È polemica sulla data del 26 gennaio per la Giornata nazionale degli alpini

È polemica sulla data del 26 gennaio per la Giornata nazionale degli alpini
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È stato approvato al Senato il disegno di legge che istituisce la “Giornata nazionale della Memoria e del Sacrificio degli Alpini”. L’intento è quello di celebrare questa Giornata il 26 gennaio di ogni anno, a partire dal 2023, in ricordo dell’eroismo dimostrato dal Corpo d’armata nella battaglia di Nikolaevka del 26 gennaio del 1943, durante la seconda Guerra mondiale. Il senatore Albert Lanièce ha sottolineato che quell’episodio «Segnò uno dei momenti più tragici nelle vicende militari della Seconda guerra mondiale» ricordando come «I valdostani del Battaglione Monte Cervino, un reparto che fu impiegato nelle pianure del Don, partirono in 650 e al ritorno, a sfilare sotto l'Arco di Augusto di Aosta, furono poco più di 50».

Rifondazione Comunista

critica la scelta della data

La scelta della data del 26 gennaio, però, viene critica da Rifondazione Comunista il cui segretario per la Valle d’Aosta Francesco Lucat osserva: «Una indicazione che ha suscitato lo sconcerto di tanti storici e dell’Aned, l’Associazione dei deportati nei campi di sterminio, che in un comunicato ricorda che quella era la guerra di Hitler e Mussolini. E’ vero che Nikolaevka fu “la vittoria della disperazione”, combattuta dagli alpini per salvarsi dal disastro della sconfitta delle forze dell’Asse. Gli alpini dimostrarono doti straordinarie di sacrificio e di eroismo, lasciando sul campo, e per strada una scia insanguinata di caduti, feriti, dispersi, prigionieri. Ma è altrettanto vero che essi si trovarono in quella tragica situazione perché mandati là, a sostenere l’aggressione hitleriana». Pertanto Francesco Lucat evidenzia che «Il nostro esercito, in Russia, era un esercito aggressore, al servizio di Hitler ed è stato - ahinoi - un bene, per la storia dell’umanità, che sia stato sconfitto». Francesco Lucat prosegue: «Il messaggio dei superstiti fu allora la condanna del fascismo. Le popolazioni delle valli che avevano visto morire i loro figli in Russia si schierarono subito, d'istinto, con la Resistenza. I partigiani lottarono contro i nazi-fascisti anche per conto dei fratelli, dei figli, degli amici che erano morti in Russia. Questa, dunque, la memoria della “difesa della sovranità nazionale” che l’Ana, dovrebbe contribuire a tramandare: il ricordo che dalle atroci sofferenze della campagna russa è nata la Resistenza, la lotta di liberazione, cardine della Costituzione che festeggeremo il 25 aprile, fondamento della nostra sovranità nazionale e della democrazia. Una Costituzione che ripudia la guerra. Un ripudio che l’Ana, per bocca del suo Presidente, ha fatto proprio in una lettera all’ambasciatore russo, relativa al fatto che su alcuni siti web russi, qualche imbecille ha definito un “monumento fascista” il cippo che a Rossosch ricorda i caduti della guerra. Lì, sotto al cappello alpino e alla stella dell’Armata Rossa, c’è la scritta: “Da un tragico passato un presente di amicizia per un futuro di fraterna collaborazione”. “Da oltre cent’anni” conclude la lettera “l’Ana sostiene solo valori di fratellanza, pace e riconciliazione con tutte le genti”. In altre parole, la lezione imparata su troppi campi di battaglia, dagli alpini è una sola: “Fuori la guerra dalla storia”».

La risposta del presidente

della Sezione Ana valdostana
Una polemica che secondo il presidente della Sezione Valdostana dell’Associazione Nazionale Alpini Carlo Bionaz è fuori luogo. «Va puntualizzato che il monumento a Rossosch, che fonde il cappello alpino e la Stella Rossa, - commenta Carlo Bionaz - è stato realizzato in completo accordo tra la Russia e lo stesso Comune di Rossosch. Non sorge in quel luogo per sfregio ma come ulteriore segno di pace con la comunità russa e con lo stesso intento con cui fu costruito l’Asilo del Sorriso vicino ad esso». Carlo Bionaz aggiunge che «Il Sindaco di Livenka, nome attuale di Nikolaevka, ha chiesto agli alpini di ricostruire il ponte su cui nel 1943 passarono in ritirata dal fronte del Don. L’opera non a caso è stata battezzata il “Ponte degli Alpini per l’amicizia” e all’inaugurazione nel settembre 2018 con le autorità russe erano presenti il generale Claudio Berto, comandante delle Truppe Alpine dell'Esercito, e il presidente dell’Ana Sebastiano Favero che in quell’occasione sottolineò che “Questo dono fatto alla popolazione russa rappresenta un dato reale ma anche ideale e metaforico in quanto simbolo dell’amicizia tra noi e il popolo russo. Un tempo eravamo venuti da invasori ma attraverso queste iniziative siamo tornati da amici e questi segni stanno lì a testimoniare questa nostra volontà che vuol essere per sempre”. I 2 parapetti del ponte a marzo sono stati imbrattati con la “Z”, divenuta tristemente nota a causa della guerra in Ucraina. Quindi non credo che la scelta del 26 gennaio per la “Giornata nazionale della Memoria e del sacrificio degli Alpini” sia stata un errore come sostengono alcuni».

Ora la Sezione Valdostana dell’Associazione Nazionale Alpini guarda all’Adunata nazionale che si terrà sabato 7 e domenica 8 maggio a Rimini. «La partecipazione dei valdostani sarà come sempre buona - annuncia il presidente Carlo Bionaz - e praticamente tutti i Gruppi hanno già provveduto a prenotare gli alberghi». La settimana dopo si terrà un pellegrinaggio militare a Lourdes che si ripere da 61 anni «E noi parteciperemo - conclude Carlo Bionaz - per pregare affinché la guerra finisca».

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