Papa Francesco intervistato in televisione da Fabio Fazio «Ha bucato lo schermo» secondo i sacerdoti valdostani

Papa Francesco intervistato in televisione da Fabio Fazio «Ha bucato lo schermo» secondo i sacerdoti valdostani
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Nella serata di domenica scorsa, 6 febbraio, Papa Francesco è stato intervistato da Fabio Fazio a «Che tempo che fa» (RaiTre). Il Santo Padre ha parlato in collegamento video da Casa Santa Marta, in Vaticano, dove risiede.

Diversi i temi toccati. Le migrazioni, anzitutto, i «lager» in Libia e il trattamento «criminale» dei migranti, la Ue che deve «mettersi d’accordo» nella distribuzione e non lasciare tutto a Paesi come «Italia o Spagna». E poi le tensioni tra Russia e Ucraina, del pericolo delle guerre. Ma Papa Francesco parla dei suoi gusti musicali, «classici ma anche il tango» che ballava da ragazzo, com’è doveroso a Buenos Aires. E ricorda che da piccolo sognava di fare «il macellaio», perché «quando andavo con la nonna vedevo che metteva via tanti soldi».

L’intervista ha avuto una altissima audience e naturalmente è piaciuta molto anche ai sacerdoti valdostani.

«Mi è piaciuto molto il suo linguaggio e soprattutto il tono delicato in cui ha espresso il suo pensiero» commenta don Daniele Frimaire, viceparroco delle parrocchie del Grand Paradis. «Ho trovato molto interessante le sue parole sui giovani - continua - e anche l’invito di lasciare le valutazioni scientifiche a chi si occupa di scienza».

Si tratta di una grande occasione per la Chiesa secondo don Daniele Borbey, parroco anche lui nel Grand Paradis, che spiega: «Papa Francesco è riuscito nuovamente a dare un’immagine della Chiesa che sta vicino alla gente normale. Umanità e semplicità sono caratteristiche che lo contraddistinguono. Il brano dell’intervista che mi ha colpito di più è quello in cui Francesco ha parlato del suo bisogno di avere amici e della sua scelta di abitare a Santa Marta. È bello sentire il Papa dire certe cose, - sottolinea don Daniele Borbey - lo fa sembrare più simile ad una persona qualsiasi, ciò che ha già dimostrato anche quando ha ammesso di non saper rispondere alla domanda sul dolore degli innocenti. Si è mostrato come un uomo normale, che può avere dei dubbi e non per forza ha una risposta a tutto».

Nessun problema se il Papa va in tv per don Andrea Marcoz, parroco di Châtillon: «Si possono incontrare le persone anche in televisione e questo incontro può raggiungere tanti fedeli. Lo stile di Papa Francesco è molto personale, e come fa abitualmente nei suoi interventi a San Pietro, dialoga con le persone. Quel che amo di lui è il modo di citare le sue esperienze - sottolinea don Andrea Marcoz - e i temi che mi hanno colpito sono quelli che stanno alla base del suo pontificato, ovvero il fatto che non ha voluto mettersi sopra gli altri uomini, e l’importanza di avere amici. Trovo che Papa Francesco sia stato molto vero e sincero, il rischio di parlare da una cattedra quando sei Papa è reale, però lui ci ha già abituati a questo tipo di conversazione conviviale. E’ stata una felice conferma di quanto quest’uomo sia capace di mettersi in gioco e di dialogare con la società».

Entusiasta il parroco di Sarre don Diego Cuaz, che commenta: «Papa Francesco ha espresso tutta la sua umanità che già conoscevamo. È un uomo che si mette in relazione con tutte le categorie sociali, e che non ha paura di conoscere i veri problemi delle persone, e questo non è scontato per un Papa. Non si tira indietro nel dare consigli, soprattutto su questioni che non ci toccano da vicino e in cui è difficile entrare nel merito. Mi è piaciuto quando ha detto che con il costo delle armi si potrebbe sfamare il mondo intero» sottolinea don Diego Cuaz. «Siamo fortunati ad avere questo Papa, - prosegue - che ci aiuta ad aprire gli occhi verso certe tematiche, e che soprattutto si mette in gioco accettando un’intervista, perché nessuno di noi se lo sarebbe aspettato. Sempre di più, Papa Francesco sceglie di stare in mezzo al popolo per rappresentare davvero Cristo sulla terra» conclude don Diego Cuaz.

Piace questo modo di comunicare pure a don Paolo Quattrone, parroco a Hône, Bard, Vert e Donnas. «Penso che non vi sia nulla di male se il Papa va in tv, - riferisce don Paolo Quattrone - tra l’altro io sono un estimatore della trasmissione di Fabio Fazio, non mi perdo mai una puntata. Credo che non sia stato un caso che Papa Francesco abbia scelto proprio quel programma. E’ positivo che la Chiesa usi tutti i canali a disposizione e non solo la predica, per farsi sentire dalla gente. Non si è trattato di una trasmissione religiosa, piuttosto di un programma laico, e personalmente l’ho trovato bello». Il tema che ha più apprezzato don Paolo Quattrone: «Mi ha colpito quando ha toccato la questione del “tatto” e l’importanza del saper “toccare”. Francesco ha spiegato che il tatto è uno dei sensi più importanti, appunto perché ci dà l’opportunità di essere a contatto con la realtà, e trovo che sia una tematica molto attuale. Per tutti dovrebbe essere necessario il fatto di saper toccare la realtà, nel nostro vivere essere a contatto con le persone e non occuparci solo di cose che ci tengono a distanza. Ho trovato molto bello che il Papa spiegasse questo concetto che io condivido».

Infine don Marian Benchea (parroco di Lillianes, Fontainemore, Gaby e Issime) che non possiede la televisione e che quindi è stato invitato a casa di amici domenica scorsa per vedere l’intervista. «La presenza del Papa in un contesto televisivo - afferma - ci ha ricordato che quando si ha qualcosa di bello da comunicare bisogna mettersi in gioco. Per quasi un’ora Francesco ha rapito milioni di italiani e ha ripercorso i temi sociali che gli stanno a cuore: povertà, immigrazione, guerre. Direi che è riuscito a “bucare lo schermo” è che è entrato nei cuori e nelle famiglie degli italiani. Mi è rimasto impresso il fatto che ha sostenuto che il perdono è un diritto umano».

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