Protezione civile: «Serve più personale per far fronte alle continue emergenze»

Protezione civile: «Serve più personale per far fronte alle continue emergenze»
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Un organico che necessita di essere incrementato, soprattutto a causa delle emergenze sempre più frequenti nella nostra regione e di un territorio che diventa sempre più fragile. E’ questa la sintesi delle considerazioni di Valerio Segor, capo della Protezione Civile della Valle d’Aosta. Sono 55 gli uomini operativi nel Dipartimento regionale, ma ne servirebbero molti di più, figure specializzate, geologi, ingegneri. Fondamentale poi la formazione, e l’esperienza sul campo, che ovviamente le scuole non forniscono. «Se si considera che alcuni addetti devono ricoprire i turni 24 su 24, 7 giorni su 7, nelle 2 centrali uniche di soccorso, e quindi 14 persone devono essere dedicate solo a questa attività, diventa facile capire quanto le risorse siano davvero limitate. - sottolinea Valerio Segor - Stessa situazione per ciò che riguarda i Vigili del Fuoco, che attualmente sono 180. Ma l’organico al completo dovrebbe esser di 232 unità». La causa di questa carenza di personale potrebbe essere imputata alla scarsa appetibilità dei contratti pubblici rispetto a quelli analoghi in vigore nel privato. La Valle d’Aosta ha una conformazione orografica particolare, evidenzia Valerio Segor, con vallate molto incise e altitudini elevate, la quota è mediamente molto alta e negli ultimi periodi si stanno liberando grandi quantità di detriti che in precedenza erano tenuti fermi da permafrost o ghiaccio. «La nostra regione è stata innovativa sul tema della prevenzione - prosegue Valerio Segor - come testimonia la legge regionale 11 del 1998 che ha fotografo la realtà territoriale. Uno strumento efficace, attraverso il quale si è potuto intervenire a livello di prevenzione comunale, con la pianificazione e lo studio del territorio, e quindi in maniera molto capillare, con la realizzazione di opere di regimazione dei torrenti e di sistemi para frane». Tornando al monitoraggio, sicuramente oggi si dispone di sistemi sempre più evoluti e all’avanguardia tecnologicamente, ma la differenza la fa ancora l’esperienza dell’uomo. Non ha dubbi su questo Valerio Segor: «Negli anni è cambiato il modo di operare, ma l’attenzione è sempre rimasta alta, adesso come in passato, e le procedure da seguire in caso di emergenza sostanzialmente rimangono invariate. Sicuramente negli anni è emersa una maggiore consapevolezza rispetto alla fragilità del nostro territorio. Le abbondanti precipitazioni della scorsa primavera e anche le nevicate a fine stagione hanno creato la saturazione dei terreni che non riescono più ad assorbire acqua. Ma non è detto che sia solo questo il rischio: anche la siccità del 2022 aveva creato una situazione di difficoltà, perché se il terreno è molto asciutto, anche una pioggia improvvisa e forte può provocare ingenti danni». Alcuni territori della regione sono più fragili? «La Valle d’Aosta è divisa in 4 zone e ciascuna ha caratteristiche diverse. - osserva ancora Valerio Segor - Una delle località più piovose è sicuramente quella di Lillianes. Per ciò che riguarda il pericolo frane, sicuramente al centro dell’attenzione sono l’area del Mont de la Saxe, a Courmayeur, la zona del Vollon sopra Nus, il Bosmatto a Gressoney, la Becca di Nona, alle spalle di Aosta, tutte zone caratterizzate da importanti movimenti franosi. Per ciò che riguarda i ghiacciai, sotto osservazione il Grandes Jorasses, il Pra Sec in Val Ferret, e il Planpincieux».

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