Réunion, la commissione speciale consegna il suo «rapporto»

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Siamo «al dunque». La prossima settimana, presumibilmente martedì, la commissione speciale presieduta dalla giovane Sylvie Hugonin dovrà consegnare il rapporto sul lavoro fatto - e da fare - per la ricomposizione del fronte autonomista. In particolare Patrizia Morelli e Osvaldo Chabod stanno mettendo nero su bianco i contenuti emersi durante le riunioni. Un documento con una parte politica, nella quale emergerà il significato e la necessità della réunion, e una parte tecnica, che dovrà indicare come dare corpo (tesserati e dirigenti per intenderci) nel prossimo congresso alla nuova grande Union Valdôtaine.

«Il congrès sarà prima di giugno» garantisce Cristina Machet, presidente in carica dell’Uv. «Chi voterà, e come, sono questioni in via di definizione. Ciò che mi sta a cuore è che il percorso che abbiamo immaginato lo scorso mese di maggio si sta concretizzando. So che oggi diverse forze di area sono rimaste fuori dal progetto, penso a Pour l’Autonomie, a Esprì, a Rassemblement. Ma da parte nostra rimane la disponibilità a discuterne». Le voci sulla possibilità che l’Uv si presenti da sola alle regionali dell’anno prossimo, con le altre anime autonomiste in liste «satellite»? «Mai parlato di un progetto del genere. Però facciamo uno sforzo: proviamo a non declinare tutto sulle elezioni regionali del 2025. Certo, sono importanti, non lo metto in dubbio. Ma non devono diventare un’ossessione. Ora l’obiettivo è un altro, è ricostruire l’orgoglio autonomista e unionista. Fare in modo che si torni tutti sotto lo stesso tetto, che non ci si guardi più in cagnesco. Magari a livello di seggi 7 più 4 non farà più 11, però ora l’urgenza è un’altra, altrimenti rischiamo di fare la fine del Partito Sardo d’Azione o della Svp».

Più esplicito l’assessore Luciano Caveri, che con la sua carriera ha scritto pagine importanti dell’Uv. E’ uno dei principali tifosi della Réunion e si augura «che al risultato ci si arrivi tambour battant, anche se mantengo qualche inquietudine a fronte di qualche uccellaccio del malaugurio o di chi, peggio ancora, ritiene che la réunion potrebbe nuocergli in politica e fa di conseguenza ostruzionismo.

Ognuno certo legittimamente fa i suoi calcoli e sino all’ultimo mette delle zeppe. Di fronte a certi atteggiamenti c’è poco da fare, se non sperare nei molti e sono di certo la maggioranza degli autonomisti che, guardando allo scenario politico - penso al tracollo del Partito Sardo d’Azione in Sardegna o alla crisi in un Tirolo del Sud dove la SVP, che si è divisa prima delle elezioni, governa con numeri al lumicino -, pensano che davvero il dado dev’essere tratto e bisogna correre in quest’ultimo chilometro senza voltarsi verso il passato, andando dritti verso il futuro».

«Viviamo nella società dei se e dei ma, della fiducia che si incrina in fretta, di un arrivismo che soffoca la lealtà, del primeggiare senza avere il senso di squadra. Eppure bisogna mantenere i nervi saldi e volare sopra qualunque miseria, - conclude Luciano Caveri - rispettando naturalmente chi è incerto e titubante, mostrando nei fatti che verranno che aveva torto».

C’è poi il capitolo elezioni europee. Nei giorni scorsi Cristina Machet ha fatto capire che accarezza l’idea di non presentare una candidatura. «La soglia di 50mila voti per essere eletti è inarrivabile, non eleggeremo mai un nostro candidato. Rischiamo solamente di perdere tempo» in estrema sintesi il suo messaggio. «Ho lanciato il classico sasso nello stagno, per vedere le reazioni. - spiega Cristina Machet - Questo non vuol dire che rinunciamo alla candidatura. Anche perchè non voglio che passi il messaggio che siamo lontani dall’Europa o che non ci interessa. Abbiamo pianificato una serie di incontri con le altre forze politiche, vedremo. Ci accusano di avere paura del test elettorale? Io rispondo che il test lo abbiamo superato alle scorse Politiche, sfiorando il 2 su 2» conclude Cristina Machet. E alle accuse della scorsa settimana mosse da Esprì (che chiedeva «un’assunzione di responsabilità degli organismi dirigenziali dei vari movimenti, soprattutto di quelli sedicenti autonomisti. Proprio da loro, se il progetto della Réunion fosse serio e non una chimera per gli appetiti di pochi, non è giunto alcun segnale di interesse») risponde un altro importante azionista della coalizione, Albert Chatrian coordinatore di Alliance Valdôtaine: «La politica è dialogo, e per noi lo è con quelle forze che credono nell’Europa dei popoli e delle regioni: con loro siamo pronti a confrontarci. Questo è fondamentale quando qualcuno a livello nazionale mette in discussione l’Europa. Quello che oggi ci penalizza in maniera scandalosa è che nessuno ha voluto modificare la legge che non ci consente di avere un rappresentante in Europa».

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