«Quanti bei ricordi legati a quando ho fatto il pastore cinquant’anni fa»

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Nell’anno 1973 sono stato a lavorare con Leo Borroz e Lina: avevano le mucche e mi hanno chiesto di andare a fare il pastore in autunno al mayen delle Druges. Risposi di sì, a patto, però, che mi lasciassero portare la mia pecora e la mia capra che erano state tutta l’estate in alpeggio e che non avevo più potuto accudire. Questo mi mancava parecchio, perché ero molto affezionato a questi due animali. La pecora me l’aveva regalata Battista Marcoz che aiutavo nei lavori della campagna e la capra me l’aveva comprata mio papà dal suo amico Tobia, perché la pecora da sola soffriva un po’ la solitudine ma dopo stavano bene insieme e io mi divertivo a portarle al pascolo. Erano molto affettuose e non mi lasciavano di un passo.

Leo accettò di prenderle e mi disse di portarle pure con me. E così io ero contentissimo e sono andato alle Druges volentieri. Anche perché les Druges è in una magnifica posizione e da lassù lo sguardo va da Aosta a Saint-Vincent e si possono ammirare tutte le principali cime valdostane. Davvero bello e a me piaceva molto stare lassù e godermi ogni giorno quello splendido paesaggio.

Leo e Lina mi avevano accolto molto bene e mi trattavano come se fossi stato un figlio. Io andavo al pascolo e man mano che le mucche mangiavano l’erba provvedevo a concimare i prati. Alla sera, venivano a trovarci i nostri vicini di casa e giocavamo un po’ a carte così passava il tempo. Prima di andare a riposare si aveva l’abitudine di bere un bicchierino di grappa. Una volta l’ho assaggiata anch’io, mi sentivo bruciare lo stomaco e allora l’ho allungata con un po’ d’acqua calda e zucchero: ho dormito tutta la notte come una marmotta in letargo. Una mattina, era la metà di ottobre, ci siamo alzati ed era tutto bianco di neve. Allora abbiamo dato da mangiare il fieno alle mucche in stalla e nel pomeriggio siamo andati al pascolo fuori, perché nel frattempo con l’aiuto del sole la neve si era sciolta. Verso fine mese siamo scesi al villaggio Chévroz di Saint-Marcel. Io sono stato ancora da loro fino a fine novembre, quando le giornate erano già più corte e al mattino c’era la brina. Allora ritardavamo a slegare le mucche così stavano tutto il giorno al pascolo e Leo mi portava il pranzo che consumavo sul posto. Ed infine una curiosità: mi ricordo che, se qualcuno aveva avuto un lutto in famiglia, non si mettevano le campane alle mucche in segno di rispetto per i parenti defunti. Non so se questa tradizione esiste anche adesso. Comunque tanti allevatori, alla viglila dei Santi, toglievano le campane alle mucche. Io sono stato bene da Leo e lina e sono sempre andato a trovarli anche dopo che non lavoravo più da loro.

Adesso, dopo una vita di sacrifici e duro lavoro, riposano uno accanto all’altra nel cimitero di Saint-Marcel e io, quando passo davanti alle loro tombe, non manco mai di recitare l’eterno riposo per queste brave persone a cui ho voluto bene.

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