Renato Godio, simpatico giornalista che era partito dalla pallavolo di serie A
Essere ricordato con un articolo in quello che molto probabilmente sarà l’ultimo giornale della sua immensa collezione. Renato Godio era un amico, prima che un collega, per noi che ogni giorno informiamo gli altri, una persona competente e sincera, serio nella professione e serio nelle sue passioni, a cominciare dalla raccolta di tutti i periodici stampati che, in qualche modo e in ogni tempo, si erano interessati di Valle d’Aosta e della sua gente. Nella sua «stanza dei giochi» stavano tutti allineati e rilegati, vecchie riviste e giornali contemporanei, frutto di acquisti giornalieri e di ricerche nei mercatini, una documentazione che lo rendeva felice, che gli permetteva di leggere e di cercare notizie che poi attualizzava in aneddoti simpatici.
Perché Renato Godio fin da ragazzo aveva coltivato un’ironia pungente quanto raffinata, lui nato ad Aosta il 18 settembre del 1945 e poi diventato atleta della pallavolo, frequentando il «Manzetti» come aspirante geometra. Nella squadra dei «manzettini» insieme ai ragionieri giocò da alzatore fino al diploma, poi passò ai Vigili del Fuoco Godioz, all’epoca squadrone tra la B e la C, con l’amico Giorgio Moro. Uomo dell’orologio e dei tempi, in quell’epoca dettava il ritmo a un volley semplice, preciso ed efficace come il suo carattere: dal campo alla panchina il passo fu naturale. Allenatore di donne, rispettoso ed appassionato, tanto da poi dedicare proprio alle «Aquile» della Cogne uno studio completo, diventato un libro, per quelle ragazze di Aosta che nel 1967 vinsero la B ed approdarono in A, con Renato Godio vice dell’allora «mago» Alfredo Grumolato. Viaggiò per l’Italia, Renato Godio con le sue ragazze, scendendo sino a Catania e nel 1970 arrivò il memorabile quarto posto, con primo allenatore il suo amico Piero Manzini, che la stagione successiva condusse le aziendali alla terza posizione. Di quell’avventura Renato Godio ricordava tutto, con quella memoria chiara che lo contraddistingueva e che rammentava anche le successive stagioni, quelle da dirigente sempre nella Cogne, abbinate però alla macchina da scrivere del giornalista. La sua prima palestra fu Sports Valdôtains in piazza Chanoux, dove scriveva di pallavolo chiaramente, poi il salto alla redazione aostana de La Gazzetta del Popolo in via Losanna, quindi quando il quotidiano chiuse la Rai, dove raccolse con competenza l’eredità di Luciano Caveri, come commentatore del Consiglio Valle. Malgrado la sua passione per lo sport iniziò a raccontare di politica e di amministrazione, sempre molto preparato e serio, sino alla pensione da caposervizio. Ma la passione per lo sport la ritrovò nel Panathlon, con le indimenticabili serate all’Etoile du Nord di Sarre, quando al termine della cena era un piacere ascoltare i suoi ricordi e discutere con lui dei tempi andati, del nero linoleum della palestra Coni di via Guedoz, dell’Aosta e dello stadio Puchoz, dei minuti di gol, vittorie e sconfitte, perché il cronometro lo teneva sempre lui, contento di decretare ai colleghi i momenti degli eventi più significativi di una gara.
Sposato con Alida Cretier di Montjovet, dipendente regionale, e papà orgoglioso di Massimiliano e Chantal, Renato Godio aveva perso la vista nel tempo e già da anni non saliva più ad Aosta per cenare con gli amici per non rientrare con il buio. Quello stesso buio che lo ha accompagnato negli ultimi mesi, lui che così tanto amava leggere, ammirare le fotografie, anche se nella sua testa aveva registrato tutto. E’ mancato sabato 8 nella sua casa e nel primo pomeriggio di lunedì scorso, 10 ottobre, è salito alla chiesa di Montjovet, accompagnato da tanti colleghi che gli volevano bene e dalla popolazione di Montjovet, che lo aveva scelto come presidente della Pro Loco, come pure aveva presieduto il Panathlon della Valle d’Aosta.