Progetto Civico Progressista non ci sta: «Noi siamo quelle del “sì”»
Definito spesso come «il partito del no», il Progetto Civico Progressista prova a ribaltare la narrazione. Attraverso il gruppo nel Consiglio Valle, ha diffuso un manifesto dal titolo «Quelle del sì» per «ribadire il carattere programmatico e propositivo della sua azione politica».
«In questi mesi è proseguita da parte di alcuni degli avversari politici una narrazione tesa a squalificare l'azione politica delle nostre consigliere regionali e a ridurre a mera ideologia le nostre proposte, senza mai entrare nel merito» si legge in una nota. Nel manifesto sono citati il capogruppo dell'Union Valdôtaine Aurelio Marguerettaz e l'assessore all'Istruzione Luciano Caveri, che hanno più volte parlato in Consiglio del «partito del no».
Il Pcp replica, parlando di «una cultura politica debolissima e puramente difensiva, che non aiuta le cittadine e i cittadini a orientarsi e a farsi liberamente una propria opinione politica, ma soprattutto che non può dare risposte ai tanti bisogni della popolazione». Il manifesto, che elenca i «sì» al nuovo ospedale e alla ferrovia elettrificata, ma anche alla «protezione del vallone della Cime Bianche e a una riforma elettorale che permetta di scegliere direttamente il presidente della Regione», sarà affisso negli spazi pubblici di Aosta, «con l'obiettivo di comunicare direttamente con l'opinione pubblica e rimettere in fila i sì che il Pcp ha elaborato, a partire dal proprio programma elettorale e dal confronto continuo con la società civile valdostana».
Intanto va avanti la verifica di maggioranza, o meglio il «tagliando» della coalizione che regge il governo presieduto da Erik Lavevaz.
Gruppi consiliari e partiti stanno esaminando un documento di trenta pagine per il «rilancio» della legislatura.
Tra le ipotesi vi è anche l’idea di una «cabina di regia» suggerita dal consigliere Claudio Restano. Al timone di questo nuovo organismo - che periodicamente si affaccia nella politica valdostana - naturalmente il presidente della Regione Erik Lavevaz che avrà l’incombenza di convocare e confrontarsi in modo preliminare con i responsabili politici della coalizione sui temi strategici.
D’altronde nelle prime righe del documento è scritto chiaro: «Il Consiglio deve ritrovare il suo ruolo fondamentale di luogo di decisione e di scelte di governo». Obiettivo raggiungibile anche con la riforma elettorale per garantire «maggioranze certe e stabili» ma mi raccomando che non si parli di elezione diretta del Presidente. In particolare per quanto riguarda «le cose da fare», tra le priorità figura l’informatizzazione sia della pubblica amministrazione, sia del settore privato delle imprese. Poi il «marchio ombrello» per dare identità e riconoscibilità a settori produttivi e turistici. Le opere pubbliche per il rilancio dell’attività edilizia, con il recupero degli istituti scolastici di proprietà regionale.
Questione Ospedale: «Completare i lavori a Est e progettare il recupero della parte ovest, dove c’è il Parini». La Cva deve restare pubblica e servono «leggi che consentano di disciplinare le concessioni idroelettriche, oppure la proroga della scadenza oltre il 31 marzo 2029».
Proprio sull’attività amministrativa, prima ancora che sul piano politico, si è sviluppata qualche «scaramuccia» tra i consiglieri di maggioranza. Ad accendere la discussione per esempio è stato l’esito del «bando borghi» del Pnrr che ha portato 20 milioni di euro a Fontainemore. Un epilogo che naturalmente non ha soddisfatto tutti, a seconda dei bacini elettorali.
Altra questione calda è il destino del castello di Introd. La trattativa tra privati è alle battute finali (vedi articolo a pagina 10) e vi sono diversi punti di vista sull’ipotesi che la Regione eserciti l’ormai famoso diritto di prelazione per non lasciarsi scappare l’antica e prestigiosa dimora.