Oltraggio e minacce, iniziato ad Aosta il processo alla deputata Sara Cunial
È stato rinviato a martedì 5 aprile il processo a carico di Sara Cunial, la deputata del gruppo misto, eletta con il Movimento 5 stelle, accusata di rifiuto a fornire le proprie generalità, oltraggio e minaccia a pubblico ufficiale. L'udienza in cui è stato deciso il rinvio si è svolta la mattina di ieri, venerdì 4 febbraio, al Tribunale di Aosta.
I fatti risalgono al 24 aprile 2021. Sara Cunial si trovava ad Aosta, in piazza Émile Chanoux, per partecipare ad una manifestazione contro la didattica a distanza nelle scuole. La deputata era stata fermata dalla Guardia di Finanza davanti ad una birreria, in via Antonio Gramsci. I finanzieri le avevano chiesto di sciogliere l'assembramento in cui si trovava con altri manifestanti ma si era rifiutata, iniziando a inveire, rivendicando l'immunità parlamentare e, alla richiesta dei documenti, rifiutandosi di fornire le proprie generalità. Durante l'udienza di ieri, il finanziere protagonista dei fatti si è costituito parte civile.
Sara Cunial non era presente in aula e il suo avvocato Eodardo Polacco del Foro di Velletri si è opposto alla presenza dei giornalisti. Il giudice monocratico Marco Tornatore ha invece acconsentito alla presenza dei cronisti, riconoscendo l’interesse pubblico della vicenda. La difesa ha depositato un video, realizzato da un testimone, che secondo il legale dell’imputata dimostrerebbe la sua innocenza.
L'inizio del processo è stato accompagnato da alcuni manifestanti No Green pass, riuniti davanti al Palazzo di giustizia per solidarizzare con la deputata. Come già avvenuto la settimana scorsa, i partecipanti alla protesta hanno depositato in Procura denunce fotocopia contro le istituzioni. Per le precedenti, un'ottantina, il pm di turno ha chiesto l'archiviazione. Il testo della denuncia, lungo diverse pagine, ripercorre i provvedimenti governativi che si sono succeduti dallo scorso aprile alle recenti festività, con particolare riguardo alla previsione dell’obbligo vaccinale per determinate categorie professionali (estese progressivamente) e del Green pass (poi rafforzato) per l’accesso ad una serie di servizi. Secondo la denuncia, attraverso quegli atti, per la prima volta nell’ordinamento italiano è stata introdotta «Non già una normale sanzione ma un vero e proprio ricatto dietro precisa minaccia».