Riaperta a Roma la casa museo di Mario Praz studioso e collezionista di origini valdostane
È stato inaugurato venerdì scorso, 1° marzo, a Roma, nell’appartamento di Palazzo Primoli, in via Zanardelli, il Museo “Mario Praz”, dedicato al celebre anglista, critico e saggista che lì visse dal 1969 fino alla sua morte nel 1982. Un gigante della cultura italiana che aveva un legame diretto con la Valle d’Aosta da parte del padre, Luciano. Infatti quest’ultimo, proveniente da una famiglia di origine svizzera, era impiegato di banca, i cui antenati si trasferirono nel 1525 da Zermatt a Nus nel villaggio che prese il loro nome, in seguito a persecuzioni religiose, perché i Praz erano di fede cattolica. La madre, contessa Giulia Testa di Marsciano, discendeva dalla famiglia dei Conti di Marsciano. Mario Praz nacque a Roma il 6 settembre 1896 e trascorse i primi anni in Svizzera, a a Vevey, sul lago di Ginevra, dove il padre lavorava come impiegato di banca. In una nota biografica datata 27 gennaio 1950, Mario Praz scriveva: «Mio padre era della Valle d’Aosta e parlava il francese più correntemente dell’italiano. Il mio nome, che suona un po’ esotico in Italia, si ode spesso nella Valle d’Aosta, soprattutto nella toponomastica: significa, in dialetto francoprovenzale, “prati”».
Alla morte del padre, avvenuta nell'estate del 1900, Mario Praz si trasferì con la madre a Firenze, dal nonno materno Alcibiade di Marsciano. Dopo un breve periodo di ristrettezze economiche, nel 1909 la madre cominciò a frequentare il figlio di un ufficiale del commissariato, Carlo Targioni, di professione medico condotto, che godeva di un'ottima posizione economica e che nel 1912 diventerà il suo secondo marito.
La casa-museo di Mario Praz a Roma racchiude decenni di appassionato collezionismo e ne riflette gusti e inclinazioni: dall’amore per il periodo napoleonico all’interesse per l’arredamento d’interni e per gli oggetti d’uso dello stesso periodo, che insieme formano e ci riportano concretamente il gusto di un’epoca, alla profonda cura per il dettaglio visibile nell’accurata scelta della posizione di ogni oggetto, sulla base di rispondenze non solo estetiche ma anche culturali e intellettuali.
Durante il periodo di chiusura temporanea, il Ministero della Cultura ha curato approfonditi restauri, sia sulle strutture di servizio che sulle opere. La complessità della personalità di Mario Praz è sintetizzata nel nuovo logo del museo: include il suo profilo come ritratto-cameo, in onore del gusto neoclassico, i libri, che alludono alla sua grande cultura e carriera di anglista e saggista e la frase da lui stesso citata in occasione dello spostamento da Palazzo Ricci a Palazzo Primoli, tratta dall’Antico Testamento: «Sapientia aedificavit domum sibi, (la Sapienza si è costruita una casa)». Insomma, una dimora nobiliare del diciannovesimo secolo, completamente arredata e impreziosita da una collezione da oltre 1.200 oggetti di inestimabile pregio - mobili, dipinti, sculture, tappeti, tendaggi, lampadari, bronzi, cristalli, porcellane, miniature, argenti e marmi - che celebra e testimonia il genio di un intellettuale il cui cognome dà lustro alle sue origini valdostane.