Omofobia, l’assessore comunale all’Istruzione Samuele Tedesco rivela in Consiglio comunale: «Da ragazzo ho pensato al suicidio»
«Spesso quando si è piccoli si è soliti dar vita a oggetti inanimati, a pupazzi, a bambole. Io ho iniziato a dar vita a quella cintura nel comodino. La guardavo e pensavo che potesse essere quell'oggetto magico a portarmi in un altro mondo, un mondo non fatto di sofferenza, un mondo dove ho intorno persone che mi amano, dove non sono quella parola con la “f”, ma Samuele e basta».
È la “confessione” dell'assessore alla Cultura del Comune di Aosta Samuele Tedesco, 27enne già presidente dell'Arcigay regionale, durante la discussione in Consiglio comunale di martedì scorso, 25 maggio, di un ordine del giorno a sostegno del disegno di legge Zan contro l'omotransfobia, poi approvato a maggioranza.
«Io stesso ho iniziato a pensare all'età di 13 anni che quello fosse il mio vero nome, che il mio nome non fosse Samuele ma “frocio”», aveva detto l’assessore Samuele Tedesco poco prima, accennando a un parallelismo tra la sua vicenda e quella di Andrea, lo studente quindicenne romano che si era tolto la vita nel 2012 dopo essere stato schernito per la sua presunta omosessualità. «Così come Andrea, tante e tanti della comunità Lgbtq - ha evidenziato l’assessore Samuele Tedesco - hanno pensato al suicidio. Mi ricordo ancora quando andavo a scuola con la nonna con il magone. E' un luogo che ho rifiutato per tanto, troppo tempo. Ricordo i bigliettini, gli insulti, addirittura un coltellino puntato sul fianco quando in aula magna stavamo guardando un film, su Martin Luther King tra l'altro. Il panico prevale in quelle situazioni e credo di non aver ringraziato abbastanza il docente e qualche mio compagno che hanno saputo da subito sostenermi».