«Non siamo “ladri di vaccini”, abbiamo ricevuto le dosi senza nessuna corsia preferenziale»

«Non siamo “ladri di vaccini”, abbiamo ricevuto le dosi senza nessuna corsia preferenziale»
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Continua a tenere banco il caso dei consiglieri regionali che hanno effettuato la vaccinazione anti Covid-19. Ad alimentare la polemica è stato il presidente della Commissione antimafia, il senatore Nicola Morra espulso dal Movimento 5 Stelle, che, lo scorso giovedì 8 aprile, sulla base dei dati delle vaccinazioni, aveva denunciato sui social di voler sapere se anche in Valle d'Aosta «È tutto nella norma» oppure «Si sono fatti passare avanti alcuni soggetti, a scapito di chi aveva il diritto di essere vaccinato prima».

L'appello del Presidente della Commissione antimafia ha raccolto l'indignazione e la reazione di 4 ex consiglieri regionali: Stefano Ferrero, nella sua prima battaglia per Fratelli d'Italia a cui ha recentemente aderito, ha chiesto ufficialmente, insieme al coordinatore regionale del partito, Alberto Zucchi, «Ad eventuali politici valdostani e loro familiari under 70 di dichiarare se i loro nominativi siano compresi nell'elenco e, in caso affermativo, motivarne le ragioni».

Daria Pulz, fondatrice di Ambiente Diritti Uguaglianza Valle d’Aosta ricorda che «Da sempre le classi dirigenti, nel momento della massima sofferenza della comunità, hanno pensato a salvare il loro deretano» mentre Manuela Nasso, ex consigliera regionale del Movimento 5 Stelle, sostiene che «La salute è un bene di tutti aldilà del ruolo, un politico non vale di più. Ora vacciniamo un quarantenne in salute in categoria prioritaria solo perché è consigliere?» . Secondo la ex presidente del Consiglio Valle Emily Rini, ora coordinatrice regionale di Forza Italia, «La storia dei vaccini, se confermata, fa semplicemente vomitare! È sconcertante sapere che addirittura dei politici, dei familiari dei politici, giovani senza patologie, abbiano ricevuto la dose vaccinale».

Prima dell'indignazione social dei “trombati” però, era quasi passato sotto traccia il fatto che Christian Ganis, consigliere regionale 47enne della Lega Vallée d'Aoste, aveva già annunciato la sua vaccinazione. Domenica 28 marzo scorso, sul suo profilo Facebook aveva scritto «Come volontario del gruppo Protezione Civile di Verrès, mi sono vaccinato con AstraZeneca. Un piccolo gesto per proteggere il prossimo», postando un "selfie" dopo la vaccinazione ed un dettaglio dell'impegnativa per il richiamo, previsto per domenica 20 giugno. «Sono entrato a far parte del gruppo di Protezione Civile - precisa Christian Ganis - ad inizio pandemia, per poter dare il mio contributo alla comunità svolgendo servizi sul territorio di Verrès ma anche all’Ospedale regionale “Umberto Parini” di Aosta, alla tenda da campo e ultimamente al centro di vaccinazione di Donnas. Ecco perché a gennaio, sono stato chiamato dalla mia associazione e successivamente dall'Usl per fare il vaccino. Ovviamente vista la mia posizione, e soprattutto il fatto che questa possa essere la sola soluzione per uscire da questa situazione pandemica, ho accettato».

Alberto Bertin: «Informazioni coperte dalla riservatezza»

L'Ufficio di Presidenza del Consiglio Valle, nella giornata di mercoledì 15 aprile, ha quindi affrontato la questione facendo sapere che «Le informazioni sui consiglieri sottoposti a vaccinazione non sono in nostro possesso e non sono comunque divulgabili, in quanto dati sensibili e perciò rientranti nella sfera della riservatezza» aggiungendo che la definizione del Piano vaccinale non rientra nelle proprie competenze «Ma è stabilita da altre autorità».

Il presidente del Consiglio Valle Alberto Bertin, 54 anni, ha comunque confermato di essere stato vaccinato contro il Covid-19, così come Luciano Caveri, assessore all’Istruzione, Università, Politiche giovanili, Affari europei e partecipate, che ha spiegato nel dettaglio la questione con un lungo post sul suo blog, pubblicato giovedì 15 aprile. «Sono stato vaccinato per il Covid-19 - dichiara Luciano Caveri - e l'ho detto coram populo pure durante le chiacchiere a margine del Consiglio regionale, senza reticenze quando ebbi la prima dose come piace far notare con valenza negativa ai miei detrattori ogni qualvolta se ne parli, con i miei quasi 63 anni sono il decano del Governo regionale. Vecchio per la politica quando si tratta di millantare l'avanzare del nuovo o la rottamazione, in queste ore pare che io miracolosamente sia diventato “troppo giovane” per essere stato inserito nelle liste di coloro cui è stato somministrato il vaccino con la seconda dose». Luciano Caveri evidenzia che «Non ho alcun problema a dire che espressi sin da subito, mesi fa, ai miei colleghi di Governo la necessità, viste le nostre responsabilità, di provvedere ad una vaccinazione rapida della Giunta. Non ho perorato prerogative di casta e neanche di privilegi. Semplicemente ho esplicitato ciò che qualunque persona di buon senso e senza pregiudizi potrebbe sottoscrivere: chi deve gestire la pandemia, a tutti i livelli, non può farsene travolgere, perché il rischio è la paralisi definitiva di un sistema che fatica già ogni giorno ad andare avanti». Luciano Caveri prosegue: «Com'è noto per altro, 5 membri su 8 della Giunta regionale hanno fatto o stanno facendo il Covid (oltre al presidente della Regione Erik Lavevaz, in quarantena, è attualmente positivo, per la seconda volta, l'assessore regionale alle Finanze Carlo Marzi ed in passato sono stati in isolamento anche gli assessori Jean-Pierre Guichardaz, Roberto Barmasse e Luigi Bertschy, ndr) ne risente il loro lavoro personale. Non tutto si può fare in video o al telefono e questo rende la collegialità del lavoro dell'Esecutivo molto più macchinosa, come avviene per tutto il resto del confronto politico. La Giunta, a seguito delle mie insistenze, si era espressa nella discussione avvenuta fra di noi comprendendo questa richiesta sulla vaccinazione degli ultra-sessantenni fra i propri componenti, parimenti a quanto osservato dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, come mi fu detto e di cui ho traccia nelle informazioni ricevute allora».

