«Per il cantiere proviamo a pensare anche alla primavera» Le prospettive degli albergatori: «Andremo su altri mercati»

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Il Tunnel del Monte Bianco chiuderà al traffico veicolare da lunedì 2 settembre a lunedì 16 dicembre: il Geie, la struttura franco-italiana responsabile della manutenzione e del funzionamento del traforo, ha annunciato martedì scorso, 16 aprile, che riprenderanno gli interventi - rinviati lo scorso anno al fine di garantire una buona connettività tra Italia e Francia con la concomitante chiusura del Fréjus - per il rifacimento di 600 metri di volta. Sono quindi previsti 3 mesi e mezzo di lavori, con l’impegno di fare il possibile per anticipare la riapertura. Il direttore gerente del Geie-Tmb, Riccardo Rigacci, ha inoltre specificato che il piano prevede interventi analoghi per i prossimi 18 anni.

«Purtroppo niente di nuovo, a grandi linee sapevamo già cosa ci aspettava, rimaneva giusto da definire i termini precisi delle chiusure» commenta Luigi Fosson, presidente dell’Adava, l’associazione che raduna gli operatori della ricettività turistica della nostra regione.

«E’ un peccato perchè una quindicina di anni fa nel nostro ambiente si ragionava sulla necessità di trasformare l’autunno nella “terza stagione”, di farlo diventare un periodo interessante dal punto di vista turistico. Adesso da qualche tempo ci eravamo riusciti, ma con la chiusura del Tunnel rischia di essere tutto vanificato. Allora “la butto lì”: perchè non pensare, per i prossimi anni, di spostare il cantiere - o una parte di esso - nel periodo che segue la chiusura degli impianti, cioè aprile dopo la Pasqua, maggio e inizio giugno, quando i flussi turistici non sono ancora importanti?». A preoccupare Luigi Fosson è anche una sorta di mancanza di prospettiva. «Sappiamo solo che dovremo convivere con questo cantiere per i prossimi 18 anni, se va bene magari 15, poco cambia. Ma è certo che alla fine di questi interventi avremo un’infrastruttura adeguata? E perchè non sento nulla di concreto sul raddoppio della galleria, a livello di governo centrale tra Italia e Francia? Si parla tanto del ponte sullo Stretto di Messina, per niente del nostro traforo che invece è importante nella viabilità internazionale».

«Credo che per capire cosa porterà questa chiusura così lunga e ripetuta nel tempo dobbiamo prima comprendere qual è stato l’impatto sul territorio della scorsa chiusura. - afferma Giorgia Vigna Lasina, presidente dei Jeunes Hôteliers Valdôtains - Per molte strutture ricettive è stato un danno economico pazzesco, tante prenotazioni sono slittate, ma molte altre sono state cancellate. Inoltre il periodo settembre-dicembre è ottimo per la vallata centrale e per la bassa valle poiché si lavora bene con la clientela svizzera e francese».

Il periodo di interruzione al traffico è stato individuato dalle prefetture della Valle d’Aosta e dell’Alta Savoia, considerando l’autunno meno impattante sul settore turistico, in particolare per i veicoli leggeri - che hanno rappresentato il 68 per cento del traffico nel 2023 - e sull'economia tra le 2 regioni.

«Risulta impossibile trovare una stagionalità adatta per chiudere perché bene o male anche in quelle di mezzo gli albergatori e gli operatori turistici lavorano. - prosegue Giorgia Vigna Lasina - Quello che forse ci dimentichiamo è che non è solo una questione di noi valdostani, ma occorrerebbe fare uno studio ad ampio spettro su tutti i territori circostanti e sugli altri passaggi europei che devono convogliare il transito e il traffico durante il periodo di chiusura del Tunnel del Monte Bianco».

Le indagini economiche e le rilevazioni ambientali condotte da Arpa Valle d’Aosta e dall’Università valdostana in collaborazione con la Chambre Valdôtaine des Entreprises - attualmente in elaborazione - saranno fondamentali per sviluppare proposte e valutare decisioni future.

«Come Giovani albergatori valdostani stiamo pensando di cercare altri mercati di riferimento, appoggiandoci agli aeroporti di Milano e Torino per convogliare un altro tipo di turismo e provare a colmare quel gap creato dalla chiusura. Purtroppo però, a livello di trasporti si vanno a sommare altri problemi, come la ferrovia inesistente e i collegamenti dei bus con le loro lacune: diventa quindi complicato intercettare alcune fette di mercato che chiaramente hanno bisogno di servizi che ad oggi non siamo in grado di dare. Pensiamo ad esempio ai giovani o a chi non possiede la patente internazionale e non può noleggiare un’auto in aeroporto, come raggiungono la Valle d’Aosta senza sostenere costi eccessivi? La nostra regione sta diventando poco accessibile e bisogna cercare di lavorare in un’ottica di migliorare i trasporti per riuscire ad accogliere una buona fascia di mercato, colmando quell’economia mancata. Sicuramente al termine dei lavori del tunnel ci saranno dei benefici e delle ricadute positive sul territorio, ma chiudere tutti gli anni in quel periodo diventa insostenibile per le aziende e non è certamente fattibile».

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