Premio letterario Grand Continent, «Da questa vetta guardo ad est»: le parole del vincitore

Premio letterario Grand Continent, «Da questa vetta guardo ad est»: le parole del vincitore
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Mercoledì scorso, 20 dicembre, a 3.466 metri di altitudine, la giuria del premio Grand Continent ha scelto anche quest’anno una grande narrazione europea da tradurre e diffondere nei più importanti spazi linguistici del continente: italiano, francese, spagnolo, tedesco e polacco. La scelta è caduta su «Zlodzieje zarowek» («Il ladro di lampadine») di Tomasz Rozycki, un romanzo ambientato in un condominio polacco negli ultimi anni del comunismo. Dopo le elezioni polacche e davanti alla tragedia ucraina, la giuria afferma il valore politico di questa scelta:

«Scegliendo questo romanzo di un autore polacco, lui stesso traduttore del francese, abbiamo voluto ricompensare un’opera narrativa essenzialmente europea. La giuria sceglie di ricompensare una scrittura e uno scrittore, un soffio che abita ogni pagina e plasma il racconto, conferendogli l’intensità innocente di un gioco per bambini. La magia della prosa di Rozycki sta nel trasformare la realtà triviale, il suo grottesco e le sue privazioni in libertà, una libertà che l’autore rivendica e condivide con il suo lettore. Un’ironia e un umorismo sottili pervadono ogni scena del racconto, scongiurando ogni volta il pathos e la gravità.

Eleggere “Zlodzieje zarowek” nell’attuale contesto europeo è anche un gesto politico. Dopo otto anni di intensa polarizzazione delle narrative, nei quali la storia è diventata oggetto di manipolazioni e controversie ricorrenti, la Polonia offre oggi all’Europa la speranza di una sua riconfigurazione politica – e il libro di Tomasz Rozycki vi partecipa, non lanciando un contrattacco ai populisti, ma rispondendo all'odio e alla stupidità con l’ironia e l’immaginazione creativa.»

Tomasz Rozycki ha ricevuto il premio nella cornice di Skyway. Dalla vetta del continente, un luogo magico della letteratura polacca, ha scelto di guardare ad est nel suo discorso di premiazione: «Preso dall'emozione e dalla sorpresa per questo annuncio, e per il viaggio che ho fatto ieri fino a Courmayeur per raggiungervi, vorrei ringraziare la giuria del Premio Grand Continent la rivista che organizza questo premio letterario, e salutare gli altri finalisti di questa edizione che, come me, sono scrittori europei.

Il mio libro inizia con questa frase: “Ascoltate, signore e signori, come saltò mia madre”. È un libro che racconta, attraverso gli occhi di un ragazzo, la storia di un'infanzia in un paese comunista, in un enorme edificio popolare abitato da persone diverse, di diverse origini, provenienze, diverse idee politiche. Tutti vivono lì perché devono farlo, perché non hanno scelta. Vivono lì sotto un regime fondato sulla menzogna. Vivono lì e lottano contro una crisi permanente e una continua carenza di acqua, elettricità, riscaldamento, zucchero e burro. Queste persone sono braccate dalla polizia segreta e devono superare una narrazione costruita sulla menzogna. Ma nonostante tutto, mantengono la loro dignità perché resistono. E hanno qualcosa in più: la solidarietà, che permette loro di tirare avanti, di organizzarsi con e nonostante la crisi. È così che è nato il movimento Solidarnosc, che ha ribaltato il sistema, invertito un tragico destino e abbattuto il blocco sovietico.

Vi parlo di fronte alla cima del Monte Bianco, un luogo magico della letteratura polacca. Nel capolavoro dello scrittore ottocentesco Juliusz Slowacki, «Kordian», che ancora oggi viene insegnato a tutti gli studenti polacchi delle scuole superiori, l'eroe, una figura romantica e megalomane, sale in cima al Monte Bianco. In cima, viene colpito da una crisi mistica. Si rende conto che se tutto ciò che ha davanti dovesse andare in frantumi, se il cielo dovesse colpire il ghiacciaio, lui sarebbe il primo a morire. Questa immagine anticipa forse una sorta di preoccupazione ecologica che oggi assume il suo pieno significato, visto che osserviamo il ghiacciaio ritirarsi anno dopo anno.

Ma Kordian guarda anche più lontano e subisce una metamorfosi. Guarda alla Polonia, schiacciata dal dispotismo russo. Decide di rivolgere le sue energie verso tutti i popoli e di tornare in Polonia per combattere lo zar. Nel farlo, ricorda un episodio leggendario della storia, quello del cavaliere Arnold von Winkelried. Per vincere una battaglia decisiva, Winkelried si sacrificò, attirando su di sé tutte le lance nemiche, in modo che gli svizzeri potessero vincere e salvarsi. Kordian paragona il suo futuro ruolo e quello della Polonia al destino di Winkelried: una nazione che deve sacrificarsi per liberare l'intera Europa dal dispotismo.

A mia volta, da questa vetta, guardo a est e vedo che il nostro grande continente è ancora più grande di quanto pensassimo. Oggi ho ricevuto diverse domande da parte di lettori che mi chiedevano se questo edificio si trovasse in un determinato luogo, perché pensavano di riconoscervi le proprie finestre, le proprie vite. Quello che racconto non è solo il destino dei polacchi, ma quello di tutta l'Europa post-sovietica, il destino di milioni di persone. Quando guardo a est, vedo ancora una volta un popolo che lotta per la dignità umana, per la libertà, contro il dispotismo russo - ancora oggi - e che, nel farlo, è il popolo più europeo che ci sia. È un popolo che sta morendo per i nostri valori. Sto ovviamente pensando all'Ucraina, dove Slowacki è nato.

Anche se si salta dal Monte Bianco, non si cade.

Restiamo uniti e vinceremo contro il male.»

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