Quella natura che ci circondava ora si ritrova accerchiata da noi
Si impara sin dai primi anni delle scuole primarie come ogni specie vivente, sia essa vegetale o animale, risulti inserita in una complessa rete di relazioni con le altre e con il contesto fisico e climatico nel quale si trova a vivere. Le categorie oppositive dei nostri sistemi sociali, religiosi ed economici, quali buoni/cattivi, utili/nocivi, puri/impuri, sono sempre e solo esistite nelle menti umane condizionate alla conquista del potere e della dominazione su tutto, intendendo questo “tutto” rappresentato di volta in volta dalla natura, dall’acqua, dalle risorse della Terra, dalle donne. Ecco chi furono e chi sono gli alieni che nei film ci fanno tanta (finta) paura. Sono tra noi, spesso siamo noi senza più nemmeno che ce ne accorgiamo, da tanto che siamo stati scollegati dalla Natura dalla quale - piaccia o no a chi ha sempre considerato i difensori della stessa un ostacolo al progresso e alla civiltà (di origine occidentale) - comunque dipendiamo per tutto il corso della nostra esistenza. Quello dunque che non viene assolutamente insegnato a scuola, né alle elementari e nemmeno in tutti gli anni successivi di studio, è che, se per un lungo periodo di tempo la nostra specie crebbe, come tutte le altre, immersa e circondata dalla Natura, in un equilibrio dinamico della biodiversità e con la perenne evoluzione di ciascuna di queste, da poco, da pochissimo se si evita di pensare in termini di generazioni umane, è la Natura stessa con i pochi animali sopravvissuti, a trovarsi circondata da noi. Se fino a poco tempo fa si usava la metafora della pelle di leopardo per indicare la “crescita” degli insediamenti umani e delle loro pertinenze (allevamenti e coltivazioni estensive) sugli spazi naturali, come tuttora avviene ancora più impunemente di prima in Amazzonia, adesso le macchie che si restringono continuamente sono le isole di Natura ancora esistenti circondate dalle nostre attività e dalla nostra presenza. Il tutto a vantaggio di pochissimi ed a danno presente e futuro dei tantissimi rimanenti - abbiamo già parlato di questo aspetto in altre occasioni - e delle prossime generazioni. Quello che si vuole dimenticare è che questa indifferenza verso tali dinamiche distruttive (si pensi che è stato valutato che manchino all’appello i nove decimi degli animali vertebrati selvatici che potrebbero esserci se noi non ci fossimo dati da fare a “moltiplicarci”) ha le sue radici lontane, costituite soprattutto dalla coppia “ignoranza e presunzione”. Circa un secolo fa nelle regole previste per la creazione e il funzionamento del Parco nazionale d’Abruzzo vi erano pagine e pagine dedicate alla distruzione con ogni mezzo dei “nocivi”, dai lupi alle aquile. La nostra Costituzione non ha nemmeno un articolo, o un minimo riferimento, alla tutela dell’ambiente, come se noi stessi potessimo vivere di aria (anche quella ormai comunque inquinata). Dunque? Se le varie associazioni di protezione ed informazione ambientale sono nate spesso in contrasto con le decisioni politiche dei nostri amministratori, ora anche noi singoli, genitori ed educatori, insieme ai bambini, possiamo creare nuovi percorsi e nuove abitudini. E se per questo dovremo nuotare controcorrente, questo sia.