Patrono del Seminario, dei giornalisti e degli operatori della comunicazione sociale

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Come è consuetudine da anni, la Diocesi di Aosta celebrerà giovedì prossimo, 24 gennaio, la memoria liturgica di San Francesco di Sales, patrono del Seminario diocesano, dei giornalisti e degli operatori della comunicazione sociale.

La celebrazione eucaristica si terrà ad Aosta, nella Cappella del Seminario diocesano alle 18.30 e sarà presieduta (assente il vescovo Franco Lovignana, impegnato fino a sabato 27 gennaio a Roma per la “Visita ad Limina Apostolorum”) dal vicario generale il canonico Fabio Bredy.

Dal 1998

Questo appuntamento annuale, promosso dal 1998, grazie alla disponibilità dell’allora rettore del Seminario don Franco Lovignana in collaborazione con l’Associazione regionale dell’Unione Cattolica della Stampa Italiana-Ucsi, offre ai partecipanti l’occasione per festeggiare congiuntamente il patrono del Seminario, per ricordare Pierre-François de Sales, vescovo di Aosta dal 1741 al 1783. «Il Seminario da lui costruito è stato un alto luogo di formazione culturale per la Valle d’Aosta nei secoli diciannovesimo e ventesimo». Inoltre è l’occasione per sviluppare, in un contesto di preghiera, qualche considerazione sul ruolo dei giornalisti all’interno del variegato mondo della comunicazione. E la riflessione muove proprio dall’esperienza di Francesco di Sales maturata prima nell’attività di studioso e poi nel ministero episcopale come vescovo di Ginevra.

Egli si dedicò al giornalismo e alla stampa nel periodo a cavallo tra il millecinquecento e il milleseicento avvalendosi di una cospicua corrispondenza epistolare con i fedeli della sua diocesi, corrispondenza che veniva altresì stampata e diffusa nel territorio a lui affidato.

L’affinità

San Francesco di Sales, vescovo di Ginevra, nel 1923 è stato proclamato patrono dei giornalisti e degli scrittori per una evidente «affinità» del Santo con queste categorie di persone. Anch’egli infatti ha coltivato l’arte del giornalismo e della stampa. Lo ha fatto come era possibile ai suoi tempi, attraverso una fitta corrispondenza e una serie di lettere ai fedeli della sua diocesi, lettere che poi diventavano, con il passare del tempo fogli stampati e largamente diffusi.

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