Quaranta bovine morte in fondo a un dirupo “Qualcuno deve dirci cosa è successo a Ayas”

Quaranta bovine morte in fondo a un dirupo “Qualcuno deve dirci cosa è successo a Ayas”
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Quaranta manzi sono morti dopo essere precipitate in un dirupo. “Non è un incidente, è una strage”, dice sommessamente Roberto Bonin, presidente delle batailles de reines ma soprattutto uno dei proprietari del bestiame che sabato scorso, 28 agosto, è perito dopo una caduta poco lontano da Frachey, a Ayas. Erano cinquantadue le giovani bovine al pascolo nel vallone di Bettaforca, facilmente raggiungibile da Saint-Jacques. Quaranta bestie sono rimaste uccise dopo la caduta, le restanti dodici si sono salvate miracolosamente, con tutta probabilità perché erano in fondo al gruppo e non sono state spinte di sotto da nessun altro animale. Le superstiti sono atterrate su una sorta di gradone in mezzo al vuoto e poi recuperate dai Vigili del Fuoco.

E’ successo tutto all’improvviso, all’inizio di una mattinata come tante altre. Una settimana fa, tra le 9 e 9.30 del mattino, si è consumata quella che Roberto Bonin chiama “Una strage”. Al pascolo lui aveva 14 bovine e 11 sono perite in fondo a un burrone. Matteo Joly, che con il padre Luigi gestisce l’alpeggio in questo angolo magico della Val d’Ayas, ha contato appena 9 sopravvissute tra le sue 34 bestie. E’ andata peggio a Romina Gens di Montjovet, che ha perso tutti e 4 i suoi animali. Le indagini sono a carico della Forestale che martedì prossimo, 7 settembre, farà il punto della situazione in un apposito vertice in Regione.

Una corsa di cinque chilometri

Nessuno sa con precisione cosa sia successo sabato scorso nel vallone di Bettaforca. Gli animali pascolavano in un recinto e come ogni giorno venivano assistiti dai proprietari della montagna, la famiglia Joly di Brusson. Una settimana fa, arrivando ai 2.650 metri di quota dell’alpeggio, i conduttori non hanno trovato la mandria. Hanno cercato le bovine, quindi cinque chilometri più in basso la triste scoperta. “Hanno attraversato pascoli e boschi, sono pure passate su una strada poderale chiusa da delle barriere, anzi gli inquirenti hanno trovato tracce del loro passaggio proprio su queste barriere di cemento”, commenta Roberto Bonin. Il tempo di riprendersi dallo shock e di mettere in sicurezza le sopravvissute ed è partita - impietosa - la conta dei danni. “Sono immensi, irreparabili. Non voglio neanche raccontare, per l’ennesima volta, l’affetto che ci lega a questi animali. Dico solo che dietro a queste manze ci sono anni di sacrifici e passione che sono andati cancellati, almeno un secolo di selezione andato perduto in pochi minuti. Qualcuno dovrà spiegarci cosa è successo: è francamente difficile pensare di continuare a lavorare nei pascoli se succedono cose del genere, il modo di fare alpeggio degli ultimi 50 anni va ridiscusso perché francamente la categoria degli allevatori non può essere costretta a fare i conti con questo tipo di fenomeni”.

Al lavoro la Forestale

Gli uomini del Corpo Forestale della Valle d’Aosta sono al lavoro per capire l’esatta dinamica di questo incidente di proporzioni spaventose. Nelle prime ore dopo il ritrovamento delle carcasse si era addirittura parlato di un intervento umano, perché è difficile spiegare come una mandria di più di cinquanta bovine abbia corso per tanti chilometri senza fermarsi mai. “Non lo so, mi sento di escludere questa ipotesi in modo totale, non fosse altro che mi sembra impossibile che qualcuno possa anche solo pensare a un gesto del genere”, dice Roberto Bonin. Un’altra ipotesi è la possibile presenza di elicotteri, il cui rumore potrebbe avere spaventato gli animali al pascolo: sabato scorso nella zona passavano gli atleti della SkyClimb Mezzalama, seguiti dai mezzi di sicurezza. Anche questa opzione, però, non convince Roberto Bonin. “Ormai le nostre bovine sono abituate al rumore dell’elicottero. Al Bettaforca ne passano tutti i giorni”.

L’ultima ipotesi al vaglio degli inquirenti è la solita, ovvero l’intervento di lupi o di cani selvatici. “Se si tratta di loro la Forestale ce lo deve dire”, sottolinea laconico Roberto Bonin.

Il comandante del Corpo Forestale della Valle d’Aosta, Luca Dovigo, spiega che “Per quanto riguarda le ipotesi che hanno provocato questo incidente evidentemente sono al vaglio dell’Ufficio fauna della Struttura Flora, fauna, caccia e pesca dell’Assessorato regionale dell’Agricoltura e risorse naturali e della Stazione forestale di Brusson che è competente per territorio. Ci sono state alcune segnalazioni, alcune informazioni che gli agenti stanno raccogliendo per avere un quadro completo in modo da non escludere nulla e poter relazionare ai fini del pagamento dei danni subiti dagli allevatori”.

Che si tratti di bovini spaventati da qualcosa o da qualcuno non vi è alcun dubbio, vista la dinamica dell’incidente. Le ipotesi portano con molta probabilità a credere che la fuga della mandria sia dovuta alla presenza di canidi. Fino a prova contraria è, infatti, ancora troppo presto per dare la colpa ai lupi.

Ma c’è anche chi parla della presenza di un drone troppo basso che può avere causato la fuga incontrollata dei manzi. “A livello teorico tutto può essere, ma noi - aggiunge Luca Dovigo - al momento, non abbiamo ricevuto alcuna segnalazione di droni presenti nella zona usati a scopo professionale o amatoriale. Sappiamo che i manzi possono avere un carattere molto particolare e che in una mandria c’è sempre un leader. Potrebbe anche essere successo che un animale si sia impaurito per la presenza di un drone e sia fuggito seguito da tutti gli altri. Però non abbiamo nessuna evidenza che lo possa dimostrare”.

In questo clima decisamente surreale, gli allevatori coinvolti hanno comunque parole di apprezzamento per chi è intervenuto. “La Forestale, gli elicotteristi, i Vigili del Fuoco professionisti e i volontari di Ayas, così come il sindaco Alex Brunod e l’assessore regionale Davide Sapinet si sono prodigati per risolvere, per quanto possibile, le problematiche per il recupero degli animali morti”, conclude Roberto Bonin.

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