Residenti spaventati dagli spari, il cacciatore: “Rispettate le distanze di sicurezza”
Si è chiusa in polemica la stagione venatoria 2017-2018, con un’ultima battuta di caccia in braccata al cinghiale che ha fatto allarmare alcuni residenti dei villaggi di Variney e di Arliod, a Gignod, e che ha spinto lo stesso sindaco Gabriella Farcoz - che abita proprio a Variney - ad allertare la Forestale e a sfogarsi in un post sulla sua pagina Facebook, con tanto di fotografia di un cacciatore vicino alle case. «Erano tra le 13.30 e le 14 quando ho sentito alcuni scoppi. - racconta Gabriella Farcoz - Subito ho pensato che fossero petardi ma poi mi sono accorta dello spavento dei miei cani e della presenza di almeno 4 cacciatori tra Variney e Arliod, sopra la Statale, vicini alle case. Molti hanno notato questo episodio. Ho chiamato subito il 1515 della Protezione civile che mi ha messo in contatto con il Corpo forestale. Immagino che fosse tutto autorizzato ma credo che in casi come questo sarebbe giusto avvertire la popolazione per non mettere a rischio l’incolumità dei residenti, in particolar modo dei bambini, o anche degli animali domestici».
«Siamo dispiaciuti di avere creato timori agli abitanti. - dice il capo battuta Giuseppe Giovinazzo - Non era certo nostra intenzione spaventare la gente, ma se è avvenuto chiediamo scusa alla popolazione. Siamo cacciatori, non delinquenti. Sappiamo come comportarci durante una battuta di caccia in braccata al cinghiale e non siamo così sprovveduti da avvicinarci alle case oltre le distanze di sicurezza stabilite dalla legge. La foto che abbiamo visto pubblicata nei giorni scorsi sui social e da alcuni organi di informazione non rispecchia la verità: il cacciatore ripreso in quel momento stava semplicemente attraversando un prato. Il cacciatore, infatti, aveva appena recuperato e appoggiato il cinghiale, abbattuto molto più distante dalle case, e stava quindi tornando verso l’auto». Gignod è sotto la giurisdizione forestale di Etroubles, quindi la battuta di caccia si è svolta solo dopo l’appello dei partecipanti, fatto prima di iniziare. La prima battuta è stata fatta nell’area di Aosta, a Vignole. Poi ci sono stati gli altri spostamenti sul territorio interessato.
«La battuta, - prosegue Giuseppe Giovinazzo - autorizzata e controllata, si è risolta in mezz’ora. Tutto si è svolto alla luce del sole: la zona interessata è stata preventivamente segnalata con tanto di cartelli; abbiamo le radio e la forestale è sintonizzata con noi, sente ogni nostra comunicazione, come ci muoviamo, dove andiamo, cosa facciamo e dove siamo. La segnalazione del Sindaco ha fatto sì che lunedì sia stato poi fatto un sopralluogo con gli agenti della stazione forestale di Aosta e di Etroubles. Un colpo di fucile si sente molto ravvicinato alla distanza di un centinaio di metri, ma siamo certi di avere agito nel rispetto della legge. Capisco che stiamo vivendo in un momento in cui la caccia non è vista bene. Il fastidio può essere comprensibile, ma se il Sindaco nutre timori faccia un’ordinanza che in quella zona non si può cacciare per motivi di sicurezza».
L’attività venatoria è normata dalla legge 157/1992 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”, cui fa riferimento la legge regionale 64/1994: l’articolo 32 spiega che è vietato praticare l’esercizio venatorio «nel raggio di 100 metri da immobili, fabbricati e stabili adibiti ad abitazione». Dal Comando del Corpo forestale della Valle d’Aosta fanno sapere che le indagini sono in corso.