Partito il piano di esodo anticipato per 25 lavoratori

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La società di gestione del Saint-Vincent Resort & Casino va avanti nel percorso avviato con il piano di esodo anticipato, volontario e incentivato. Il Casinò ha infatti avviato la procedura di licenziamento collettivo prevista dalla legge 223 del 1991, per coloro che, volontariamente, hanno aderito al piano proposto dall'azienda, e che sono in possesso dei requisiti previsti. Il piano ha carattere di eccezionalità e non sarà ripetuto nel 2023.

L’intesa con le organizzazioni sindacali riguarderà un numero non superiore alle 15 unità di uscite su base volontaria con corresponsione di un incentivo all’esodo.

Nella comunicazione inviata ai sindacati, l'amministratore unico Rodolfo Buat fa presente che la società «deve procedere, ad una riduzione del personale riguardante 25 lavoratori», dei quali 24 della Casa da Gioco e 1 del Billia «su un organico complessivo al 31 maggio 2022 di 443 dipendenti (di cui 100 operai, 338 impiegati, 3 quadri e 2 dirigenti)».

«Il Piano Industriale su cui è fondata la ristrutturazione del debito concordatario prevede un contenimento dell’organico e del costo del lavoro, - continua la comunicazione - oltreché incrementi di produttività. Inoltre permane l’opportunità di rendere più flessibile l’organizzazione aziendale anche attraverso l’outsourcing di processi non operativi. Tali obiettivi possono essere raggiunti prima di tutto attraverso una riduzione del personale in forza e in secondo luogo attraverso anche un cambiamento del mix professionale. Questa fase di ristrutturazione coincide con elementi di incertezza del quadro economico generale: non si sono ancora esauriti gli effetti della pandemia Covid-19 e dell’emergenza sanitaria; è al suo apice la crisi internazionale legata alla guerra in Ucraina con i negativi effetti economici, energetici e industriali per le economie europee; si sta manifestando una spinta inflazionistica che potrebbe portare come reazione ad una fase recessiva per le economie occidentali».

Per quanto riguarda il profilo organizzativo «Va considerato il progressivo mutamento delle condizioni di mercato e di accesso della clientela alla Casa da Gioco che porta a un mutamento dei cicli lavorativi e della distribuzione dell’orario di lavoro, con la prevalenza di fasi lavorative che è possibile realizzare con contratti part-time, in particolare verticale nei week-end. Né va ignorato che lo svolgimento delle attività lavorative presso la Società avviene su turni di lavoro anche notturni con un inevitabile stress psico-fisico che incide sulla capacità produttiva della forza lavoro.

Si tratta di un contesto operativo che rende auspicabile un’attenzione agli strumenti disponibili di cambiamento del mix generazionale e professionale dell’azienda al fine di rendere la stessa competitiva e in equilibrio economico».

La procedura «non può che essere considerata una delle azioni che la Società mette in atto e che potrebbe in prospettiva non essere risolutiva alla luce dell’evoluzione del mercato e delle esigenze di progressiva trasformazione organizzativa».

La scelta di ricorrere alla procedura dei licenziamenti collettivi e non ad altri strumenti è da ricondurre al fatto che questi ultimi «non sono idonei a risolvere il problema strutturale di esubero di personale della Società».

L’azienda nell’ultimo anno «ha costantemente messo - e intende continuare a mettere - in atto azioni volte a raggiungere gli obiettivi e in particolare: il blocco del turnover del personale con contratto a tempo indeterminato; l’agevolazione della riduzione individuale dell’orario di lavoro (part-time) nelle aree non operative; la mobilità del personale fra i diversi reparti e uffici; i piani di riqualificazione e formazione». Azioni che però «non sono sufficienti a conseguire gli obiettivi aziendali, stante la situazione delineata e la necessità di un importante riassetto organizzativo». Situazione che non consente «di adottare soluzioni diverse dalla riduzione del personale attraverso la procedura».

Gli altri strumenti messi a disposizione dall’ordinamento giuridico - cassa integrazione guadagni, contratti di solidarietà, contratti part time - «appaiono, nel caso concreto, non consentiti e/o comunque non attuabili, e in ogni caso non risolutivi e incisivi sotto il profilo strutturale».

L’azienda, conclude la comunicazione, «ha la necessità di completare l’attuazione del Piano Industriale anche in relazione alla riduzione della forza lavoro per poter competere nel proprio mercato di riferimento, assicurando l’equilibrio economico, la disponibilità finanziaria e l’adempimento degli obblighi derivanti dalla procedura concorsuale in essere».

Le segreterie sindacali regionali hanno chiesto un incontro «per il previsto esame congiunto», come prevede la procedura.

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