L’assessore Luciano Caveri:

«Tutto alla luce del sole»

L’assessore Luciano Caveri peraltro sottolinea che «L'iscrizione alla piattaforma e la chiamata successiva (telefonica e con messaggino con convocazione nel centro vaccinale di Châtillon) non avvennero di nascosto o in modo poco trasparente rispetto alle inoculazioni già avviate dall'anagrafe regionale Infovaccini che aveva come documentato sin nelle settimane precedenti effettuato chiamate per moltissimi ultra-sessantenni, in una logica distributiva conforme al Piano che si occupa dei vaccini». Luciano Caveri parla anche della vaccinazione della moglie, la giornalista Mara Ghidinelli, oggetto delle accuse, mai esplicite però, dei “leoni da tastiera” sui social. «Una dietrologia che è talmente consapevole della sua pochezza da viaggiare solo per sottintesi per evitare denunce. - afferma Lucano Caveri - Mia moglie, 43 anni, ha fatto la prima dose del vaccino Astrazeneca il 14 marzo scorso. Come 1.500 altri valdostani ha risposto alla chiamata che l'Azienda Usl ha fatto per mezzo delle principali testate locali per avere volontari "last minute" che subentrassero all'ultimo minuto alle rinunce al fine di evitare lo spreco delle dosi. È stata chiamata alle 18.30 per una defezione con appuntamento dato, prendere o lasciare, alle 19.30 e si è catapultata al centro vaccinale di Donnas dove, lo stesso giorno, numerosi volontari hanno evitato di buttare dosi di un vaccino vittima di una propaganda diffamatoria che l'Ema ha cercato di placare prendendo le distanze la settimana successiva. Non l'ha nascosto, anzi, attraverso i suoi canali, ha invitato i valdostani a candidarsi alle sostituzioni per non sprecare neanche una dose di vaccino. I miei figli non hanno fatto alcun vaccino e credo che nulla si possa dire sull'inoculazione effettuata a mia mamma, che ha 91 anni».

Il consigliere Mauro Baccega:

«Nessun favoritismo»

Dopo Luciano Caveri è stata la volta di Mauro Baccega, consigliere regionale di Pour l'Autonomie nonché ex assessore regionale alla Sanità. «Ieri si è completato il mio ciclo di vaccinazioni anti Covid-19 - ha scritto su Facebook giovedì 15 aprile - per rispondere alle tante sollecitazioni dico che ho aderito alla piattaforma Infovaccini lo stesso giorno in cui è stata resa operativa ed ho ricevuto una chiamata che credo sia arrivata il 16 marzo senza che da parte mia si sia fatta alcuna azione di sollecitazione o di individuazione di corsie preferenziali per me o per i miei familiari. Il 1° ed il 22 marzo ho avuto 2 interventi chirurgici in ambito ospedaliero, ma non solo, i miei accessi in ospedale sono stati frequenti per ragioni di salute da dicembre ad oggi. Mi chiedo, da consigliere regionale bisogna rendere pubblica la propria tessera sanitaria?». Oltre ad Alberto Bertin, Mauro Baccega, Luciano Caveri e Christian Ganis, ci sarebbero altri 2 consiglieri regionali ultra 60enni che hanno ricevuto il vaccino anti Covid-19, uno di minoranza e l'altro della maggioranza, oltre ad un terzo che, risultato positivo tra l'elezione e l'ingresso in aula, ha scelto di rinviare la vaccinazione.

Jean-Pierre Guichardaz:

«La calunnia corre sul Web»

Jean-Pierre Guichardaz, 54 anni, assessore regionale ai Beni culturali, Turismo, Sport e Commercio tirato dentro la polemica a causa del suo silenzio, giudicato “di facciata”, commenta: «Continuo a leggere post e “articoli” su consiglieri regionali e assessori che si sarebbero fatti fare i vaccini "di straforo": ex consiglieri regionali trombati (capita a tutti!) e personaggi autoproclamatisi “opinion leader” lanciano accuse neanche troppo velate circa percorsi preferenziali o robe del genere da parte degli eletti. Credo che non sia corretto buttar lì il boccone della calunnia nel Web permettendo che l'opinione pubblica si sfoghi su tutta la classe politica (a prescindere) e lasciando al singolo l'onere della discolpa. A parte che se ci sono state irregolarità (sempre che ci siano state...) ci penserà chi di dovere e forse pure l'Antimafia (che poi vorrei capire che c'entra?), ma questa cosa che "i ladri di vaccini" devono essere per forza i politici comincia a rompere».

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