«Pianta organica del Parco, mancano ancora diciotto unità» Gran Paradiso, i primi dossier sul tavolo del nuovo Presidente
Mauro Durbano, classe 1986, è il più giovane Presidente nella storia del Parco del Gran Paradiso. Attualmente vice sindaco di Ceresole Reale e vice presidente di Ires Piemonte, si è laureato a Torino nel 2013 in Geografia per lo sviluppo e le risorse paesistiche e svolge attività di consulente per enti pubblici e privati in ambito di pianificazione territoriale e valorizzazione del territorio.
La sua nomina è stata decisa dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin che ha firmato il decreto. Il passaggio delle consegne alla guida dell’Ente Parco è avvenuto martedì 12 dicembre con Italo Cerise che ha svolto 2 mandati come Presidente del Parco dal 2011 a novembre 2022 e come commissario straordinario sino a dicembre 2023.
«Sono onorato e orgoglioso di ricoprire un ruolo così prestigioso - commenta il neo Presidente dell’Ente Parco - e per questo ringrazio il Ministro per avere riposto in me la sua piena fiducia. Un ringraziamento particolare, però, lo voglio rivolgere pure a Italo Cerise per il prezioso lavoro svolto durante i suoi mandati, e anche per quanto promosso in questo anno di commissariamento del Parco, ciò di cui farò sicuramente tesoro».
Ricevuta la comunicazione della sua nomina alla guida dell’Ente Parco, Mauro Durbano si è subito messo all’opera.
«Una prima cosa di cui ho già preso atto, - spiega Mauro Durbano - e sulla quale dovrò confrontarmi a breve con il Ministero, riguarda la pianta organica che è carente di 18 unità con gli attuali 70 dipendenti a fronte degli 88 che dovrebbero essere. Il secondo dossier sul quale inizierò a lavorare è la comunicazione che sicuramente bisognerà allargare anche ai territori limitrofi al Parco, con i quali è importante interagire. Credo fortemente che dovremo puntare a una informazione molto mirata, e anche avere sempre di più rapporti e collaborazioni nazionali e internazionali che ci portino ad ottenere visibilità verso un target di visitatori che dovrà capire cosa si trova di fronte e che deve essere disposto a spendere per ciò che viene a vedere e per l’ambiente unico in cui si troverà».
Un altro argomento di cui si discute da molti anni riguarda le sedi del Parco per il cui spostamento sono già stati stanziati 750 mila euro.
«Non sarà un compito facile portare le sedi nei Comuni dell’area protetta - precisa Mauro Durbano - perché vi è una serie di leggi da modificare e servono decreti ministeriali. Da parte del Ministero dell’Ambiente a bilancio sono già stati messi a disposizione del Parco 750mila euro, con la promessa di altri 750mila euro in caso di inizio della procedura. Ferme restando la sede operativa e quella legale all’interno dei confini del Parco, potrebbe rimanere interessante la presenza di un ufficio a Torino in piazza Castello, così come nel centro di Aosta».
Un altro tema di fondamentale importanza è il rapporto che l’Ente Parco deve avere con la popolazione che vive all’interno dell’area protetta «e alla quale bisogna garantire la possibilità di restare dove già vive, creando un indotto legato alle varie attività. - precisa Mauro Durbano - Sarà sempre più importante confrontarsi con gli amministratori locali per attivare in questo senso, insieme, delle azioni concordate. Parlando invece di territorio, il Parco è talmente bello che più che di grandi opere, spesso impattanti, ha piuttosto bisogno di una continua manutenzione ordinaria. Oggi dobbiamo essere bravi ad aiutare i Comuni a lavorare sulle opere per la collettività. Penso per esempio al Nivolet dove il telefono “non prende” e sul quale, in futuro, bisognerà investire anche per quanto riguarda la sicurezza. Uno dei discorsi da affrontare inoltre riguarda Terna e l’interramento delle linee elettriche e quindi l’eliminazione dei tralicci».
Infine l’educazione ambientale, «Un punto fermo del nostro lavoro, bisogna interagire con i bambini e i ragazzi all’interno del Gran Paradiso e spiegare loro il valore del luogo in cui vivono. Insomma, c’è molto da fare».