Pasticcio Corecom, i franchi tiratori «impallinano» la maggioranza e il percorso della réunion
«I governi non cadono sulle cose importanti, ma inciampano sui dettagli». La frase è catturata nel foyer del Consiglio Valle, a margine di una giornata - giovedì scorso, 25 gennaio - ad alta tensione. Il dettaglio questa volta si chiama Corecom, l’ente che svolge funzioni di garanzia, consulenza, supporto e gestione per la Regione nell’ambito della comunicazione.
Il Consiglio Valle doveva provvedere a nominare presidente e componenti. E la maggioranza che regge il Governo Testolin è «andata sotto» come si dice in questi casi.
E' stata eletta l'avvocato Elena Boschini (con 18 voti su 35) alla quarta votazione, mentre il nome proposto dalle forze che sostengono il Governo Testolin era quello dell'avvocato Valeria Fadda (indicata dal presidente del Consiglio Valle Alberto Bertin) che ha avuto solo 16 voti, impallinata da 3 franchi tiratori. Il Consiglio regionale viene quindi sospeso fino alle 15 per consentire di trovare un accordo sull'elezione degli altri membri del direttivo del Corecom. Lo scontro interno ha riguardato le diverse anime della maggioranza sul nome del nuovo presidente e in questa diatriba si è infilata l'opposizione che è riuscita a fare eleggere il proprio candidato, l'avvocato Elena Boschini.
Nel pomeriggio l'ulteriore sorpresa. Dalle urne, sempre a scrutinio segreto, risultano eletti per la maggioranza gli avvocati Cristiano Pivato (23 voti) e Laura Mangosio, (18 voti) e la giornalista Simonetta Padalino (18 voti), ovvero 3 nomi diversi rispetto a quelli indicati in mattinata dal capogruppo dell'Union Aurelio Marguerettaz: il giornalista e speaker Cesarino Cerise, Emanuele Burzio in passato all’Ufficio Stampa della Regione e segretario particolare di Emily Rini, e la dirigente scolastica Sabina Fazari.
Per la minoranza viene invece eletto l'avvocato Alberto Jorioz (14 voti), indicato dal capogruppo della Lega Andrea Manfrin.
Inevitabilmente l’opposizione si scatena per chiedere conto di quanto accaduto. «Necessitiamo di una spiegazione politica - dice Claudio Restano - perché ci chiediamo se sia in atto una crisi politica della maggioranza o una crisi della réunion». Ne segue una riunione dei capigruppo che decide che sul tema il dibattito non si farà. «Prendiamo atto - scrivono i gruppi di minoranza in un comunicato congiunto - che nonostante le votazioni abbiano visto bocciare tutti e 4 i candidati proposti dalla maggioranza, nessun esponente di governo abbia sentito l'esigenza di dare chiarimenti trincerandosi dietro un vergognoso silenzio».
La maggioranza traballaQuando Restano dice che magari a Palazzo ha preso corpo una crisi della réunion, forse non ha tutti i torti. Perchè nella riunione di maggioranza volano gli stracci e si arriva a ipotizzare le dimissioni di Renzo Testolin. E lo stesso giorno è all’ordine del giorno il faccia a faccia tra la commissione che si sta occupando appunto della ricomposizione dell’area autonomista e gli 11 eletti «di area» (7 Uv e 4 Alliance) in Consiglio Valle. All’incontro vanno i 2 capigruppo: Aurelio Marguerettaz per l’Union Valdôtaine e Albert Chatrian per Alliance Valdôtaine. Mentre quest’ultimo non ha problemi a confermare la fiducia nel progetto, Aurelio Marguerettaz mette sul tavolo le perplessità. E all’incontro si è presentato lui come portavoce del gruppo unionista perchè probabilmente la commissione non si sarebbe ritrovata di fronte tutti e 7 i consiglieri del Mouvement.
«E’ un progetto importante e non possiamo permetterci di sbagliare. - dichiara a bocce ferme Marguerettaz - Non possiamo negare però che ci sono delle criticità dal punto per ciò che concerne il metodo, criticità che in un secondo momento potrebbero diventare un problema. Per esempio: l’idea di celebrare un congresso» - quello per intenderci che in primavera, prima delle elezioni europee, dovrebbe far rinascere la nuova grande Union Valdôtaine - «al quale potrebbero partecipare iscritti e non iscritti all’Uv, è una di quelle criticità. Lo statuto del Movimento non lo consentirebbe. E allora come la mettiamo? La mozione votata al nostro ultimo congrès parla chiaro, nelle sue ultime 3 righe: la proposta della commissione deve essere approvata dal congrès unionista prima di essere portata al congresso della réunion. Vogliamo rischiare di far bocciare il documento prima del congressone?».
Dichiarazioni di fronte alle quali Albert Chatrian si dichiara «stupito perchè ho appreso che probabilmente non sarebbero venuti tutti e 7 i consiglieri unionisti. E sorpreso per quanto sostenuto da chi invece c’era. Il progetto è valido, ed è necessario ribadire la coerenza del percorso. Se esistevano dei dubbi, delle perplessità, era bene farle presenti nelle tante tappe e nei numerosi confronti che hanno caratterizzato il cammino di cui stiamo discutendo. E ricordo che il 18 maggio dell’anno scorso a Saint-Vincent, quando tutto è partito, c’era l’unanimità. Per quanto ci riguarda, e parlo a nome dei 4 eletti di Alliance, tengo a sottolineare che noi abbiamo piena fiducia nei nostri 5 delegati nella commissione speciale. A scanso di equivoci: gli eletti e i 5 nostri rappresentanti nella commissione speciale hanno la stessa linea politica». Concetti ribaditi da Corrado Jordan, uno dei 4 consiglieri di Alliance: «Non mettiamo in discussione l’autorevolezza dei nostri delegati, con i quali esiste un raccordo settimanale. Proprio forti di questo, credo che potremo assicurare il giusto riconoscimento del pluralismo politico e un’adeguata presenza in quella che sarà la renouvelé Union Valdôtaine».
Quel che è certo è che nei giorni scorsi agli unionisti è arrivato - inviato dai vertici del partito - l’invito al tesseramento, in un messaggio nel quale si ammette che effettivamente più di uno ha chiesto se è il caso di aspettare gli esiti delle riunioni della commissione speciale.