Panza: «Sul Mes non bisogna cedere»
Un tema caldo nel dibattito politico è la ratifica della riforma del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità, che comporterebbe l'approvazione di un trattato nella sua totalità, comprese le sue parti più discutibili. Questa l’accusa di alcune forze politiche: tra i punti di maggior preoccupazione vi è l'intervento del Mes nei salvataggi bancari, preceduto da un bail-in che metterebbe a rischio i risparmiatori. Abbiamo chiesto ad Alessandro Panza (nella foto), europarlamentare del Gruppo Lega - Identità e Democrazia, di aiutarci a capire meglio le criticità: «Nel caso di una crisi bancaria in una grande istituzione tedesca o francese, il Mes interverrebbe utilizzando i fondi italiani per ripagare i creditori stranieri. Una tale situazione è assolutamente inaccettabile. La riforma del Mes specifica chiaramente che in caso di intervento, i titoli di Stato detenuti dai risparmiatori potrebbero subire una riduzione del loro valore. Questo non solo mette a repentaglio i risparmi delle persone, ma minaccia anche la stabilità economica del nostro Paese».
Cosa succederebbe concretamente?
«Se il Mes dovesse diventare operativo, in un contesto di crisi dei mercati, la Bce, Banca centrale europea, cesserebbe di intervenire, lasciando il compito al Mes con tutte le relative conseguenze. Questa situazione potrebbe aggravare ulteriormente le crisi, come abbiamo sperimentato durante la pandemia. Il Mes otterrebbe un potere simile a quello di un’agenzia di rating, avendo il potere di determinare la sostenibilità del nostro debito. Addirittura, potrebbe innescare una crisi finanziaria proclamando arbitrariamente che il nostro debito è insostenibile. Non possiamo permettere che un organismo esterno prenda decisioni così rilevanti per il futuro del nostro Paese».
La riforma non migliora il meccanismo?
«La riforma del Mes peggiora un’istituzione già infame, nata in seguito alle misure di austerità imposte alla Grecia. Il trattato divide i Paesi dell’Unione europea in categorie di "buoni" e "cattivi", con l'Italia che rientra sfortunatamente tra i "cattivi". È inaccettabile accettare una discriminazione che arreca danni alla nostra nazione».
E l’Italia non può farci nulla?
«La soglia dell'80% richiesta per la maggioranza qualificata è calibrata in modo da escludere l'Italia. Mentre Paesi come Germania e Francia godono di quote sufficienti per ottenere il diritto di veto assoluto, l'Italia viene messa in una posizione di svantaggio. Questa disparità è ingiusta e non può essere accettata».
E’ vero che possiamo ratificare la riforma e poi scegliere di non utilizzare il Mes?
«Non è vero! Una volta attivate le modifiche, diventano vincolanti e, nel caso in cui l'Italia perdesse l'accesso ai mercati, non avremmo altra scelta se non quella di fare affidamento sul Mes. Questo ci costringerebbe a sottometterci a uno strumento di dominio che non ci offre alcun vantaggio».
Quindi l’Italia non dovrebbe ratificarlo?
«Il Mes rappresenta uno strumento di sottomissione e condizionamento che non comporta alcun vantaggio per l'Italia. Non dobbiamo ratificarlo in quanto non rappresenta gli interessi del nostro Paese. La ratifica non è affatto un obbligo, ma un passaggio cruciale nell'accettazione di un trattato. Dobbiamo difendere i nostri interessi e preservare la nostra sovranità economica. L'Italia è una nazione forte e indipendente, e non dovremmo sottometterci a decisioni che potrebbero danneggiarci. È fondamentale riflettere su queste ragioni e opporsi alla ratifica della riforma del Mes al fine di tutelare il futuro di tutti noi».