire, ma sono raccomandazioni a rispondere entro 6 mesi, non una sentenza vera e propria. Ora serve la legge giusta per avere una vita dignitosa e le risorse per la propria famiglia, occorre riprendere le ceneri di quanto fatto finora e ricostruire una legge adeguata in base alle richieste dei caregiver. In Lombardia la commissione non ci ha voluto ascoltare. In Emilia Romagna c’è una legge regionale, ma non funziona. Essendoci una vacanza, ogni Regione cerca di andare per conto suo, ma non va bene perché serve una normativa nazionale e una regione non ha competenza su tutti gli aspetti».
Disabilità, il Consiglio Valle approva 3 mozioni
Il Consiglio Valle ha approvato giovedì scorso, 20 ottobre, 3 mozioni in tema di disabilità. Innanzitutto verrà costituito un tavolo di lavoro per la modifica della legge regionale 14/2008: comprenderà la quinta Commissione consiliare "Servizi sociali", i rappresentanti delle associazioni per le persone disabili e gli operatori delle strutture del territorio, in modo che, nello spirito della legge nazionale 112/2016 "Dopo di noi", le persone con disabilità over 65 non siano spostate dalle strutture per disabili a quelle generiche per anziani. Saranno previsti sottogruppi di lavoro per la riforma della legge 14/2008, anch’essa da aggiornare. Il Governo regionale si è anche impegnato ad attivarsi presso la Presidenza dei Ministri per stipulare la convenzione sulla “Disability Card”, documento che sostituisce tutti i certificati che attestano la condizione di disabilità. Infine, sarà definito, entro l’inizio del 2023, un modello strategico di approccio alla disabilità che recepisca le "buone pratiche" delle Regioni più virtuose e trovi nuovi modelli per affrontare la disabilità in Valle d'Aosta. La condivisione della mozione era stata sollecitata anche dal Coordinamento disabilità Valle d’Aosta, per far sì che le azioni siano «indicate da norme regionali coerenti, in primo luogo, alla Convezione Onu dei Diritti delle persone con disabilità, che è legge nazionale recepita anche dalla nostra Regione».