Però per l’estate non si trova il personale

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«S.O.S. personale» per le strutture ricettive della nostra regione. E’ una delle conseguenze della pandemia, che le associazioni di categoria - Federalberghi a livello nazionale e Adava in Valle d’Aosta - stanno analizzando alla ricerca di possibili soluzioni. Un fenomeno che riguarda tutta l’Italia, che però in Valle d’Aosta si avverte maggiormente.

Secondo il presidente dell’Adava, Filippo Gérard, i motivi sono quattro: la difficoltà nel reperire figure di qualità; la scomparsa di personale stagionale, che nel frattempo si è orientato verso settori più stabili; l’assistenzialismo dilagante; l’eccessivo costo del lavoro che impedisce alle aziende di offrire stipendi più elevati.

«Dopo uno stop forzato di otto mesi per via del lockdown, chi ha avuto la possibilità di trovare altro, a fronte di un assegno di disoccupazione via via decrescente, lo ha fatto» afferma Filippo Gérard. «Taluni anche rimanendo nelle regioni d’origine, soprattutto del Sud, complice il sussidio di ottocento euro al mese che, magari integrato con qualche lavoretto in nero, consente di vivere dignitosamente in territori dove il costo della vita è più basso. Le basse retribuzioni sono un luogo comune da sfatare. Il problema è che, in Valle d’Aosta, soprattutto le aziende delle valli laterali non hanno manodopera locale. E, arrivando i collaboratori quasi tutti da fuori regione, abbiamo l’onere di fornire anche vitto e alloggio, che - nelle relative località turistiche e vicino agli alberghi perché spesso gli stagionali non hanno un mezzo proprio - equivalgono ad un onere aggiuntivo compreso tra i trecento e i seicento euro al mese. Non possiamo neanche ospitarli in hotel perché bisognerebbe avere una foresteria interna, con entrata separata. Tra l’altro, sugli appartamenti per il personale non è riconosciuto alcun credito d’imposta. Un lavoratore costa quasi il doppio del suo stipendio netto: ci vorrebbero una decontribuzione tra il due e il tre per cento annuo o una forte detassazione a vantaggio del lavoratore. Altre due storture sono la norma secondo la quale, se un imprenditore assume diverse volte un collaboratore senza stabilizzarlo, paga una mini penale, che è in contrasto con la stagionalizzazione del turismo in Valle d’Aosta, e poi il reddito di cittadinanza a vita, un assistenzialismo fine a se stesso che è diseducativo e devastante per lo sviluppo economico nazionale, e porta a un livellamento verso la mediocrità».

«Manca all'appello personale stagionale, visto che le destinazioni balneari sono quelle che si stanno riprendendo più rapidamente» denuncia anche Bernabò Bocca, presidente nazionale di Federalberghi. «Notiamo la difficoltà di reperire soprattutto figure di medio livello, quelle che hanno una retribuzione mensile tra i milleduecento e i milletrecento euro. Una situazione legata pure al reddito di cittadinanza. Però il percettore che rifiuta un posto di lavoro dovrebbe perdere, in tutto o in parte, questo sostegno come avviene negli altri Paesi».

Secondo Alessandro Cavaliere, consigliere nazionale di Federalberghi, nonché amministratore di Alpissima Mountain Hotels - due hotel ad Aosta, due a Courmayeur e uno a La Thuile, con oltre centosessanta collaboratori - questa difficoltà si sta vivendo in tutta Italia, però il reddito di cittadinanza è solo uno dei fattori: «La ragione principale sta in un profondo disagio psicologico creato dalla pandemia nella popolazione, che fatica a rientrare nel mondo del lavoro, in particolare nel settore turistico che è stato bloccato per mesi e che richiede sacrifici enormi soprattutto nei fine settimana e nei periodi di vacanza. Una parte degli stagionali può aver scelto di cambiare settore per trovare più garanzie di durata. Un’altra, più che prediligere le strutture che assicurano una maggiore continuità, cerca l’offerta migliore sul mercato. Avendo scarsa fiducia nella riapertura invernale, preferisce stipendi più alti subito, poi si vedrà. In pratica, chi è disposto ad affrontare sacrifici, lavorando lontano dalla famiglia, si vende al miglior offerente. Constatiamo una forte concorrenza da parte di regioni, come la Sardegna, che pur di trovare gente disposta a trasferirsi hanno raddoppiato gli stipendi, non rispettando il contratto collettivo nazionale. Nel nostro caso, su centosessanta persone, circa il cinque per cento ha cambiato settore, pur amando il proprio lavoro. Un altro problema è formare nuovamente personale qualificato, attività che richiede mesi e anni. Quanto al reddito di cittadinanza, è giusto avere un welfare, però così ci ritroveremo persone di cinquant’anni che non riusciranno più a reinserirsi nel mondo del lavoro. Se lo Stato avesse corrisposto la stessa cifra agli imprenditori a fronte di assunzioni, avrebbe operato una scelta più lungimirante».

«Se l’anno scorso la montagna è stata un po’ mitizzata, quest’anno, vuoi per il vaccino vuoi per la parabola discendente del Covid, il mare è la meta preferita» osserva Luigi Fosson, proprietario di Au Petit Charmant Lac Spa & Park Hotel e del ristorante Lo Bistrot di Champoluc. «Non abbiamo mai pensato di paragonare l’estate 2021 alla scorsa, ma stiamo già registrando un meno sette per cento di presenze, anche a causa di una meteo non proprio favorevole in montagna, che sta accorciando la stagione estiva a un mese e mezzo. Mancano soprattutto i profili medio-bassi: se un tempo avevamo quaranta richieste di lavapiatti e ne potevamo accontentare solo due, oggi fatichiamo a trovare quei due. Lavoriamo di più con le risorse che abbiamo e continuiamo a cercare. Certo, è una difficoltà in più rispetto a quelle già affrontate».

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