Piervittorio Bettiol, l’architetto buono che non si lasciava influenzare

Piervittorio Bettiol, l’architetto buono che non si lasciava influenzare
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Amava il suo lavoro. Amava lo sport in generale e fino a qualche anno fa giocava a golf. Amava la famiglia più di ogni altra cosa. Il suo cuore si è fermato improvvisamente giovedì 3 agosto. L’architetto Piervittorio Bettiol, affermato professionista conosciuto non solo in Valle d’Aosta (dove molti lavori portano la sua firma), se ne è andato lasciando nel dolore la moglie Silvana De Riccardis con la quale era sposato dal 1983, ed i figli Maria Chiara, Maria Pia, Nicolò, Jacopo e Piermaria.

Piervittorio Bettiol era nato ad Aosta il 25 agosto 1946, tra pochi giorni avrebbe compiuto 77 anni. La notizia della sua scomparsa è stata data dalla famiglia solo a funerali avvenuti, in forma privata ad Aosta, sabato scorso, 5 agosto nella chiesa parrocchiale di Saint-Martin-de-Corléans.

Piervittorio Bettiol fu colui che, nel 1977, rese possibile la nascita dell’Ordine degli architetti della Valle d’Aosta. Si era da poco laureato a Torino e con lui fu raggiunto il numero necessario per costituire l’Ordine. Persona sempre molo attiva, splendido marito e splendido padre che amava in generale gli sport e «che ci ha sempre seguiti in tutto» ricorda la figlia Maria Pia. Piervittorio Bettiol e Silvana De Riccardis, medico di famiglia molto nota ad Aosta, sono stati insieme più di 50 anni contando anche i 12 di fidanzamento. La loro era una bella famiglia, molto unita. «Ci ha insegnato a seguire sempre le nostre idee senza farci influenzare da altri. E di questi insegnamenti abbiamo fatto tesoro» evidenzia Maria Pia Bettiol.

Uomo schietto, sincero con tutti, Piervittorio Bettiol diceva sempre quello che pensava anche a costo di apparire brusco. Non le mandava a dire, ha seguito la sua strada senza mai lasciarsi influenzare da nessuno. E non gli è mai interessato impegnarsi in politica, «perché non era una persona che si faceva manipolare». Era di animo molto buono e in alcuni casi ha progettato, in maniera del tutto gratuita, nuove costruzioni o la riqualificazione di edifici. In Romania fu incaricato da parte del Governo dello studio preliminare del palazzetto dello sport a Bucarest. Sempre a Bucarest, gli fu chiesto di progettare un centro di riabilitazione per portatori di handicap. Ma ciò a cui più teneva era la realizzazione di alcune case di accoglienza, sempre in Romania, a Câmpina, dove ospitare bambini orfani, da togliere dalle fogne della città. Così come amava, anche in collaborazione con la figlia Maria Pia, pure lei architetto, occuparsi del recupero e delle progettazione di strutture alberghiere.

Nei primi anni Novanta Piervittorio Bettiol aveva spinto l’Amministrazione comunale di Aosta - mettendosi a disposizione in maniera gratuita - ad impegnarsi per la riqualificazione dell’area sportiva di a Tzamberlet, quindi la costruzione del nuovo maneggio, la riqualificazione della piscina e del palaghiaccio.

«Papà - conclude commossa Maria Pia Bettiol - diceva che quello che mancava a livello politico era la visione globale. Insomma, lui aveva progettato la riqualificazione di Tzamberlet, però la cosa non è mai andata a buon fine. Aveva dunque ragione quando diceva che, se non si pensava a un disegno più ampio, le cose non avrebbero mai funzionato per davvero. Anche questo è stato per noi figli un insegnamento importante».

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