Quelle antiche tracce nel legno dell’ultima segheria ad acqua
Alla Fiera di Sant’Orso parteciperà anche l’archeologa e antropologa culturale Marcela Olmedo, originaria dell’Argentina ma cittadina britannica residente a Saint-Pierre il cui laboratorio è a Saint-Marcel. «Mi occupo di archeologia idraulica in Valle d'Aosta. - racconta Marcela Olmedo - Ho iniziato a Saint-Marcel, come area di studio per alcuni anni, e i legami con questo paese sono rimasti grazie ad alcuni progetti che seguo sia a Saint-Marcel che nel resto della Valle d'Aosta. Ad esempio, al momento, sto scrivendo un libro sulla storia delle opere idrauliche insieme a Giovanni Vauterin, noto studioso di ruscelli della Valle d'Aosta, e al geologo Pietro Capodaglio». Marcela Olmedo aggiunge: «Sono anche un’artigiana del legno, ho imparato nel laboratorio di Vittorio Cuignon di Saint-Marcel. Mi sono interessata alla segheria ad acqua di Sergio Ferrol, sempre di Saint-Marcel, che ho intervistato per un documentario che pubblicherò sui social prossimamente».
Marcela Olmedo ha realizzato per la Fiera di Sant’Orso degli orologi a parete perché il legno utilizzato per questi oggetti - cirmolo, tiglio, abete e noce - permette di apprezzare le particolari venature lasciate dal passaggio della lama-nastro di una sega ad acqua. “Impronte” diverse da quelle derivanti da modalità di taglio più moderne. «Ogni pezzo è unico - precisa Marcela Olmedo - perché il legno è stato scelto a seconda delle particolari “tracce archeologiche” che possiede». Marcela Olmedo è alla sua seconda Fiera di Sant’Orso, alla quale ha partecipato per la prima volta nel 2020. Il suo bancone, numero 719, sarà in via Croce di Città dove si potranno reperire pure informazioni sia sulla segheria di Sergio Ferrol che sulla particolarità delle tracce che essa lascia sul legno. Lo scopo e, appunto, di valorizzare la storia e l'uso moderno di una delle ultime, se non l'ultima, segheria ad acqua della Valle d'Aosta. «Il mio vuole essere una restituzione alla Valle d’Aosta - conclude Marcela Olmedo - di ciò che in 15 anni ha dato alla mia attività di ricercatrice, visto che continuo a imparare e a scoprire un patrimonio culturale prezioso che non deve essere perso e dimenticato».