Piero Tassone, una vita avventurosa come un romanzo A Antey-Saint-André l’ultimo saluto all’ex artigliere

Piero Tassone, una vita avventurosa come un romanzo A Antey-Saint-André l’ultimo saluto all’ex artigliere
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Per Pietro Tassone, artigliere del Regio Esercito, il 4 dicembre da ottant’anni aveva un doppio significato. Innanzitutto il suo compleanno - nato a Friosa villaggio della cuneese Frabosa Soprana nel 1923 - e la festa di Santa Barbara, che aveva imparato a celebrare da quando il 9 gennaio del 1943 era stato destinato al secondo Reggimento d’artiglieria d’Armata ad Alessandria.

Il prossimo 4 dicembre sarebbe stato per lui il centesimo, un secolo di vita praticamente sfiorato, visto che Piero Tassone si è spento al Beauregard di Aosta giovedì scorso e oggi, sabato 21, ad Antey-Saint-André alle 15 viene celebrata la funzione funebre.

Cento anni di vita straordinaria quella di Piero Tassone, raccolta pure in un libro a lui dedicato, che proprio il servizio militare fece improvvisamente diventare avventurosa e pericolosa.

Intanto fu a Roma per un corso da trattorista dei mezzi addetti al traino dei cannoni e il 25 luglio 1943 venne inviato di presidio a Palazzo Venezia proprio il giorno della caduta del fascismo, un evento eccezionale che visse quindi in prima persona, sotto il balcone dove Benito Mussolini aveva tenuto i suoi discorsi, acclamato dalla folla che quel giorno invece lo0 derideva. Poi arrivò settembre e l’armistizio lo trovò nel sud della Francia, nella stessa caserma con gli ex camerati tedeschi: impossibile fuggire, furono tutti arrestati. Piero Tassone però non si perse d’animo e scappò, lo catturarono sul treno e trascorse il 4 dicembre del 1943 in carcere. Allora arrivò il campo di prigionia a Rheinfelden-Baden sul Reno, numero 5162, non lo dimenticava mai. Lavorò come uno schiavo in una fabbrica di alluminio, con temperature altissime e poco cibo, fino al 21 aprile del 1945 quando vide i cancelli del campo aperti e prese la strada della Svizzera insieme a tanti altri come lui. A maggio giunse a Cuneo, da dove percorse a piedi i trenta chilometri fino a casa: qui trovò i suoi genitori ma anche la notizia che il fratello Donato veniva dato come disperso in Russia: non tornò mai più come non tornarono altri sette ragazzi come lui del villaggio, tutti rimasti nella steppa, un dolore che Piero non dimenticava mai.

Arrivò in Valle d’Aosta nel 1957, assunto al Grand Hotel Billia come accompagnatore dei clienti che volevano andare a sciare. Prima però era diventato famoso con la fortunata esperienza nella trasmissione televisiva “Lascia o raddoppia”, vincitore di quattro puntate e pure di una bella somma in denaro. Dal Billia conobbe Cervinia, divenne come maestro di sci e nel 1970 aprì un noto negozio di articoli sportivi, insieme alla moglie Pierina Poletto, che gli diede le figlie Laura e Tiziana, quest’ultima mamma di Filippo, l’unico adorato nipote del nonno Piero, un nonno veramente speciale per una vita lunga e straordinaria.

Piero Tassone in una fotografia recente e giovane artigliere nel 1943

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