Raddoppio del Tunnel del Monte Bianco «Già bocciato dalla Regione sei volte»
Dal 1999 al 2012, il Consiglio Valle ha approvato 4 risoluzioni e 2 mozioni contro il raddoppio del traforo del Monte Bianco. «La deliberazione è sempre stata unanime, chiedendo di trasferire il trasporto delle merci su rotaia». Lo ha ricordato Elio Riccarand, leader di Rete Civica - componente del Progetto Civico Progressista - in una conferenza stampa nel pomeriggio di giovedì scorso, 9 febbraio nel salone dell'Hôtel des États, ad Aosta.
In conclusione, Elio Riccarand sostiene che «un raddoppio sarebbe in contraddizione con la politica europea, con la volontà del Consiglio regionale, con l'interesse delle popolazioni della Valle d'Aosta e della valle dell'Arve».
«Abbiamo una visione diversa rispetto alla narrazione presentata sui media in questo periodo, con una visione catastrofista della chiusura programmata del traforo». Lo dice Sarah Burgay, esponente di Rete Civica e consigliera comunale di Aosta per il Progetto Civico Progressista, presente alla stessa conferenza stampa. Rete Civica «non condivide l'azione portata avanti dalla Confindustria e di altri soggetti economici e politici» contro i lavori di manutenzione programmata del traforo - che sarà chiuso per circa 3 mesi ogni anno per 18 anni - per il rifacimento della volta, che spingono invece per il raddoppio del traforo. «Il raddoppio del tunnel porterebbe a un aumento del traffico di tir - sostiene Elio Riccarand - e il andrebbe contro ogni direttiva dell'Unione Europea, che punta alle grandi trasversali ferroviarie per il trasporto su ferro».
Elio Riccarand, facendo il punto dei flussi internazionali tra l'Italia e gli altri Paesi transfrontalieri, ha citato uno studio del giugno 2000 sull'impatto della chiusura del traforo a seguito del rogo del 1999. «Non ci sono state conseguenze negative, in nessun comparto. - sostiene Elio Riccarand - Non c'è stata recessione né a livello industriale, né dell'edilizia. Il turismo non ha avuto un tracollo. Non è vero che c'è stata una catastrofe. L'unico settore che in quei 3 anni ha avuto conseguenze negative è stata l'agricoltura, ma è un dato del tutto indipendente dalla chiusura del traforo».
Regione e Confindustria insieme
«Riteniamo prioritario lavorare insieme condividendo relazioni, energie e competenze per far sentire la voce della nostra regione rispetto a una problematica centrale per il futuro della comunità». Lo dicono il presidente della Regione Valle d'Aosta Luigi Bertschy e il presidente della Confindustria della Valle d'Aosta Francesco Turcato, al termine di un incontro (lunedì scorso, 6 febbraio) dedicato alle future chiusure del tunnel del Monte Bianco per lavori di manutenzione.
Durante la riunione (dai toni a volte ruvidi, durante la quale l’assessore Luciano Caveri ha tenuto a puntualizzare ruoli e procedure), è stato analizzato il dossier presentato da Confindustria VdA sugli effetti che l'interruzione del traffico stradale avrà sul tessuto economico nel medio e nel lungo termine. Il governo regionale e l'associazione degli industriali hanno anche definito un metodo di lavoro congiunto che, attraverso il coinvolgimento degli altri soggetti economici valdostani, «porterà alla creazione di un tavolo di confronto e al rafforzamento delle relazioni, in ambito politico-istituzionale e anche economico, con gli interlocutori francesi».
“Ci siamo anche noi”
«Abbiamo appreso con piacere della volontà della Regione di affrontare il delicato tema delle chiusure prolungate del traforo del Monte Bianco; questo dossier è particolarmente importante non solo per il settore industriale, ma per l'intera economia regionale». Lo dicono il presidente dell'Adava - l'associazione degli albergatori e delle imprese turistiche della Valle d'Aosta - Luigi Fosson e Graziano Dominidiato presidente della Confcommercio della Valle d'Aosta, commentando l'incontro avvenuto tra la Giunta regionale e Confindustria valdostana per analizzare gli impatti delle future chiusure del tunnel del Monte Bianco.
«Le interruzioni del traffico stradale all'interno del traforo del Monte Bianco previste per 3 mesi l'anno per i prossimi 17 anni - proseguono Luigi Fosson e Graziano Dominidiato - avranno delle ricadute molto pesanti anche nei settori commercio, turismo e servizi da noi rappresentati ed è proprio per questo che abbiamo deciso di sottoscrivere nel dicembre 2022, insieme a Confindustria e a tutte le parti sociali valdostane, una nota congiunta in cui si chiedeva di portare l'attenzione dei decisori politici proprio su tale problematica». Per l'Adava e Confcommercio VdA, «la notizia secondo cui la giunta regionale si è presa l'impegno di favorire un confronto con gli interlocutori francesi finalizzato al rafforzamento delle relazioni in ambito politico-istituzionale ed economico è sicuramente positiva, ma questa azione non può essere avulsa da un confronto in ambito regionale con tutti i soggetti rappresentanti delle categorie economiche che subiranno l'impatto di queste chiusure».
“Il raddoppio farà danni”«C'è solo un'ipotesi sul tavolo: una seconda canna per auto e Tir, da realizzare a fianco di quella esistente. Un progetto vecchio rispetto alle sfide della crisi climatica.
I danni peggiori per le comunità locali arriverebbero a raddoppio realizzato, con il conseguente aumento del traffico e dell'inquinamento». E' quanto si legge in una nota di Vda Aperta in merito alla questione del Tunnel del Monte Bianco, «problema che va affrontato subito e con modalità serie, trasparenti e partecipate: autonomisti, Lega e Pd paiono invece più interessati a farne il solito teatrino o a gareggiare a chi è più pronto ad assecondare gli ordini della grande industria italiana».
«Il progetto degli interventi di manutenzione straordinaria proposto dal gestore del traforo - si legge ancora - va acquisito dalla Regione, per valutare se l'organizzazione dei cantieri possa consentire delle finestre di passaggio più frequenti per i transfrontalieri e il traffico commerciale delle imprese locali. Dobbiamo verificare che la richiesta del concessionario di chiudere per 3 mesi l'anno, per 18 anni, sia realmente la scelta migliore per la comunità e non per i gestori del Traforo e la lobby che spinge per il suo raddoppio».