Patrizia Joris, Luciano Rigazio, Alessandro Francesco Neyroz La storia delle tre nuove «Stelle al Merito del Lavoro»
Sono 3 i valdostani ai quali è stata conferita la «Stella al Merito del Lavoro» per l’anno 2023. La Stella comporta il titolo di Maestro del Lavoro e viene concessa, ogni anno, ad un ristretto numero di lavoratori dipendenti che si sono particolarmente distinti per singolari meriti di perizia, laboriosità e di buona condotta morale. In occasione del centenario della celebrazione della «Stella al Merito del Lavoro» la cerimonia di consegna del riconoscimento è in programma nella prima settimana di dicembre.
I nuovi Maestri del Lavoro valdostani sono Patrizia Joris responsabile del settore Risorse umane della Cva, Alessandro Neyroz e Luciano Rigazio, entrambi ex insegnanti e ricercatori dell’Institut Agricole Régional.
La carriera di Patrizia Joris inizia appena diciannovenne il 1° settembre 1981, a Ivrea, nell’allora Enel che nel 2001 cedette poi le sue centrali idroelettriche a Cva. Entrata nel mondo del lavoro con la mansione di impiegata dattilografa, Patrizia Joris (classe 1962) si è distinta negli anni per la sua professionalità, fino a diventare responsabile delle risorse umane dell’azienda. Ruolo che ricopre tutt’oggi e che conserverà fino a fine anno quando arriverà per lei il momento della pensione.
«Il mio percorso di lavoro si è svolto nella stessa azienda per tutti questi anni. - dice Patrizia Joris, mamma di Martina Camilla Bevilacqua, classe 1988 - Da semplice impiegata dattilografa la mia crescita professionale mi ha portata a diventare quadro di primo livello e sono diventata responsabile delle risorse umane. Non avevo un titolo di studio particolare, questo è sicuramente il risultato di un mio forte impegno. Mi piaceva il mio impiego e devo dire che l’azienda mi ha riconosciuto molto: ciò che mi onora e mi rende orgogliosa. Come mi onora essere diventata Maestro del Lavoro, un riconoscimento che forse ho davvero meritato, anche grazie ad un’azienda che ha sempre creduto in me».
Se l’orticoltura in Valle d’Aosta ha preso piede negli anni, una parte del merito va riconosciuta ad Alessandro Neyroz, ex alunno ed ex insegnante all’Institut Agricole Régional, con alle spalle studi prima all’École La Châtelaine di Ginevra e, dal 2021 presidente del consorzio «Orto VdA» nato per tutelare i prodotti della filiera ortofrutticola valdostana. Alessandro Neyroz nato a Châtillon il 19 febbraio 1957, è entrato all’Institut Agricole Régional nel 1982 quando ancora si chiamava École pratique d’agriculture. «Ho sempre cercato di lavorare come mi hanno insegnato i miei genitori. - commenta Alessandro Neyroz - Non sta a me dire se me la sono meritata la Stella, ma devono essere piuttosto i miei alunni e i miei superiori che devono dirlo. È un riconoscimento importante che mi fa onore: chi mi ha segnalato lo ha fatto sicuramente perché ha visto nel mio lavoro un grande impegno umano e professionale».
Originario di Cigliano in provincia di Vercelli, classe 1948, una laurea in agraria all’Università Cattolica di Piacenza, Luciano Rigazio (sposato con Carolina Mossuto e padre di Giacomo e Andrea nati rispettivamente nel 1987 e nel 1994, in pensione dal 2017) prova addirittura un po’ di imbarazzo per il riconoscimento ottenuto. «Vi sono persone che avrebbero sicuramente meritato più di me. Io ho sempre e solo fatto il mio dovere. Questo riconoscimento mi mette in imbarazzo, ma nello stesso tempo mi gratifica. Chi ha segnalato il mio nome ha creduto in me e oggi premia il mio impegno nel mondo dell’insegnamento e della sperimentazione nella viticoltura e nell’enologia». Il suo è stato un percorso di lavoro iniziato fuori Valle, essendo Luciano Rigazio originario di Santhià. Prima di approdare all’Institut Agricole Régional nel 1989 ha lavorato 3 anni e mezzo a Genova per l’azienda Eridania Zucherifici nazionali e, successivamente, per 11 anni e mezzo in Toscana per la cantina Montalcino. «Oggi sono un semplice pensionato, ma la viticoltura fa sempre parte del mio mondo, tanto che mi occupo del recupero di vigneti abbandonanti. Una passione che continua a darmi grandi soddisfazioni e che mi tiene sempre legato alla terra che riporta la mia memoria alla tradizione contadina della mia famiglia».