Parco del Gran Paradiso, parla l’ex direttore Michele Ottino «Ho detto dei “no” pesanti, talvolta anche ai poteri forti»

Parco del Gran Paradiso, parla l’ex direttore Michele Ottino «Ho detto dei “no” pesanti, talvolta anche ai poteri forti»
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Per i prossimi cinque anni, fino al 2022, Antonio Mingozzi, torinese, classe 1954, è il nuovo direttore del Parco del Gran Paradiso. La sua nomina risale a sabato 25 novembre scorso. Scelto da Gian Luca Galletti - ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - tra una rosa di candidati iscritti in un elenco di idonei (indicati dal consiglio direttivo dell’Ente Parco) Mingozzi commentando la sua nomina ha detto: «È un incarico di grande impegno e responsabilità per assolvere il quale metterò tutte le mie energie e le mie capacità, augurandomi di riuscire a conciliare conservazione e fruizione, natura e cultura, di quello straordinario scrigno di bellezza che è il Parco del Gran Paradiso. In tutto ciò so che potrò contare sul lavoro svolto dal mio predecessore».

Il predecessore dell’attuale direttore dell’area protetta più antica d’Italia - che quest’anno compie novantacinque anni - è Michele Ottino, per diciotto anni (dal 1998) alla guida del Parco, periodo durante il quale il Gran Paradiso ha ottenuto riconoscimenti di alto livello internazionale. Tra questi il Diploma europeo delle aree protette e l’inserimento nella Green list Iunc (la prima certificazione a livello mondiale che riconosce efficacia ed equità nella gestione dei Parchi), consegnato a Sidney, in Australia, nel novembre 2014, nell’ambito del congresso internazionale dei Parchi, promosso dall’Unione mondiale per la conservazione della natura e rinnovato nel mese di luglio di quest'anno.

Michele Ottino è stato durante i quasi vent’anni alla dirigenza dell’area protetta fautore di numerose iniziative. Ripercorre obiettivi e traguardi, raggiunti insieme alla sua squadra di uomini e donne che compongono l’Ente: impiegati, ricercatori, agenti del corpo di sorveglianza.

Il Parco dei sogni

«Innanzitutto vorrei dire che nella vita servono dei sogni. - afferma Michele Ottino - Per me dirigere il Parco del Gran Paradiso è stato il sogno che ho avuto la fortuna e l'onore di vedere realizzato. Indubbiamente la vita è fatta di tante piccole cose, di rapporti umani, di storie. Il mio è stato il frutto del lavoro di una squadra: i miei collaboratori e le guardie del Parco che ho avuto il privilegio di incontrare, di apprezzare e con cui ho lavorato in armonia, ascoltando e confrontandomi, alle volte cambiando completamente l'indirizzo del mio lavoro, perché le proposte che mi venivano presentate erano migliori delle mie, cercando di evitare di  essere il dominus, quanto piuttosto il “primus inter pares”.

Per quanto riguarda invece la comunicazione, tengo a precisare che è stato un iter importante già iniziato con chi era prima di me, Luciano Rota, che aveva iniziato un percorso di riavvicinamento dell’Ente Parco alla popolazione locale».

Durante la sua direzione Michele Ottino ha fatto valere il decisionismo riguardo anche a importanti progetti che alla fine non si sono concretizzati.

«Progetti che qualcuno avrebbe voluto realizzare nel Parco e che non ho autorizzato, - prosegue Michele Ottino - anche scontrandomi con  qualche potere forte, come la diga di Cogne e le relative opere di presa in Valsavarenche e nel vallone del Nomenon, la centralina idroelettrica nel vallone del Dres a Ceresole Reale, le centraline idroelettriche sui torrenti Campiglia e Forzo, la strada forestale per il vallone del Bardoney e il rifugio del Money nella valle di Cogne, solo per citarne alcuni.  La tutela  della natura richiede talvolta dei “no”, e per me che sono più portato a essere  positivo, a dire di “sì”, è stato talvolta faticoso».

Un lavoro intenso

L’elenco dei risultati significativi che hanno caratterizzato l’attività dal 1998 al 2017 sotto la direzione di Michele Ottino è piuttosto ricco. In primis bisogna ricordare il periodo di conflitti con le comunità locali - sia sul versante piemontese che su quello valdostano - causati dai confini dell’area protetta. Fu un periodo piuttosto movimentato, caratterizzato da un contenzioso iniziato già nel 1922 e che ha visto gli attentati dinamitardi degli anni Ottanta, passando per il cosiddetto Decreto Marcora nel 1979 (ripristino dei confini legali e allargamento) e alla successiva approvazione del Decreto del Presidente della Repubblica del 27 maggio 2009 di riperimetrazione dell’area protetta e la successiva tabellazione.

Altri passaggi importanti: la «Strategia nazionale per la biodiversità» che punta a rendere le aree protette punti focali delle reti di ricerca e monitoraggio sul territorio per i temi della biodiversità e sede privilegiata di collaborazione con il mondo della ricerca; la gestione e i problemi legati al ritorno del lupo nel territorio del Gran Paradiso; il «piano del Parco» strumento che stabilisce i vincoli all'uso pubblico o privato delle aree comprese nell’area protetta e che pianifica l’utilizzo delle strutture presenti; la gestione della flora e della fauna e la suddivisione del territorio in zone a diverso grado di protezione; l’approvazione nel 2014 e il successivo avvio dell'attuazione del «Piano economico e sociale» delle attività sostenibili per lo sviluppo economico e sociale delle collettività residenti all'interno dell’area protetta.

Si tratta solo di alcuni dei punti sui quali vi è la firma dell’ex direttore Michele Ottino. Che aggiunge: «Lascio un Parco rinnovato, aperto alla collettività. E che porterà sicuramente avanti iniziative del tipo “A piedi tra le nuvole”, il cui scopo è stato quello di disciplinare durante l’estate il traffico sulla strada provinciale del Colle del Nivolet e il cui protocollo d’intesa è stato siglato qualche anno fa tra la Provincia di Torino, i Comuni del Parco, la Regione Autonoma Valle d’Aosta. Lascio al mio successore Antonio Mingozzi un Ente al quale sono stati riconosciuti meriti internazionali nell’ambito della conservazione della diversità biologica, geologica o paesaggistica».

Comunità locale, risorsa attiva

Con la realizzazione del «marchio di qualità», l’occhio attento di Michele Ottino - che oggi è direttore del Parco Alpi Cozie - ha guardato con attenzione al percorso di valorizzazione della qualità e sostenibilità ambientale dei prodotti e dei servizi. Senza mai dimenticare l’importanza della progettazione partecipata, in quel percorso di coinvolgimento dei territori del Parco «avviato - conclude Michele Ottino - per promuovere la conoscenza reciproca, il senso di responsabilità, la consapevolezza, la partecipazione e la capacità progettuale della comunità locale per farla divenire una risorsa attiva dello sviluppo territoriale».

Sotto la direzione di Michele Ottino sono stati realizzati pure diversi Centri visitatori, tra cui - a Valsavarenche - quello dedicato a «I preziosi predatori» e l’altro sulla tutela dei corsi d’acqua (ancora da ultimare) a Rovenaud e a Cogne invece il centro «Tutelattiva, laboratorio Parco».

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