«Opinabile la decisione di rifare il concorso dell’Office du Tourisme»
In tempo di pandemia tutto cambia e si evolve e così è valso anche per i concorsi pubblici che, grazie alla tecnologia e alla digitalizzazione, sono ripartiti in modalità telematica. Ed è evidente che la gestione non sia facile né per la commissione né per i candidati. Alle prove, già complesse di loro, si aggiungono le difficoltà tecniche, a volte anche molto specifiche, che, nonostante l’aiuto degli addetti messi a disposizione per il funzionamento del sistema, aggiungono ansia e timore nei candidati già sotto pressione per il concorso in sé. Certamente visto il periodo siamo tutti portati ad adattarci e aggiornarci purché il mondo del lavoro riprenda a muoversi e si ritorni alla normalità e così vale anche per i tanto ambiti concorsi, da troppo tempo fermi. Chiaro, palese e forse scontato che nonostante tutto vengano comunque rispettate le leggi che regolino i concorsi, in particolar modo quelli pubblici. O forse no. Relativamente alle prove del bando indetto dall’Office du Tourisme VdA “Concorso, per titoli ed esami, per l’assunzione a tempo indeterminato di 1 collaboratore (cat. C – pos. C.2.1), nel profilo di operatore di servizi turistici e collaboratore alla comunicazione” non è chiaro come venga garantito l’anonimato nelle prove scritte, come richiesto dalla legge. Come pubblicato sul sito, l’esito della prima prova riporta la seguente dicitura: “La seconda parte della prima prova scritta è stata ANNULLATA in quanto la metà dei candidati (10/21), […] ha indicato in calce alle risposte dei quesiti a domanda aperta nome e cognome, proprio o di fantasia, ma in ogni caso potenzialmente identificante l’autore della prova compromettendo così l’anonimato della prova stessa”. Prova quindi che verrà ripetuta da tutti i candidati prima dell’inizio della prova successiva. Quindi si può dedurre che se si sbaglia commettendo un errore palese relativo all’anonimato nei concorsi pubblici non solo il candidato non debba essere escluso dal concorso, ma anzi gli venga data la possibilità di riprovare e fare meglio, obbligando anche i candidati che non avevano commesso un palese errore a essere riesaminati per mantenere l’eguaglianza fra tutti e non fare preferenze. Eh già perché sapere a chi venga data una seconda possibilità non è fare una preferenza, perché se quasi la metà dei candidati hanno commesso un’inesattezza allora questa non è più grave e quindi basta, si straccia tutto e si rifà. Lecito? Forse. Corretto? No. Evitabile? Sì. Conclusione? Si salvi sempre chi può.