«Non si era stranieri a casa propria, quale fosse la propria cultura, lingua, religione»
«Nessuna sovranità nazionale è capace di affrontare con efficacia i tanti problemi di portata epocale che si pongono davanti all'umanità. Per rendere effettive queste sovranità nazionali occorre investirle insieme», all'interno della «civiltà europea». Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella mette in guardia dall'illusione dei sovranismi, che guardano ad un epoca «che non c'è più», e sprona ad andare avanti nell'integrazione europea, pena la sopravvivenza della stessa Unione. Parole pronunciate sabato scorso, 7 settembre, ad Aosta, dove il Presidente della Repubblica ha partecipato alla cerimonia per l'Ottantesimo anniversario della Resistenza, della Liberazione e dell'Autonomia. Le autorità regionali e i Sindaci nei momenti istituzionali e poi la gente lungo il percorso aostano hanno riservato un’accoglienza speciale al Capo dello Stato. Diritti e Europa si fondono in un ragionamento che il Presidente della Repubblica compie in due momenti ravvicinati ma differenti: durante l'evento sull'autonomia, alla presenza delle autorità locali, e nel corso di una visita alla nuova sede dell’Università, all’ex caserma Testa Fochi.
Nella prima occasione Sergio Mattarella parla della tutela delle minoranze linguistiche ricordando «il principio esplicito che l'Assemblea Costituente affermava: non potevano essere considerate straniere, in Italia, lingue parlate da cittadini italiani radicati nel suo territorio. Non si era - e non si è - stranieri a casa propria, quale fosse - e sia - la propria cultura, lingua, religione». Quindi, un passaggio sull'autonomia, per cui «il contributo valdostano, servì alla definizione dell'articolo 116 della Costituzione» con la previsione di condizioni particolari anche per Sicilia, Sardegna e Trentino-Aldo Adige. «Solidamente Aosta e la sua Valle costituiscono uno dei cardini del sistema delle autonomie della Repubblica. La Repubblica, ce lo ricorda l'articolo 114 della Costituzione, non è solo riassunta nell'ordinamento statale, ma è costituita 'dai Comuni, dalle Province, dalle Regioni e dallo Stato». La tappa all'ateneo è invece tutta dedicata all'Europa e alle sfide epocali che l'aspettano. «Le genti di montagna - esordisce qui Sergio Mattarella - sanno più di chiunque altro che quando ci sono difficoltà emergenziali, come calamità naturali, un edificio incompleto non può reggere. Vi sono rischi di non sopravvivere. Il mondo è pieno di condizioni emergenziali, difficoltà di grande rilievo, globali. L'edificio europeo», dunque, «va completato perché non può restare a lungo incompleto, non reggerebbe all'urto degli eventi della vita internazionale».
Autogoverno da ampliare
«Il percorso intrapreso» con l'autonomia differenziata «dovrebbe dunque aprire ulteriori prospettive per le Autonomie speciali, per beneficiare dei più ampi margini di autonomia assegnati alle Regioni dalla riforma costituzionale del Titolo V». Lo ha detto il presidente della Regione Renzo Testolin intervenendo alla cerimonia ufficiale per celebrare l'Ottantesimo anniversario della Resistenza, della Liberazione e dell'Autonomia. «Crediamo - ha aggiunto Renzo Testolin dal palco del Teatro Splendor di Aosta - che la lungimiranza di chi ha approvato il nostro Statuto speciale sia stata ripagata nel tempo da una corretta assunzione di responsabilità e da un autogoverno che meritano oggi di essere consolidati e, laddove possibile, ampliati e rilanciati». «L'obiettivo - ha sottolineato il Presidente - è di valorizzare ancora di più la specificità del nostro territorio in chiave moderna, ma nel rispetto di quella visione costituzionale che 80 anni fa, a valle di momenti tragici combattuti dalla Resistenza e superati anche grazie alla tenacia e ai sacrifici di una comunità che ha saputo reagire all'omologazione e ai soprusi, oggi possa ancora contare sul sostegno, l'attenzione e la sensibilità di un sistema repubblicano attento alle differenze che Lei tanto bene rappresenta, signor presidente».
UniVdA, inaugurazione il 26 Il campus dell'Università della Valle d'Aosta sarà inaugurato ufficialmente giovedì 26 settembre con un simbolico taglio del nastro, in vista dell'anno accademico 2024/2025. La nuova sede, nell'area dell'ex caserma Testa Fochi, ha ospitato sabato scorso la seconda parte della visita ad Aosta del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Immaginare di istituire - ha detto la rettrice Manuela Ceretta - un'Università pubblica e regionale ad Aosta, significò, un quarto di secolo fa, concepire qualcosa che non esisteva e non aveva eguali o precedenti in Italia. È grazie a quell'esercizio di immaginazione creativa della buona politica, seguito da sforzi concreti e investimenti tangibili, se oggi siamo qui ad ascoltare la lectio magistralis del professor Carpano, alla presenza del presidente della Repubblica italiana, in una sede dalle linee architettoniche inconfondibili, dentro la quale molti di noi entrano oggi per la prima volta, dopo tanta curiosità. Una sede che, finalmente, riunirà tutta la comunità studentesca in un solo luogo». «L'Università della Valle d'Aosta - ha aggiunto - si è inserita per la prima volta in questo anno accademico nell'Alta formazione, aderendo a due dottorati di interesse nazionale: uno in “Teaching & learning sciences” e l'altro in Studi europei, grazie alle borse Pnrr, e si è associata alla Rete delle università italiane per la pace-Runipace».Pranzo al NazionaleDopo la cerimonia all’Università, il corteo presidenziale si è diretto al Caffè Nazionale, dove lo chef Paolo Griffa ha preparato un pranzo ristretto per il presidente Sergio Mattarella, il presidente della Regione Renzo Testolin nella sua veste di prefetto, l’assessore Luciano Caveri invitato personale, e lo staff del Quirinale: 8 persone in tutto.
Lo chef ha proposto alcuni dei piatti che prepara abitualmente. I vini: aperitivo con Nevecrino, lo spumante metodo classico Chemin des Vignobles affinato in un barmé di Villeneuve sotto uno strato di neve, quindi durante il pasto Ferox, il sauvignon di Henri Anselmet e della sua cantina La Plantze, e un torrette del Feudo di San Maurizio.