Paolo Diémoz, la passione per trail e tsan

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Il sorriso di Paolo Diémoz ispirava grande simpatia, bastavano pochi secondi per rendersi conto di avere a che fare con qualcuno di molto speciale. Timido solo all’apparenza, in realtà discreto e gioviale, caratteristiche che ne facevano un personaggio apprezzato in ogni contesto della sua vita. Che fosse lo tsan, lo sport della sua infanzia, il lavoro o il mondo dei trail poco importava: Paolo Diémoz rimaneva sempre la stessa persona, quella disponibile, allegra, sorridente e mai fuori luogo capace di dare fiducia senza chiedere nulla in cambio.

Semplicemente un uomo per bene, come ve ne sono pochi in circolazione, purtroppo scomparso troppo presto per una malattia di cui aveva scoperto l’esistenza nemmeno un anno fa e che non gli ha dato scampo.

C’erano tanti occhi lucidi lunedì scorso, 1° marzo, sul sagrato e nella chiesa di Pontey per l’addio a Paolo Diémoz, cinquantasette anni appena e un sorriso che non ha mai smesso di brillare, neanche nella lunga agonia vissuta all’Ospedale Beauregard di Aosta. Tutta Pontey e tutta Chambave, i paesi della sua vita, i luoghi del cuore dove era cresciuto e dove amava tornare. Era destino che questi luoghi facessero parte della sua vita: i genitori Ugo e Clelia Parléaz per anni hanno gestito un’azienda agricola a Verthuy nel Comune di Chambave, a due passi da Pontey. Paolo non poteva che amare l’uno e l’altro.

Nato il 17 aprile del 1963, Paolo Diémoz era stato cantoniere in Regione e per tantissimo tempo si era occupato della manutenzione della strada della Valtournenche, di cui conosceva ogni angolo e ogni segreto. Una ventina di anni fa scelse di cambiare, in un qualche modo di tornare alle origini: si era liberato un posto in Comune a Pontey, il paese della sua mamma, e così si era messo a disposizione di una comunità che conosceva dall’infanzia, facendosi apprezzare ancora una volta per la sua disponibilità e la sua cortesia.

Sin da piccolo aveva giocato a tsan, vestendo i colori bianco e azzurro del Chambave. In questo sport popolare c’è bisogno sì di campioni come pure di uomini capaci di farsi trovare pronti quando vengono chiamati in causa. Lui non era un campione, però eccelleva nell’arte di farsi trovare al posto giusto nel momento giusto. Non sono dettagli, quando giochi per vincere: e di campionati di serie A Paolo ne aveva vinti tre, senza dimenticare due Trofei Autunnali e altrettanti Trofei delle Età. Un palmares che pochi giocatori possono vantare.

In tempi più recenti aveva sposato la passione dei trail: non aveva la gamba per fare il vuoto, però era dotato di una forza di volontà fuori dal comune che gli ha permesso di portare a termine per ben due volte su quattro il Tor des Géants e di finire il primo (e unico) Tor des Glaciers in 12esima posizione, vincendo la gara dei valdostani. “I super atleti probabilmente correranno anche qui, ma io non sono uno di loro. Affronterò la gara camminando sempre, senza fermarmi”, aveva ammesso a La Vallée Notizie alla vigilia di quella sua ultima corsa, nell’autunno del 2019.

Lo sport, il lavoro, la famiglia. Da qualche anno era andato a vivere a Chambave con Ester Savin e i suoi figli Michael, Nicholas e Daniel Giovetti, tre ragazzi che amava alla follia e che lo hanno accompagnato nell’ultimo - difficile - anno della sua vita. Paolo Diémoz è mancato sabato scorso, 27 febbraio, all’Hospice dell’Ospedale Beauregard. Lascia i genitori, la compagna Ester e i suoi figli e i fratelli Mauro e Lucia.

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