Più malati in autunno che durante la prima ondata Cogne fa i conti con la pandemia da Coronavirus
Dopo il secondo screening effettuato martedì 15 dicembre scorso da parte di medici e infermieri dell’Irv di Aosta sui 31 soggetti che erano risultati positivi a giugno si torna a parlare di Coronavirus a Cogne, visto che alcuni dati dello screening promosso dal Comune sono a dir poco sorprendenti. A spiegarlo è il professor Fabio Truc dell’Università di Torino che già dalla primavera scorsa, insieme alla sua équipe, sta conducendo uno studio sulla popolazione di Cogne.
“Gli esami sono ancora in corso, ma dai primi dati dei test sierologici è emerso che in più del 60 per cento dei casi gli anticorpi sono caduti drasticamente e questo indipendentemente dal fatto che il soggetto avesse sviluppato la malattia oppure fosse asintomatico nella prima ondata. In particolare alcuni asintomatici risultano avere ancora anticorpi, mentre altri che erano stati sintomatici li hanno persi quasi del tutto. - racconta Fabio Truc - Questi soggetti si ammaleranno ancora? E’ una risposta che non possiamo dare, il quadro è molto complesso, anche se sappiamo che in almeno in un caso un paziente già positivo a marzo, in questa nuova ondata ha contratto nuovamente il virus”.
Detto forse in maniera un po’ semplicistica si potrebbe affermare che i positivi della primavera, sottoposti ai test di giugno, avevano sviluppato gli anticorpi di tipo Igg anti Sars-CoV-2 che ora, in molti casi, non sono quasi più presenti. Il che significa, sostanzialmente che anche chi si è già ammalato in primavera potrebbe essere nuovamente contagiato.
Un decadimento quasi totale delle immunoglobuline nel giro di pochi mesi (da giugno a dicembre) significa che il Covid si comporterebbe né più né meno come un’influenza normale, che sta comunque già mutando, a differenza di altre malattie come ad esempio il morbillo, che genera un’immunità permanente.
“Lo studio che abbiamo portato avanti a Cogne ci dice anche un’altra cosa: che mentre a marzo la chiusura anticipata, avvenuto già il 4 marzo, aveva portato ad avere pochissimi casi, solo 5 sintomatici, nessun ospedalizzato e nessun decesso rispetto a una popolazione di circa 1.500 abitanti (compresi i turisti presenti all’epoca), in questa seconda ondata i casi sono molti di più, circa 100 con 30 sintomatici di cui alcuni gravi e anche alcuni decessi. - dice ancora Fabio Truc - Se quindi in una fase iniziale si era addirittura pensato di procedere ad un’indagine genetica sulla popolazione di Cogne per capire se in qualche modo le condizioni di vita l’avessero resa più resistente al Covid, con questa ultima ondata è risultato evidente che non è così”. In pratica, la scorsa primavera a Cogne ci si era ammalati meno, solo grazie alle misure più restrittive e le maggiori precauzioni subito adottate.