Osvaldo Bassi, il valdostano che partecipò al Giro d’Italia
Un uomo mite, capace di un sorriso e di una battuta per tutti, che adorava e viveva per la sua famiglia e per il ciclismo. Nella chiesa di Sant’Orso nel pomeriggio di sabato scorso, 11 giugno, gli aostani hanno portato l’ultimo saluto ad Osvaldo Bassi che arrivato in Valle d’Aosta si è distinto in varie attività commerciali con la moglie Fiorenza Bosonin (l’ultima la Pelletteria Caprice in via Porta Praetoria chiuso da pochi mesi) rimanendo l’unico corridore residente nella nostra regione che aveva corso il Giro d’Italia dei professionisti.
Incontrare Osvaldo - scomparso dopo malore nelle prime ore di venerdì 10 a 82 anni - e parlare di ciclismo di ieri e di oggi era sempre un grande piacere per tutti gli appassionati. Lui partecipò al Giro del 1964 vinto dal francese Jacques Anquetil. Era originario di Aulla in Toscana, nel cuore della Lunigiana, il padre faceva i mercati e la famiglia si trasferì nel 1943 a Carema (Dogana) e poi a Donnas dove a 15 anni Osvaldo Bassi ha iniziato a correre in bicicletta da esordiente con la bici dello zio: arrivarono le vittorie da allievo poi da junior e dilettante, prima alla Ucab Biella e poi alla Ceat Torino, quindi venne inserito nella compagnia atleti nell’Esercito durante il servizio militare. Seguirono la Pinerolese, la Settimese Ulla e il professionismo dove Osvaldo Bassi ricordava di “avere toccato il cielo con un dito”.
Al Giro d’Italia del 1964 era compagno di squadra alla Ibac di Nino Defilippis, Angelino Soler, Graziano Battistini, Guido De Rosso, Dino Liviero e vinsero 2 tappe a Lavarone con Soler e a Montepulciano con Defilippis. Con il “cit” Defilippis, Osvaldo Bassi condivideva la camera, dopo essere stati ricevuti dal Papa alla 17esima tappa da Livorno a Santa Margherita Ligure vinta il 3 giugno 1964 da Bruno Mealli in una curva trovò una macchia di petrolio e cadde rovinosamente e il gruppo gli piombò addosso. Il giorno dopo Bassi vedeva girare la testa e Defilippis lo accompagnò in ospedale a Rapallo, venne a trovarlo anche Jacques Anquetil che quel giorno era caduto incoraggiandolo, Per lui però la diagnosi fu un inizio di commozione cerebrale e al centro medico di Torino ipotizzarono un intervento al cranio con il 50 per cento di possibilità di riuscita, tanto da essere costretto a smettere con la bicicletta a malincuore, con il contratto già rinnovato per la stagione successiva.
Osvaldo Bassi ricordava anche quando in una premondiale a Cortona offrì la sua ruota a Defilippis che aveva forato, il “cit” torinese vinse e poi arrivò secondo al Mondiale del 1961 a Berna, mentre Bassi prese una multa di 500 lire per il cambio di ruota che pagò chiaramente Defilippis. Osvaldo sosteneva che “il suo era un ciclismo a pane e acqua” e i suoi idoli erano il lussemburghese Charly Gaul e il francese Raymond Poulidor, 2 combattenti come lui. Ricordava anche un Giro della Valle con un terribile mal di pancia alla seconda tappa a Champoluc dopo il sesto posto a Pont-Saint-Martin con successo di Italo Zilioli.
Osvaldo Bassi giocò anche a calcio all’Ilssa Viola di Pont-Saint-Martin e 2 anni a Quincinetto in Promozione. A livello commerciale gestì una trattoria a Manarola nelle Cinque Terre, poi il ristorante della stazione a Donnas, quindi un periodo da ambulante prima di aprire a Courmayeur e poi ad Aosta nel settore della pelletteria. Osvaldo Bassi lascia un grande vuoto nella famiglia (la moglie Fiorenza e i figli Samantha e Simone) come anche nel commercio e nel ciclismo valdostano.