Possedeva una casa di famiglia a Pontboset la coppia di coniugi uccisa da un vicino a Rivarolo

Possedeva una casa di famiglia a Pontboset la coppia di coniugi uccisa da un vicino a Rivarolo
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La notizia della tragedia che si è consumata nella notte di sabato scorso, 10 aprile, a Rivarolo Canavese, con l’assassinio di Osvaldo Dighera, 74 anni, e di sua moglie Lilliana Heidempergher, 70 anni, uccisi a colpi di pistola dal vicino di casa Renzo Tarabella, 83 anni, si è velocemente diffusa a Pontboset, paese dove i due coniugi erano soliti trascorrere il periodo estivo nella loro casa di famiglia. Nel Comune che conta circa 190 abitanti, infatti, si erano fatti apprezzare per la loro cordialità ed educazione. «La mamma della signora Lilliana era una Baudin - ricorda Paolo Chanoux, sindaco di Pontboset - ed era originaria di Pontboset. Lilliana e suo marito Osvaldo salivano molto spesso nella casa materna, sita proprio nel borgo del nostro Comune, che avevano sistemato con molta cura e gusto e le loro visite erano più frequenti soprattutto da quando erano diventati nonni della piccola Caterina, che oggi ha 2 anni. Erano persone cordiali, affabili e discrete e molto ben inserite all'interno della nostra comunità. La notizia della loro morte ci ha stravolto per la sua gravità e mai e poi mai ci saremmo aspettati una cosa simile. Anche loro figlia Francesca è di casa a Pontboset ed è una mia coscritta, motivo in più per la quale questa tragedia mi ha particolarmente colpito». Incredulo pure Luciano Isabel, titolare del ristorante Chez Isabel, locale che i coniugi Dighera erano soliti frequentare. «Quando in estate salivano a Pontboset venivano a trovarci molto frequentemente, - racconta Luciano Isabel - soprattutto Osvaldo che passava tutti i giorni a comperare il giornale. Erano persone tranquille, molto educate e sempre disponibili. Una tragedia simile era impensabile e siamo veramente rattristati per quanto accaduto anche pensando alla figlia Francesca e alla piccola Caterina».

Secondo le prime ricostruzioni dei carabinieri di Rivarolo, Renzo Tarabella avrebbe prima sparato con la sua pistola semiautomatica calibro 21 alla moglie Rosaria Valovatto, 79 anni, e al figlio disabile Wilson, 51 anni, e poi ai vicini di casa scesi dal sesto piano, dove abitavano, probabilmente allarmati dai rumori. Dopo averli freddati, sarebbe rimasto in casa con i cadaveri fino alle 3 del mattino quando i carabinieri, con i Vigili del Fuoco, hanno fatto irruzione nell'alloggio allertati dalla figlia della coppia Francesca, preoccupata perché non era riuscita a contattare i suoi genitori. Che fosse accaduto qualcosa al piano di sotto, nell'appartamento che la coppia affittava da tempo ai 2 anziani coniugi con il figlio disabile, i militari l'hanno capito quando, dopo aver risposto al citofono, Renzo Tarabella ha smesso di parlare. L'uomo si è quindi sparato alla testa con la stessa pistola usata per uccidere le 4 persone mentre i carabinieri entravano nell'abitazione dal balcone con l'ausilio dei pompieri. L'omicida è stato quindi trasportato in condizioni disperate all'Ospedale San Giovanni Bosco di Torino.

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