Omnia Venenun Sunt

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Sarebbe molto facile partire con il paragone con l’Ilva di Taranto, per denunciare l’inquinamento prodotto dalle industrie che nel tempo hanno operato e operano in Valle d’Aosta. Questa volta si parla di un calo di tensione nel sistema di aspirazione. Gli incidenti possono accadere, ma siamo adeguatamente attenti a ciò che accade nella cosiddetta “normalità”?

In Italia sono 60mila l’anno le morti certificate causate dalle polveri sottili, la punta di un gigantesco iceberg che annuncia come monitorare la qualità dell’aria nella totalità di una città non sia sufficiente. Intanto perché una qualità dell’aria migliore non si traduce automaticamente in un’aria buona.

E poi perché le misurazioni fatte, per altro spesso riportate in un unico dato complessivo per l’intera città, non possono e non devono essere l’unico parametro preso in considerazione.

Proprio l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2021, ha rivisto, riducendoli drasticamente, i valori limite suggeriti per una serie di inquinanti, a partire da PM10, PM 2,5 e benzoapirene. Questo a significare che un solo valore è ancora troppo soggetto alla discriminante dell’esperienza e dello studio scientifico. Sarebbe come smettere di fare le analisi del sangue complete e misurare solo il colesterolo, che per altro anch’esso negli anni ha subito una variazione del parametro medio accettabile, per dire di essere sani.

Ci sono però tanti altri valori che sono predittivi di malattie future e che segnalano un organismo in affanno, così è per l’inquinamento. La storia triste dell’Ilva ha insegnato come gli inquinanti originati dalla produzione industriale rendono più patogene le generiche polveri tarantine (quindi anche quelle derivanti dal traffico e dal riscaldamento). Perciò non è solo di per sè l’inquinamento nell’aria che genera un’industria, da monitorare, ma la sensibilizzazione e la debolezza che esso provoca negli organismi che crescono sotto questa forma inquinante.

Quanti veleni abbiamo respirato in questi decenni? Quanti ne abbiamo assorbiti negli ultimi dieci anni? Quanti saranno, in futuro, i malati e i morti provocati da quei veleni, sapendo che taluni effetti si manifestano anche dopo molto tempo?

Come scriveva Paracelso agli inizi del 1500: “nulla di per sè è veleno, tutto di per sè è veleno, è la dose che fa il veleno”.

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