Quando il turismo era un complemento all’agricoltura e non un «luna park» dello sci
Domenica 22 marzo 1953, quindi settant’anni fa, decedeva improvvisamente alle due di pomeriggio ad Aosta Albert Deffeyes, assessore regionale in carica al Turismo, Antichità e Belle arti. La notizia della sua scomparsa si diffuse rapidamente, destando un profondo cordoglio sia in città che nell’intera Valle d’Aosta, considerando anche la sua giovane età, visto che era nato il 25 gennaio 1913, da Joseph impiegato del Tribunale e da Olga Brivio, peraltro rimasto orfano del papà già nel 1914. Il funerale che si celebrò mercoledì 25 vide la partecipazione di migliaia di persone, con il feretro accompagnato alla Cattedrale dalla banda cittadina e un corteo con ben sessantacinque tra corone e cuscini.
Albert Deffeyes, al quale verrà in seguito intolata la piazza del nuovo Palazzo della Regione, dopo avere frequentato il Liceo ginnasio aostano si era laureato a Torino in Lettere, insegnando e diventando nel 1945 preside dell’Ecole Normale e poi sovraintendente agli Studi della Valle d’Aosta, una carica appena creata con il difficile compito di ripristinare l’uso del francese nella scuola dopo la sua abolizione. Fondatore dell’Union Valdôtaine sempre nel 1945, nel 1946 venne eletto nel primo Consiglio comunale di Aosta per poi dimettersi il 17 marzo 1949 per prendere parte alla consultazione popolare per la formazione del Consiglio Valle, anche in questo caso il primo. Venne eletto e nominato assessore, proprio nel settore che prediligeva, visto che era una persona sensibile al bello ma anche concreto, tanto da intraprendere subito il restauro dei monumenti storici e da prevedere, norma in vigore per decenni, i sussidi per la ristrutturazione dei tetti in lose.
Presidente del Club Alpino di Aosta, Albert Deffeyes era pure guida alpina e dovette affrontare il primo vero confronto su di un nuovo modello di turismo, dopo che lo Stato fascista aveva favorito un grande avvicinamento delle masse popolari alla montagna. La differenza stava nella sensibilità di Albert Deffeyes a credere che il turismo fosse un complemento naturale alll’agricoltura di montagna e non semplicemente una sfida per arrivare più in alto. Per questa ragione dobbiamo a lui tante idee ancora oggi estremamente attuali, visto che si fece promotore di nuove costruzioni alberghiere, formando nel contempo i giovani nelle più prestigiose scuole alberghiere svizzere, all’epoca le prime al mondo, favorendo la nascita di nuove stazioni sciistiche, da affiancare a Cervinia, ridiventata Breuil. Nominato presidente della società Pila, coinvolse nello studio progettuale e nella realizzazione del nuovo impianto di collegamento, con una seggiovia da Peroulaz alla conca di Pila, l’amico di sempre Pierre Fosson, poi suo collega di Giunta come assessore regionale all’Industria e Commercio. L’impianto venne inaugurato domenica 2 gennaio 1949 e quell’evento, così come l’opera e le idee di Albert Deffeyes, sono oggi quanto mai attuali in questo momento in cui in Valle d’Aosta si dibatte la questione della creazione della funivia di Cime Bianche e ci si confronta con un modello di turismo che vede nello sci un’attività predominante. Certo che è interessante ricordare come la Valle d’Aosta già nel 1949 puntasse ad uno sviluppo sostenibile, dando priorità alla salvaguardia del territorio e delle sue attività, come l’allevamento e l’agricoltura, che dovevano appunto essere complementari a qualsiasi iniziativa turistica.
E’ pure molto interessante riflettere su come la nuova seggiovia di Pila nacque e poi consentì lo sviluppo della stazione sciistica di riferimento per Aosta. Intanto i finanziamenti si basarono sull’azionariato, anche popolare, con le quote acquistate da contadini e operai «dont la modeste contribution a une valeur morale exceptionnelle» disse proprio Albert Deffeyes nel suo discorso, poi la Regione aiutò con un finanziamento così come la Sitav per il Casino de la Vallée, comprendendo l’importanza che lo sci e il turismo in generale avrebbero avuto per la Casa da gioco, mentre la Cogne fornì con i suoi dipendenti un aiuto materiale al montaggio della seggiovia. «Les Valdôtains doivent se mettre à la tache et donner à leur pays un outillage touristique moderne» così concluse il suo discorso Albert Deffeyes, la cui visione di gestione del territorio rappresenta ancora oggi - a settant’anni di distanza - un modello che dovrebbe essere seguito, con i necessari adeguamenti, per evitare che la Valle d’Aosta diventi esclusivamente un «luna park» dello sci.