Padel, la nuova moda che scalda il cuore dei valdostani

Padel, la nuova moda che scalda il cuore dei valdostani
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Nel 2019 il padel valdostano contava appena 39 tesserati. Nel 2020, invece, il numero è cresciuto parecchio: l’anno appena concluso ha fatto registrare qualcosa come 136 giocatori. Un incremento del 350 per cento, volendo ancora fare dei numeri. Arrivato, peraltro, in un anno che è stato a dir poco disastroso per lo sport, costretto a più riprese a fermarsi a causa del dilagare della pandemia.

Anche il tennis, che rispetto agli sport di squadra ha avuto più margini di manovra, pare abbia perso qualche unità nel corso dell’ultimo anno. Se la Fit Valle d’Aosta ha tenuto botta è grazie soprattutto al padel, questa moderna versione dello squash di cui ancora si conosce poco o nulla.

Un tennis con le sponde

Piccolo breviario per conoscere il padel: si gioca a coppie su campi delimitati da barriere di materiale trasparente sulle quali la pallina può rimbalzare. Un tennis di sponda, per certi versi, con regole simili a quelle della disciplina più tradizionale: stesso sistema per il punteggio e per andare a punto, diversi invece i materiali di gioco e anche le superfici sulle quali si svolgono le partite.

“Di fatto il padel è una disciplina più immediata e facile da giocare grazie soprattutto alla sua racchetta, molto diversa rispetto a quella del tennis tradizionale. - racconta Erik Montegrandi, istruttore di secondo livello di padel ed ex fiduciario della disciplina della Fit Valle d’Aosta - Lo si nota facilmente con gli adulti e soprattutto con i bambini: con il manico più corto è verosimilmente più semplice colpire la palla, visto che l’appendice che si ha in dotazione è più vicina alla mano”.

E’ anche e soprattutto una questione di attrito: le racchette da padel hanno fori decisamente più piccoli rispetto a quelle da tennis, “E di fatto sembra di colpire la palla con le mani. Per chi non è un purista del tennis è un qualcosa di più immediato e fattibile”, continua Erik Montegrandi, che presta il suo servizio di maestro al BelAir di Gressan. Vicino all’area verde di Les Iles, dall’agosto del 2019, sono disponibili 3 campi di padel a cui si sommano i 2 che l’Arena Sport Aosta ha in gestione vicino allo stadio Puchoz di Aosta. Nel 2021 dovrebbero entrare in funzione - dopo l’omologazione - altri 2 terreni di gioco a Châtillon e pure altri circoli della Valle d’Aosta stanno ipotizzando di convertire i campi di tennis tradizionali. Perché il padel, con la sua giovane storia, non sembra essere solo una moda passeggera.

Campionati e risultati di valore

Anche Sky Sport, in queste festività natalizie, ha trasmesso spesso e volentieri immagini di questa nuova disciplina, nata sulle ceneri dello squash e per certi versi simile pure a quei racchettoni tanto di moda sulle spiagge italiane vent’anni fa. C’è però del metodo, dietro a un’attività dai numeri in forte crescita. Se i tesserati aumentano a dismisura anche il numero dei maestri è crescente: oltre all’istruttore di secondo livello Erik Montegrandi in Valle d’Aosta vi sono 7 tecnici di primi livello (Ludwig Berruquier, Francesca Campigotto, Loris Farinet, Massimo Giovetti, Roberto Massarenti, Elena Mazzoni e Ludovico Riconda) che presto potrebbero diventare 10, visto che Benoit Chabod, Alessandro Finelli e Henry Martinet dovrebbero sostenere a breve l’esame di abilitazione. Sono 2 i giocatori che hanno fatto strada: la Campigotto nel 2019 è stata nell’orbita della nazionale e Davide Zorzi ha giocato nel campionato a squadre di serie B con il Monviso Torino.

Massimo Giovetti, calciatore di ottimo livello, aveva smesso le scarpette chiodate 10 anni fa. Per tenersi in forma ha iniziato a giocare a tennis, poi nel 2015 la folgorazione per il padel. “Questa disciplina ti permette di divertirti di più - commenta Massimo Giovetti - anche perché è più immediato e semplice. Nel tennis ero arrivato a un punto in cui vincevo sempre nelle mia categoria e se fossi passato in quella superiore le avrei prese a ogni incontro. Nel padel, giocando in 4, i valori si livellano di più, si può giocare con gli anziani e con i bambini e divertirsi comunque”. L’aspetto più ludico, in un qualche modo, è stato per certi versi calmierato in questo 2020. “Il terzo tempo, come nel rugby, è una parte fondamentale del padel. E’ un po’ come il calcetto degli albori: si gioca, poi si mangia insieme o si beve una birra. Adesso non è possibile, speriamo che la pandemia regredisca e ci dia la possibilità di ritrovare le belle abitudini di una volta”.

Nel 2019 in Valle d’Aosta sono stati disputati i primi campionati regionali e il torneo Open di Aosta, nel 2020 - nonostante la pandemia - alcune squadre hanno dell’Arena Sport e del BelAir si sono iscritte al torneo di serie D a squadre mentre in estate si sono disputati 2 tornei Tpra che hanno visto al via circa 100 iscritti. A ottobre, poco prima della seconda serrata, i Campionati Valdostani hanno incoronato Filippo e Federico Allegri (doppio maschile), Elena Pivot e Isa Rey (doppio femminile) e Federico Allegri ed Elena Pivot (doppio misto).

“Ho 31 anni, avevo smesso con il tennis a 17 dopo aver affrontato tutta la trafila delle categorie giovanili. - dice Federico Allegri - Un anno e mezzo fa il mio amico Davide Zorzi mi ha fatto conoscere questo mondo. Mi sono subito ambientato, l’ambiente è bello e ci sono meno pressioni. Il tennis, da singolarista, è anche sofferenza, qui invece si è sempre in 2 e ci si diverte sempre”.

La formula di questo tipo di gare agevola non poco i giocatori: tutte le competizioni sono racchiuse in un giorno solo (di solito la domenica), come i tornei amatoriali di calcio e pallavolo. Si respira aria di festa, insomma, anche se tutti i partecipanti sono considerati agonisti: senza l’apposita tessera, infatti, nel 2020 sarebbe stato impossibile fare attività.

Resta da capire se il 2021 sarà l’anno delle conferme, anche e soprattutto in termini numerici. Sabato 23 gennaio al BelAir di Gressan dovrebbe disputarsi il primo torneo della stagione, al quale sono già iscritte 35 coppie. Gli organizzatori, però, sono in attesa del via libera del Coni, che per “vistare” la competizione deve vederne un interesse di tipo nazionale. “Le regole sullo sport cambiano spesso, in questa pandemia. - conclude Erik Montegrandi - Speriamo di avere un po’ più di chiarezza quest’anno, sono convinto che con una normativa certa i numeri del padel aumenteranno ancora”.

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