“Quella volta che a Courmayeur Charly Gaul stravolto ricevette la sua maglia rosa in albergo”
Beppe Conti, 70 anni di Cambiano nel torinese, al suo 44esimo Giro d'Italia prima da giornalista di Tuttosport e poi opinionista Rai, autore di decine di libri di ciclismo, è senza dubbio il più accreditato storico del ciclismo. A Cogne salì per lo sci e nei suoi 2 Giri della Valle d’Aosta per Piemonte Sportivo e La Gazzetta dello Sport nel 1972 e 1974.
Quale tappa del Giro d’Italia ricorda di più in Valle? «Sicuramente - risponde Beppe Conti - quella durissima del 1959, 296 chilometri da Aosta a Courmayeur attraverso Gran San Bernardo, colle della Forclaz e Piccolo San Bernardo con Charly Gaul che strappò la maglia rosa a Jacques Anquetil di 10 minuti per poi vincere il giorno dopo a Milano con oltre 6 minuti sul francese. Il lussemburghese Gaul era talmente stravolto per la fatica che non trovò la forza per andare alla premiazione e gli portarono la maglia rosa in albergo, era il Giro in cui scoprimmo un ottimo scalatore come Imerio Massignan quinto.»
E il precedente a Cogne nel 1985? «Il primo acuto di Andrew Hampsten con Bernard Hinault in maglia rosa, il corridore che ritengo il più forte dei tempi moderni, il giorno prima Francesco Moser che sperava ancora di battere il bretone vinse una grande volata a Saint-Vincent.» E poi Cervinia? «Certo gli assoli di Ivan Gotti e di un corridore che mi ha illuso molto, Fabio Aru.»
Chi può vincere a Cogne? «Io credevo molto in Romain Bardet, ma proprio ieri, venerdì, si è ritirato, Sarà una tappa importantissima perché arriverà il giorno dopo Torino, a sua volta 1 tappa difficile, potrebbero esserci delle sorprese, anche 2 corse, 1 per la tappa ed 1 tra gli uomini di classifica.» E il Giro? «Richard Carapaz non mi sembra quello del 2019 ma ha uno squadrone, la Ineos con un ottimo Richie Porte, e credo che sia ancora l'uomo da battere.»
E' davvero così duro questo Giro d’Italia 2022? «Credo di sì, anche troppo, lo trovo sproporzionato con troppi pochi chilometri a cronometro come nel 2019 quando con 1 cronometro più lunga a Verona, come quest'anno, avrebbe potuto vincere Nibali anche se Vincenzo e Primoz Roglic qui in Valle si controllarono non pensando a Carapaz e lì sbagliò anche l'ammiraglia.»