Polizia penitenziaria, la protesta degli agenti: «Situazione grave»

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Da lunedì scorso, 4 settembre, il segretario generale dell’Osapp Leo Beneduci ha proclamato la stato di agitazione nazionale del personale di Polizia penitenziaria e l’abbandono di qualsiasi tavolo di trattative o confronto al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Il motivo? «Troppe aggressioni impunite, troppi ferimenti di poliziotti penitenziari, troppo strapotere in carcere dei detenuti più violenti, troppi procedimenti giudiziari a carico esclusivo di poliziotti penitenziari - si legge in una nosta del sindacato - trascurando le responsabilità di chi è capo delle strutture e gestisce in maniera pessima l’organizzazione e i supporti operativi del personale, troppi inerzia e pressappochismo dei principali responsabili dell’amministrazione che hanno tralasciato per mesi di intervenire sul disastro penitenziario, troppe parole a sproposito sul carcere e nessun intervento concreto». Leo Beneduci precisa: «Benché non si pretenda di influenzare le scelte fino ad oggi sbagliate della politica sul carcere e che hanno fatto in modo di designarne ai vertici figure del tutto inadatte ovvero di mantenere negli incarichi i responsabili già designati dal precedente governo e del tutto inadeguati è indubbio che nelle attuali condizioni non si possa andare avanti rispetto al dissesto delle infrastrutture penitenziarie, alla sofferenza e alle gravi carenze di personale e al concomitante disagio di una utenza penitenziaria nei cui confronti la pena non ha più, alle attuali condizioni, alcuna finalità di risocializzazione laddove prevalgono invece le tossicodipendenze, le infermità psichiche e le criminalità organizzate». Leo Beneduci prosegue: «Avremmo voluto che il ministro Nordio invece di affidarsi a suggerimenti inappropriati e incompetenti che hanno lasciato irrisolti i problemi concreti di oltre 100.000 (centomila) donne uomini che costituiscono l’universo carcerario, unitamente alle centinaia di migliaia di famiglie coinvolte, avesse considerato le condizioni del sistema penitenziario italiano tra le principali emergenze nazionali da affrontare e risolvere; ma ciò non è avvenuto e per tali motivi le uniche possibilità riguardano la protesta ad oltranza del personale ed il ricorso alla piazza fino al definitivo rinnovamento degli attuali vertici dell’amministrazione».

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