Nuovo centro autonomista, l’Union Valdôtaine rilancia e propone l’alleanza a Stella Alpina e Pour l’Autonomie

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«Se si dovessero verificare delle situazioni di imbarazzo amministrativo per la prosecuzione del programma di governo che abbiamo sottoscritto, allora si faranno ulteriori valutazioni.

Il bilancio sarà un documento che darà il polso della situazione in merito agli intendimenti della maggioranza regionale e l'univocità di direzione che dovrà esserci per portare a termine gli impegni assunti nei confronti della popolazione».

Lo ha detto il presidente della Regione Renzo Testolin rispondendo in Consiglio Valle a due interrogazioni - una della Lega e una di Forza Italia - sulla recente nascita del nuovo centro autonomista. Progetto, quest’ultimo, al quale hanno aderito Stella Alpina e Pour l’Autonomie, che esprimono rispettivamente gli assessori alla Sanità Carlo Marzi e all’Agricoltura Marco Carrel, insieme con Rassemblement Valdôtain che però in Regione è all’opposizione, Renaissance Valdôtaine (all’opposizione in Comune ad Aosta con Giovanni Girardini) e Evolvendo di Bruno Milanesio. Un’alleanza che quindi sta mettendo in imbarazzo la maggioranza in Consiglio Valle.

«Non credo che ci siano grosse verifiche politiche o situazioni da analizzare - ha aggiunto Renzo Testolin - quando una maggioranza trova una convergenza e una comunità d'intenti sul bilancio, che è l'atto politico per eccellenza e che abbiamo depositato in Consiglio.

Per il resto non ho parlato di inopportunità, bensì di un percorso prematuro: i percorsi sono tutti possibili ma sovente le tempistiche di attivazione hanno una importanza capitale. Rimangono comunque dinamiche da analizzare all'interno dei movimenti politici».

«Quindi secondo il Presidente - ha replicato Mauro Baccega di Forza Italia - non ci sono problemi politici e possiamo affrontare il bilancio serenamente? E' un accordo nel quale vediamo un piede in due scarpe: chi è all'opposizione trova spazio nella maggioranza progressista o chi è in maggioranza darà le dimissioni da Assessore? Qui ci sono tutti i presupposti per andare a votare prima della scadenza». Per Erik Lavy (Lega) «questo accordo è una vera e propria mozione di sfiducia nei confronti del presidente Renzo Testolin, forse anche in virtù di alcuni suoi atteggiamenti troppo accentratori e anche arroganti. Ma rimane un dubbio: il Presidente ha veramente ostacolato questa operazione? Infatti, ora avrà un pretesto per andare finalmente ad elezioni anticipate al fine di fare di nuovo il Presidente nella prossima legislatura».

L’Union rilanciaQuel che è certo è che nei giorni scorsi l’Union Valdôtaine ha incontrato proprio le delegazioni politiche di Stella Alpina e Pour l’Autonomie per fare chiarezza sulla situazione. E il Mouvement è andato oltre. Proponendo sia a Stella Alpina che a Pour l’Autonomie di lavorare a un progetto di coalizione per le elezioni regionali e comunali del 2025 (con ogni probabilità si andrà a votare il 28 settembre).

«Abbiamo chiesto chiarezza politica amministrativa - afferma Joël Farcoz presidente dell’Uv - e per ribadire che crediamo alla politica autonomista che ha portato alla réunion, abbiamo proposto a Stella Alpina e a Pour l’Autonomie l’alleanza per presentarci in maniera coesa e unita all’elettorato alle Regionali e alle Comunali del 2025».

Tutto questo non senza far presente, soprattutto a Carlo Marzi, che in Consiglio Valle le iniziative più severe nei confronti del suo Assessorato arrivano proprio da Rassemblement Valdôtain.

La legge elettoraleNaturalmente negli incontri si parla anche della riforma della legge elettorale. E riprende quota la possibilità che si trovi un’intesa almeno sulle 3 preferenze e sulla rappresentanza di genere nella Giunta. Riavvicinamenti che lasciano pensare che a gennaio dell’anno prossimo si potrà arrivare ad un testo da proporre all’aula.

Intanto la coalizione politica Valle d'Aosta Aperta torna a chiedere di introdurre «in vista delle prossime elezioni la doppia preferenza di genere, per la quale non serve alcuna riforma ma un solo e semplice articolo di legge», ha spiegato in una conferenza stampa Daria Pulz (Adu Vda).

Si tratta di «un preciso diritto, un atto dovuto nel rispetto delle normative europee e costituzionali italiane in merito alla democrazia paritaria, per le pari opportunità nella rappresentanza politica tra generi diversi».

«Si continua a parlare di 24 voti, ma se stiamo discutendo della sola modifica dell'articolo sulle preferenze, chi mai chiederà un referendum se tutte le forze politiche dicono che va cambiato?», ha detto la consigliera regionale del gruppo Pcp Erika Guichardaz, esponente di Area democratica.

«Se andiamo a cambiare qualcosa che dicono tutti di voler cambiare, che problema c'è? A meno che non ci siano nemmeno i 19 voti. Anche perché, chi siede oggi in Consiglio, con l'attuale preferenza unica gioca in una posizione di favore già solo per la propria visibilità».

Carola Carpinello (Adu Vda) ha anticipato che «se continueranno a fare niente seguiremo altre strade». In questo senso «abbiamo già sentito dei legali», ha spiegato Daria Pulz.

Incidente in aula«Non ho rivolto nessun epiteto a chi aveva la parola». Diego Lucianaz (ex Lega, oggi nel gruppo Rassemblement Valdôtain) è intervenuto mercoledì 6 novembre su quanto accaduto il giorno prima in Consiglio Valle.

«Quello che lei ha detto qua dentro come fuori fa schifo. Il body shaming è vergognoso». Così il consigliere regionale Andrea Padovani (Federalisti progressisti - Partito democratico) martedì aveva puntato il dito su Diego Lucianaz, accusandolo di aver chiamato «ciccione» a microfono spento un altro consigliere. «A microfono spento - aveva detto in aula Andrea Padovani - per l'ennesima volta dalla minoranza arrivano commenti che nulla c'entrano con la politica e sono offensivi di questa assise. Collega Lucianaz, commentare così una persona fa schifo qua dentro, lei dovrebbe alzarsi e chiedere scusa se ha un po' di dignità».

«Stavo commentando con un collega, ad alta voce, le modalità di concessione della parola. - si è difeso il giorno dopo Diego Lucianaz - Per questo fatto sono stato condannato. Con il collega Paolo Cretier ci siamo chiariti in modo pacifico e ragionevole. Se si è ritenuto offeso gli chiedo scusa, non mi stavo rivolgendo a lui. Ritengo però che chiacchierando con un collega si possa avere il diritto di utilizzare le parole che mi pare, con il collega non c’è nulla e non era rivolto a lui».

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